Takamitsu Azuma è stato uno dei protagonisti dell’architettura del secondo dopoguerra in Giappone, mentre le città diventavano metropoli, estendendosi e trasformandosi a vista d’occhio. Azuma cercò di adattare l’architettura al nuovo stile di vita delle grandi città, affermandosi come fonte di ispirazione per architetti del calibro di Tadao Ando.

Soluzioni originali per abitare le metropoli

Takamitsu Azuma, cresciuto durante la guerra, comprese ben presto le potenzialità dell’architettura in un Giappone completamente da ricostruire. Si laureò all’Università di Osaka, lavorando per diversi anni nello studio dell’architetto Junzo Sakakura, allievo e collaboratore di Le Corbusier. Un’esperienza essenziale nella definizione di uno stile architettonico personale, cui seguì un nuovo capitolo con l’apertura del proprio studio di architettura. A partire dagli anni Sessanta, Azuma si dedicò alla realizzazione di abitazioni urbane, fornendo soluzioni uniche ed originali alla questione del vivere la città. Accanto alle case, l’architetto curò i progetti di diverse scuole dell’infanzia, come la Satsuki Nursery School, e partecipò alla ristrutturazione della Stazione di Osaka. Nel 1995, Takamitsu Azuma ottenne un prestigioso riconoscimento conferitogli dall’Istituto di Architettura del Giappone.

Lo stile di Takamitsu Azuma

Nel 1970 Takamitsu Azuma prese parte all’Expo di Osaka, evento storico di estrema rilevanza per l’architettura giapponese, progettando il padiglione del Mitsui Group. Mentre grazie all’Expo del 1970 iniziarono a diffondersi le idee avanguardiste del metabolismo, Takamitsu Azuma sviluppò, così come altri architetti, una visione dissonante. Insieme ad Aida Takefumi, Miyawaki Mayumi, Suzuki Makoto e Takeyama Minoru fondò il gruppo ARCHITEXT, contrario alle idee del metabolismo. Gli architetti si fecero, infatti, portavoce di una concezione dell’architettura individualistica, aperta all’unicità e alle contraddizioni. Takamitsu Azuma, similmente, non abbracciò mai un solo stile e, seppur influenzato dall’architettura di Le Corbusier, mescolò elementi del modernismo con l’architettura tradizionale giapponese.

Tower House: la torre in miniatura a Tokyo

Takamitsu Azuma
Tower House, la casa di Takamitsu Azuma a Tokyo © Yuya Tamai (CC BY 2.0), via Flickr

Negli anni Sessanta, l’architetto decise di spostarsi a Tokyo, dove realizzò la casa di famiglia conosciuta come Tower House, la sua opera più celebre. Una torre inedita, che suscitò interesse per le dimensioni fuori dal comune che la resero unica in una città di grattacieli. La residenza, infatti, fu costruita su un’area di soli 20 metri quadrati, nelle vicinanze dell’attuale Watari Museum of Contemporary Art di Mario Botta. Nell’interessante unione tra modernismo e architettura tradizionale giapponese, l’edifico si presentò come una torre in miniatura di cemento armato. Un ambiente minimal e funzionale, studiato per sfruttare al massimo il piccolo spazio a disposizione. A tal fine, l’architetto predispose una scala in cemento armato estesa lungo i sei piani della torre, creando uno spazio unico sviluppato in verticale.

Il progetto di Akatsuka House

Pochi anni dopo la costruzione della sua casa a Tokyo, Takamitsu Azuma progettò una residenza dagli elementi similari per un committente privato. La Akatsuka House presentava, infatti, una struttura simile alla residenza di Tokyo, con una torre centrale caratterizzata, questa volta, da volumi a sbalzo. L’edificio in cemento grezzo era, poi, contraddistinto da un tetto spiovente che contribuiva alla forma unica della casa. Pur non essendo inserita in un contesto urbano, Akatsuka House fu realizzata in uno spazio limitato, senza una precisa separazione tra le diverse stanze.

L’eredità di Takamitsu Azuma

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Azuma House di Tadao Ando, opera d’esordio dell’architetto, ispirata alla Tower House di Tokyo © Oiuysdfg, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Le opere realizzate da Takamitsu Azuma diventarono punto di riferimento e fonte di ispirazione per le successive generazioni di architetti. Tadao Ando, architetto giapponese di fama internazionale, si ispirò proprio alla Tower House di Tokyo per il progetto di Azuma House, opera degli esordi. Una struttura in cemento armato, totalmente chiusa all’esterno che si apre, invece, all’interno grazie ad un cortile da cui penetra la luce. Negli ultimi anni di carriera Takamitsu Azuma lavorò insieme alla figlia Rie Azuma, tutt’ora a capo dello studio Azuma Architect & Associates.

Maria Teresa Morano

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