A Milano, nel febbraio 1952, i due giovani Sergio Dangelo (neanche ventenne ) ed Enrico Baj (appena laureato in giurisprudenza) sottoscrissero in francese “Manifeste de la Peinture Nucleaire”, il manifesto dell’arte nucleare. In realtà Dangelo raccontò essere stata una specie di “stupidaggine” fatta al momento da due ragazzini che volevano farsi sentire. Ma da quella che poteva essere una piccolezza, ne scaturì qualcosa di importante: il Movimento Nucleare.

Esposizione a Bruxelles, dal 4 al 17 marzo 1952.
Manifeste de la Peinture Nucleaire, febbraio 1952, firmato Enrico Baj e Sergio Dangelo.

Le caratteristiche del Movimento Nucleare

Già nel 1951 esposero alcune creazioni alla galleria del Centro Culturale San Fedele di Milano, ma il Movimento Nucleare nacque ufficialmente con la denominazione di “Art Nuclear” con il manifesto, con il quale si presentarono qualche mese più tardi a una mostra a Bruxelles.

Dopo i drammi della Seconda guerra mondiale, in Europa e in Italia si sentiva il bisogno di ripartire e di aprirsi a un orizzonte internazionale. Questo desiderio di rinascita caratterizzò inevitabilmente anche la produzione dell’arte italiana nel corso degli anni ’50, i cui centri focali furono Milano e Napoli.

Il manifesto della Pittura Nucleare svelava le volontà dei pittori che ne aderirono:

  • abbattere tutti gli -ismi di una pittura che cade inevitabilmente nell’accademismo (qualsiasi sia la sua genesi);
  • reinventare la pittura ripartendo da zero.

Il movimento nucleare prendeva spunto dalla pittura informale nell’ idea di superamento della forma attraverso l’automatismo, che porta in primo piano l’istintività nell’azione e considera l’impulso proveniente dalle idee del surrealismo.

I riferimenti all’atomo e all’ energia nucleare si spiegano anche tenendo in considerazione il clima del tempo che spingeva verso questa visione: le bombe nucleari sganciate su Hiroshima e Nagasaki inaugurarono la funesta dell’Era Nucleare. Gli anni ’50 si contraddistisero per le nuove scoperte in campo della fisica e per la corsa allo spazio e alla conquista della Luna.

La prima sperimentazione di pittura “automatica” nell’ambiente artistico italiano si ebbe con Gianni Dova e Gianni Bertini, che anticiparono i tratti della pittura nucleare. Circa due mesi prima della mostra di Baj e Dangelo, Dova e Bertini erano già in sintonia con le ricerche di puttura automatica.

Gianni Dova (1925 – 1991)

Dopo essersi unito nel 1947 al Movimento Spazialista con Fontana, Crippa, Kaisserlian, Joppolo, Milani, Tullier, Dangelo, Cardazzo, Peverelli e Carozzi, firmando diversi manifesti, aderì anche al Movimento Nucleare con Enrico Baj e Sergio Dangelo.

Nel 1952 egli vinse il premio dedicato all’arte nell’ara atomica. Era un po’ nel linguaggio del momento riferirsi ai paesaggi atomici per effetto dell’era nucleare.

Gianni Bertini (1922 – 2010)

Nell’ottobre 1951 il pittore Gianni Bertini pubblicò un manifesto a Firenze nel quale espose le sue idee. Sebbene non ci sia una spiegazione scientifica nucleare legata alle sue Esplosioni, ottenute con un colore a olio e un colore a smalto, esse generano questa specie di strana e ambigua diffusione della forma lasciata ad uno stadio primitivo. Con Bertini non si parla di una vera e propria pittura astratta perché emergono dei tratti di embrione figurativo, che nasce quasi automaticamente dal modo di agire.

Il Movimento Nucleare nello studio di via Teulié

A Milano, nello studio di via Teulié, Sergio Dangelo (1932-2022) ed Enrico Baj (1924-2003) sperimentavano forme che nascevano casualmente, giocando con le macchie e con il colore.

Movimento Nucleare
Enrico Baj fa pittura sul pavimento nello studio di via Teulié. Milano.
Movimento Nucleare
Enrico Baj e Sergio Dangelo nello studio di via Teulié, Milano.

Il Movimento Nucleare, dunque, propone una pittura dove le nuove forme dell’uomo si disintegrano, andando a coincidere con quelle dell’universo atomico, e le forze sono cariche elettriche. La bellezza ideale non appartiene più a una casta di eroi né a robot, ma coincide con la rappresentazione dell’uomo nucleare e del suo spazio.

La filosofia portata avanti da questi artisti considera le nostre coscienze carcate di esplosivi imprevisti che preludono a un fatto: il nucleare vive in questa situazione che solo gli uomini dagli occhi spenti non riescono a raccogliere. La pittura nucleare ricerca la verità che è nell’atomo.

L’idea da cui si sviluppa il Movimento Nucleare è agire non con la mediazione della ragione, ma per istintività e impulsività propri dell’automatismo.

L’impulsività inizia ad essere praticata attraverso delle tecniche pittoriche un po’ particolari. Essi utilizzano materiali nuovi, quali smalto, carta da parati, tessuti, tecnica del frottage, flatting, emulsione.

La tecnica dell’emulsione

La tecnica pittorica dell’emulsione consiste nell’appoggiare il colore sulla tela per poi tamponarlo o farlo scivolare in modo da ottenere paesaggi fantastici. Questo processo di emulsione veniva utilizzato dai nucleari per dipingere prodotti con caratteristiche diverse, per esempio per miscelando i colori ad acqua (tempere, acquerelli) e colori ad olio.

Lo smalto nella pittura

Il materiale smalto era utilizzato molto da Gianni Dova, tra i primi in italia a realizzare pitture di macchia: soffiando su un cucchiaio, dove metteva lo smalto molto diluito, lo buttava sulla tela. In questo modo otteneva macchie casuali, che poi magari stendeva, oppure creava trasparenza di superficie, dato che lo smalto per la sua composizione chimica non si mescola. Inizialmente lo smalto era stato pensato per dipingere porte, suppellettili, finestre, e quindi come una vernice che ha una solidità differente dalla pittura ad olio.

In “Ritmi della città” di Sergio Dangelo la pittura prende la parvenza di un qualcosa che si osserva al microscopio. Sembra essere uno stravagante fiore. È chiaramente un’immagine astratta, ma è come se sporgesse spontaneamente dall’uso stesso della pittura. Per alcuni tratti richiama il quadro “La città” di Wols.

Movimento Nucleare
Ritmi della città, Sergio Dangelo, 1951 (smalto su tela, 70x50cm).
Il flatting

Il flatting è una vernice lucida e trasparente impermeabilizzante. Generalmente è composta da un solvente e viene usata per proteggere dalle intemperie i mobili da esterno.

Mentre Dangelo dipingeva prevalentemente paesaggi e composizioni nucleari simulando un “casino controllato”; Enrico Baj andava verso la figura umana, rappresentata come figura che nasce dal caso e diventa una specie di mostro umanoide.

Movimento Nucleare
Lo scoppio viene da destra, Enrico Baj, 1952 (olio su tela, 120x200cm).

Queste caratteristiche ricomparsero nei graffiti degli anni ’80, nello street art e nei fumetti. Negli anni successivi Baj procedette con altre soluzioni, come collage realizzati con la carta da parati o tessuti di tappezzeria.

Movimento Nucleare
Canneto, Sergio Dangelo, 1951 (olio su tela, 30x60cm).

In CANNETO di Sergio Dangelo la ripetizione di segni di colore (bianco, nero e altre striature) diventa come una specie di paesaggio naturalistico. Dangelo inserì dei cerchi e delle lune, come se fossero degli astri. Per via di queste composizione a segnetti, Dangelo creò le sue nature cosmologiche vicine a quelle di Max Ernst.

Sergio Dangelo si esprimeva con collage attraverso qualsiasi oggetto o cosa che poteva diventare parte di una composizione più o meno surreale. Egli aveva un carattere più europeo e surrealisteggiante. Riconosceva, infatti, le parentele con quegli artisti della generazione a lui precedente, come Breton e Duchamp, poeti e pittori del Movimento Surrealista degli anni ‘40-‘50.

Il Movimento Nucleare nel design:
Joe Colombo, il jazz e il Manifesto BUM

A Dangelo e Baj si unì, poi, il pittore e designer di rilievo Joe Colombo, che applicò i principi di pitturale casuale automatica e autonoma rispetto a quelli che divennero i suoi successivi oggetti di desing negli anni ’60-’70.

Poltrona Elda, Joe Colombo (1963).

Insieme furono tra i primi a portare il jazz a Milano, decorando la caverna di un locale in via Santa Tecla. La musica jazz ha delle corrispondenze con il modo di operare di questi artisti. Gli anni Cinquanta sono stati anche gli anni del Bebop, ossia quel tipo di frantumazione che è nella struttura armonica della musica jazz.

Dunque, più che di sostanza, il riferimento nucleare fu di clima, un modo poetico di riferirsi a quel contesto. Se la nascita della prospettiva segnò l’inizio del rapporto tra arte e scienza, in questi anni gli incontri con scienziati appassionati al mondo dell’arte rafforzarono il rapporto tra creatività e programmazione.

Movimento Nucleare
Colombo, Dangelo e Baj nello studio di via Teulié, Milano.

Ispirandosi ai “cadaveri squisiti” dei surrealisti, Dangelo, Baj e Colombo realizzarono a più mani nel 1952 “Manifesto Bum”. Partendo da una macchia, la forma centrale divenne come la testa di una figura umana. Il pensiero corrispondeva alla forma e tutto diveniva carica elettrica.

Manifesto BUM, Dangelo, Baj e Colombo, 1952 (remake 1997).

Artisti nucleari e il gruppo CO.BR.A

Questi artisti crearono un rapporto internazionale con il gruppo CO.BR.A, che riuniva artisti di Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam secondo il principio dell’arte bruta. Nel 1954 Baj e Dangelo invitarono ad Albisola Asger Jorn. Quell’estate realizzarono tutta una serie di oggetti in ceramica sulla base di una creatività antifunzionale e antindustriale, e li esposero alla triennale di Milano. Tra gli altri, partecipano Lucio Fontana, Emilio Scanavino, Karel Appel, Sebastian Matta, Theodor Koenig.

Nicoletta Totaro

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