Saya Parkentrare in un’opera d’arte che permette di sentire il tempo, lo spazio, la luce, l’ombra e dove ognuno può cercare il proprio infinito personale.

A Changpyeong-Ri, nella provincia di Gyeongsang, in Corea del Sud, in cima a una delle colline più alte della zona, Álvaro Siza e Carlos Castanheira hanno progettato tre edifici grezzi e scultorei immersi nei boschi del Saya Park: un Padiglione dell’Arte, una cappella e una torre panoramica.

Il Padiglione del Saya Park ha una forma lineare e biforcuta, leggermente sinuosa, con una parte interrata, un sentiero nascosto che, lungo la collina, conduce all’ingresso. Al suo interno si trova un mondo di pieni e vuoti, un uso ponderato delle aperture che creano giochi di luce, uno stile austero nel materiale ma elegante nella forma, che a tratti diventa sinuosa.

La cappella del Saya Park – un regalo per la moglie del committente – si inserisce nel fianco della collina, aprendosi a est e lasciando entrare la luce del nuovo giorno. Entrando, si è immersi nella luce che penetra dall’alto che attraverso una piccola apertura. Il suo effetto è sorprendente. Uno spazio di bellezza interna, separato dalla bellezza del paesaggio all’esterno. La sua geometria è pura”, dice Castanheira, “perché anche la sua funzione è pura”.

La torre di osservazione del Saya Park è un’impalcatura per ammirare la valle e la vastità delle montagne. Per salire alla terrazza panoramica si passa davanti a  finestre che lasciano intravvedere l’orizzonte. Nonostante la sua semplicità, l’essenza della torre è complessa.

Il cemento è stato considerato il materiale migliore, dialoga con la luce e gli scorci panoramici del Saya Park e il paesaggio circostante, che nel tempo si adatterà al suo colore. La finitura quasi grezza del cemento a vista contrasta con la purezza della forma. Gli edifici del Saya Park sono un capolavoro di architettura brutalista.

Elisabetta Pozzetti

©Villegiardini. Riproduzione riservata

Potrebbero interessare anche: