Per Jacob Bakema l’architettura non doveva essere separata dalla riflessione sulla società, un approccio idealista che legava indissolubilmente il design con l’ambiente su cui agisce. L’architetto olandese, voce autorevole delle avanguardie del XX secolo, mirava a realizzare, attraverso i suoi progetti, una nuova società aperta.

Al centro del dibattito architettonico

L’architetto Jacob Bakema fu al centro del dibattito architettonico del secondo dopoguerra, cui contribuì con opere di rilievo e con un’intensa attività divulgativa e teorica. Bakema studiò prima ingegneria idraulica al MTS di Groningen, per poi frequentare l’Accademia di Architettura di Amsterdam. Allievo di Mart Stam, lavorò per diversi anni ad Amsterdam insieme all’architetto Cornelis van Eesteren, uno degli esponenti del movimento De Stijl. Oltre all’attività progettuale, Bakema si mostrò attivo in diversi contesti, diventando una figura centrale anche nei congressi CIAM, di cui fu segretario nel 1955. Parallelamente, Jacob Bakema fu docente all’Università di Delft e partecipò alla direzione editoriale della rivista olandese Forum, insieme ad Aldo van Eyck and Herman Hertzberger.

Lo studio Van den Broek en Bakema

Jacob Bakema
Il Municipio di Terneuzen, edificio in cemento armato dalle linee scultoree © Fabio Bruna (CC BY-SA 2.0) via Flickr

Determinante nel percorso professionale di Bakema il sodalizio con Jo van den Broek, con il quale fondò il celebre studio Van den Broek en Bakema. I due architetti svolsero un ruolo di rilievo nell’ambito della ricostruzione di Rotterdam nel dopoguerra, contribuendo alla risoluzione del deficit abitativo. Lo studio si distinse per la proposta di estensione urbana di Amsterdam, attraverso la costruzione di un gruppo allungato di isole, conosciuta come Plan Pampus. Tra i progetti che suscitarono interesse anche quello del Lijnbaan Shopping Centre a Rotterdam, ideato come un complesso dedicato esclusivamente allo shopping. Rilevante anche il progetto del Municipio di Terneuzen, un edificio in cemento armato dalle linee scultoree, ideato come punto di incontro con l’ambiente circostante. A questi si aggiunsero anche opere realizzate all’estero, come la torre Hansaviertel a Berlino, del 1957, progetto simbolo di una nuova società democratica.

Le idee avanguardiste del Team 10

Jacob Bakema
Un incontro del Team 10, il gruppo di architetti di cui fece parte Jacob Bakema © Netherlands Architecture Institute (NAI), CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

Jacob Bakema ricoprì un ruolo centrale come membro del Team 10, un gruppo di architetti nato nel 1953 in concomitanza con il nono Congresso CIAM. Anche se aperto ad altri partecipanti, il gruppo era formato da un nucleo fisso di dieci membri, tra cui Alison e Peter Smithson, Aldo van Eyck e Giancarlo De Carlo. Uniti, inizialmente, dalla disapprovazione delle idee del CIAM sul ruolo dell’urbanistica, gli architetti trovarono nel sostegno reciproco una spinta fondamentale per i lavori individuali. Il gruppo, di cui Bakema fu una delle figure più attive, ebbe notevole influenza sul dibattito architettonico del tempo, in Europa e negli Stati Uniti. Un centro di scambio e sviluppo di idee, vicine all’architettura brutalista e allo strutturalismo.

Il ruolo dell’architettura nella società

Una chiave di lettura importante dell’architettura di Bakema è il concetto di società aperta che l’architetto presentò negli anni Sessanta in uno show televisivo olandese. Il concetto, riassunto nello slogan Building for an Open Society (Costruire per una società aperta), esprime il ruolo dell’architettura nel dare forma ad una nuova società. Secondo l’architetto, infatti, l’architettura poteva assecondare le istanze di cambiamento e autorealizzazione del singolo, contribuendo ad una società più democratica, giusta ed inclusiva. Seppur inserite nella complessa situazione geo-politica della Guerra Fredda, è probabile che le idee di Bakema avessero una radice più filosofica che strettamente politica. Un fondo di idealismo che l’architetto ebbe modo di approfondire in occasione dell’Expo 1970 di Osaka, con il progetto del padiglione olandese. Una struttura in cui rielaborò il design della torre Euromast, mai realizzata, proponendo l’edificio come una macchina di comunicazione tra l’uomo e l’ambiente circostante.

Costruire una società aperta

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L’auditorium della Delft University di Rotterdam, opera dello studio Van den Broek en Bakema Menno Emmink (CC BY-NC-ND 2.0) via Flickr

Lo slogan Building for an Open Society fu utilizzato, inoltre, come titolo di un’ampia esposizione dedicata ai lavori dello studio Van den Broek en Bakema. Svoltasi al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam nel 1962, la mostra celebrava i traguardi raggiunti dai due architetti e il contributo apportato all’architettura contemporanea. Attraverso i numerosi progetti realizzati, infatti, lo studio sviluppò un nuovo linguaggio, avvicinando la costruzione architettonica al singolo e alla società nel suo complesso.  Con i progetti dello studio si concretizzava, almeno in parte, il sogno dell’architetto olandese, desideroso di costruire una società aperta.

Maria Teresa Morano

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