Napoli ha un nuovo protagonista: è Bruno Munari

Il Novembre napoletano si illumina d’immenso grazie alla mostra Bruno Munari. I colori della luce, organizzata dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in collaborazione con la Fondazione Plart.

Ospitata presso il Museo Plart, la mostra curata da Miroslava Hajek e Marcello Francolini sarà visitabile fino al 20 Marzo 2019 e si inserisce nel più ampio disegno del Progetto XXI. Si tratta della piattaforma nata nel 2012 attraverso cui viene esplorata la produzione artistica emergente alla luce dell’eredità raccolta dalle pratiche artistiche più importanti degli ultimi decenni. Questa ricerca portata avanti dalla Fondazione Donnaregina ha sposato la causa di Fondazione Plart, esplorando l’intersezione vivida di arte, design e architettura.

Ne è, naturalmente, esempio illustre l’attività dell’eclettico Bruno Munari, maestro dell’arte programmatica, sempre alla ricerca di una nuova estetica dell’interdisciplinarietà.

Corpo a corpo con la luce

Nella mostra del Plart trova un ruolo centrale uno specifico corpo di lavori di Munari: si tratta delle Proiezioni a luce fissa e delle Proiezioni a luce polarizzata, con cui viene portata a compimento la ricerca di una nuova spazialità oltre la natura bidimensionale dell’opera. Così, le cosiddette Proiezioni Dirette – composte con materiali pellicole trasparenti, fili di cotone fermati fra due vetrini e retini – veniva proiettate sulle facciate di edifici, per conquistare una spazialità finalmente tridimensionale.

Da questa pittura proiettata scaturisce una nuova consapevolezza da parte dell’artista: la possibilità di scomporre lo spettro di luce attraverso una lente Polaroid. Attraverso un filtro polarizzato movibile applicato a un proiettore per diapositive, Munari elabora le Proiezioni Polarizzate: è l’apoteosi futurista della pittura dinamica.

Le due proiezioni – quelle dirette e quelle polarizzate – furono presentate nel 1953 a Milano nello studio di architettura B24, e poi nel 1955 al MoMA di New York, con il titolo di Munari’s Slides. Arrivano ora per la prima volta a Napoli grazie al lavoro certosino della Fondazione Plart, che si è occupata della digitalizzazione dei vetrini proiettati nel percorso espositivo. È l’occasione perfetta per conoscere uno degli aspetti meno noti della ricerca di Munari, e che pure influenzò l’Arte cinetica in Francia e l’Arte programmata in Italia, oltre a tutta la pletora di video-installazioni multimediali degli anni successivi.

Le opere in mostra

Tra le opere presenti c’è Punto di luce (1942), un dipinto olio su masonite che anticipa chiaramente le ricerche formali a cui Munari arriverà con le proiezioni, fondendo magistralmente materia e luce.

Il messaggio sotteso oltrepassa la fisicità dell’opera anche in opere come Flexy (1960), multipli realizzati in plastica, e Fossile del 2000 (1959), che mette insieme componenti elettroniche e materiali metallici.

L’arte moderna? È stata influenzata senz’altro dalla comunicazione visiva di Bruno Munari: Napoli è pronta a svelarne tutto il suo fascino.