Antonio Sant’Elia (30 aprile 1888 – 10 ottobre 1916) è stato un architetto italiano, figura tra le più influenti del Movimento Futurista in architettura. Di lui si conservano i numerosi disegni e schizzi. Le famose tavole della Città Nuova, nelle quali viene presentata anche la Centrale Elettrica del 1913, mostrano una sorprendente rappresentazione di grandi spazi urbani della metropoli, edifici imponenti raffigurati dal basso, in una prospettiva che ne esalta le forme cubiche e geometriche, minimali e essenziali. 

“Combatto e disprezzo tutta l’architettura classica, solenne, ieratica, scenografica, decorativa, monumentale, leggiadra, piacevole e proclamo che l’architettura futurista è l’architettura del calcolo, dell’audacia temeraria e della semplicità: l’architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati al legno alla pietra al mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza.”

Antonio Sant’Elia, studio per la Città Nuova e la Centrale Elettrica

Lo Studio per la Città Nuova è una corposa raccolta di schizzi di edifici monumentali iniziata da Antonio Sant’Elia nel 1909 e ampliatasi negli anni 1913-14 di numerosissimi disegni. Vi sono raffigurate ville, officine, stazioni, torri,  fari, ponti, che materializzano l’ideale concezione della città secondo Sant’Elia e che gli valsero il titolo di esponente dell’architettura futurista. Antonio Sant’Elia fa un utilizzo abbondante di contrafforti, scalinate ad andamento piramidale e enormi cupole di chiara influenza wagneriana. È la rappresentazione di una metropoli dove l’ aspetto verticale e la grandiosità delle forme degli edifici convive in armonia con l’orizzontalità delle strade e delle ferrovie. L’architettura, insomma, è messa a servizio di una vita veloce, sempre in movimento. La sua è un’immaginazione della città caotica, dinamica, in continua trasformazione, un agglomerato sperimentale di materiali nuovi e innovativi: cemento armato, ferro, vetro, che anticipa strepitosamente i tempi; è una veduta così ampia da stupirci per la sua contemporaneità. Non essendo mai stato legato a una committenza definita, Sant’Elia fu totalmente libero di sperimentare con le forme geometriche e astratte, con cubi, sfere, cilindri, coni.

Antonio Sant’Elia la centrale elettrica

Ne è un esempio il disegno sulla Centrale Elettrica: la prospettiva dal basso amplia l’imponenza dell’edificio, il taglio obliquo ne accentua la verticalità sostenuta. I volumi architettonici sono sottolineati dalle superfici inclinate, dai corpi cilindrici che s’innalzano leggeri. Un insieme, questo complesso, di figure geometriche scomposte e riassemblate.

antonio sant'elia centrale elettrica
Antonio Sant’Elia, Centrale elettrica, 1914 – ©Sailko (via Wikimedia Commons CC BY 3.0) Collezione privata

Le centrali elettriche, di cui questo studio è uno dei pochi del 1913, sono fondamentali per capire fino in fondo la visione urbanistica santeliana. Le sue centrali, sebbene approssimative nella raffigurazione degli impianti e nella loro mescolanza di elementi tecnici, restituiscono graficamente la loro funzione nativa e, anzi, ne accentuano l’espressività.

Le tavole dello Studio per la Città Nuova furono esposte per la prima volta nel marzo del 1914, presso Palazzo della Permanente a Milano, in occasione della Mostra dell’Associazione degli Architetti Lombardi; in seguito, sempre a Milano, nel maggio-giugno 1914 presso la Sede della Famiglia Artistica Milanese, nella Prima esposizione d’Arte del Gruppo Nuove Tendenze.

Antonio Sant’Elia morì il 10 ottobre 1916 durante l’ottava delle undici battaglie dell’Isonzo, colpito in fronte da una pallottola di mitragliatrice. Aveva ventisette anni.

Il Manifesto Architettura Futurista

Le parole scritte da Antonio Sant’Elia nel decimo punto del Manifesto Architettura Futurista pubblicato nel 1914, sorprendono per la contemporaneità, le vedute progressiste, la veemenza con la quale non nasconde l’insofferenza verso i modelli ancora imperanti ma anacronistici dell’architettura classica.  Il tono provocatorio e distruttivo dell’incipit, sembra sottolineare un’urgenza al cambiamento, al progresso, un necessario rinnovamento spaziale e figurativo.

Antonio Sant’Elia, Manifesto Architettura Futurista, 1914

Nato a Como nel 1888, Antonio Sant’Elia dopo il diploma come capomastro edile nel 1905, si ritrovò a lavorare al completamento del Canale Villoresi a Milano, situazione che contribuì a fargli conoscere da vicino quelli che erano i problemi derivati dalla città in crescita, a scoprire le innovazioni tecnologiche promosse dall’amministrazione milanese. Fu certamente in seguito a questa esperienza lavorativa che Sant’Elia cominciò a ragionare sulla sua idea di città del futuro.  Seguì i corsi dell’Accademia di Brera e divenne allievo di Camillo Boito, allora direttore, il quale lo indirizzò verso le opere di Otto Wagner sul rapporto tra volontà artistica e tecnologia moderna. Grazie a queste riviste specializzate, Antonio Sant’Elia abbe la possibilità di rimanere sempre informato sulle correnti architettoniche europee. Conobbe le opere di Klimt e di Franz von Stuck a Roma durante l’Esposizione Universale del 1911, e visitò il padiglione austriaco di Joseph Hoffman, architetto di spicco del modernismo. Furono per lui, queste, grandi fonti di ispirazione che riverserà nello Studio di un edificio cimiteriale sormontato da cupola con evidenti riferimenti klimtiani e wagneriani nelle figure deformi e contorte che abbelliscono la cappella. Decisivi i modelli futuristici pubblicati da Moses King nel 1908, riportati nella pagine dell’Illustrazione Italiana, Sant’Elia rimase letteralmente affascinato dalla famosissima tavola La circolazione futura e grattanuvole di New York nella quale una caotica e piena città americana pullulava di dirigibili, aerei, veicoli e di vertiginosi grattacieli.

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Antonio Sant’Elia, Studio per la città nuova, Casa a gradinate con ascensori dai 4 piani stradali, 1914. Collezione privata

Il giovane Sant’Elia aveva una particolare inclinazione nel disegnare in prospettiva: l’assenza di elementi naturali come piante o la mancanza di sezioni (ancora  presenti nell’architettura europea) che scandalizzarono lo storico Leonardo Benevolo,  non furono altro che il Manifesto stesso, l’esplicita esposizione delle sue idee innovative e la frattura con i modelli classicheggianti e desueti della cultura italiana.

Di Antonio Sant’Elia si hanno solamente due opere: la Villa Elisi a San Maurizio sopra Como progettata nel 1912 in collaborazione con l’amico e scultore Girolamo Fontana, e il Monumento ai Caduti del 1914, anch’esso a Como, realizzato postumo sulla base di un suo disegno da  G. e A. Terragni (1931-1933).

Influenze e fortuna

I disegni incredibili e visionari di Antonio Sant’Elia hanno influenzando non poco il lavoro e lo stile di architetti e designer come LeCorbusier o Henri Sauvage. Non solo, a rimanere affascinati dalle sue intuizioni furono anche registi e scenografi: film come Metropolis di Fritz Lang del 1927 o Blade Runner di Ridley Scott del 1982, solo per citare i più famosi, sono un chiaro omaggio, nelle forme e nei materiali delle strutture di città distopiche o metropoli frenetiche, al genio futurista di questo architetto e artista scomparso troppo presto. 

Laura Loi

©Villegiardini. Riproduzione riservata

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