Straordinario esempio di edificio contemporaneo che valorizza le preesistenze storiche, la James Simon Galerie si inserisce tra le emergenze museali dell’Isola della Sprea a Berlino con l’intento di dare continuità alla “Passeggiata Archeologica”, elemento di connessione organica tra i molteplici spazi espositivi. L’edificio, progettato da David Chipperfield, è stato inaugurato nel 2018 come la “nuova porta d’accesso all’Isola dei Musei”, dopo un iter di quasi vent’anni legati alla progressiva applicazione degli indirizzi strategici contenuti nel masterplan che ha coinvolto lo storico brano di città.

L’Isola dei Musei a Berlino, un mosaico di cultura nelle diverse epoche

Una vista della James Simon Galerie dal canale Kupfergraben © Chatchamp (CC BY-SA 4.0)

L’Isola dei Musei è il nucleo della cultura berlinese, localizzata nel tratto in cui il fiume Sprea si ramifica nel canale artificiale Kupfergraben, segnato della rotonda del Bode-Museum. Il lento fluire dell’acqua è ritmato, in un continuo scambio visivo tra le due sponde, dagli episodi architettonici del Pergamonmuseum, dell’Altes Museum, del Neues Museum, dell’Alte Nationalgalerie e della nuova James Simon Galerie.

Il piano di costruzione dei musei è iniziato nel Regno di Prussia, durante il XIX secolo, epoca a cui risale l’edificio dell’Altes Museum progettato da Karl Friedrich Schinkel, per poi proseguire negli anni del nazismo sotto la direzione di Albert Speer. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale circa il 70% delle strutture è stato distrutto e, solo dopo la caduta del Muro di Berlino si è potuto pensare al programma di ricostruzione con l’approvazione nel 1999 del “Masterplan Museumsinsel“. Il piano generale è stato l’esito di un concorso internazionale di progettazione lanciato nel 1993, vinto da Giorgio Grassi e successivamente affidato a David Chipperfield. All’architetto inglese sono stati commissionati il restauro del Neues Museum e il disegno di un nuovo edificio, la James Simon Galerie, che, nelle intenzioni dell’amministrazione berlinese, doveva diventare lo spazio per l’accoglienza e il coordinamento del flusso dei visitatori.

L’architettura totale della James Simon Galerie

Una vista dalla James Simon Galerie verso il Neues Museum e l’Altes Museum © abbilder (CC BY 2.0)
L’auditorium della James Simon Galerie © Fridolin freudenfett (CC BY-SA 4.0)

Prendendo il nome da uno dei più importanti mecenati della città, James Simon, la galleria, “spina dorsale” del piano generale sviluppato nel 1999, ha risolto la porzione di terreno lungo e stretto in corrispondenza della sponda del canale Kupfergraben su cui insisteva l’edificio amministrativo Neuer Packhof di Karl Friedrich Schinkel, distrutto nel 1938. Oltre al rapporto con il corso d’acqua, la nuova architettura di David Chipperfield si pone in continuità con il colonnato di Friedrich August Stüler, filtrando il passaggio verso l’Altes Museum e il successivo Lustgarten.

Articolato su livelli differenti, l’edificio si lega alla quota della città allineandosi all’accesso del Pergamonmuseum, mentre il piano seminterrato conduce il visitatore all’Neues Museum, all’Altes Museum e al Bode-Museum. Il foyer di ingresso, con la caffetteria, il bookshop e la biglietteria, è collocato alla quota più alta accessibile salendo un’ampia rampa di scale, mentre nell’interrato si inseriscono l’auditorium e gli spazi per le mostre temporanee.

La figura architettonica è scandita da sottili colonne di sezione quadrata e rivestite con lastre di pietra bianca che reinterpretano, nel legame tra forma e materia, la monumentalità degli elementi dell’Isola dei Musei con le loro facciate in pietra calcarea, arenaria e intonaco, riecheggiando al tempo stesso gli archetipici Propilei posizionati all’ingresso dell’acropoli di Atene. Il dialogo con il passato ha generato un’architettura dai significati e dall’immagine contemporanea che, nel sapiente gioco di corrispondenze visive, orienta la promenade emozionale.

Andrea Zanin

 

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