Ingar Krauss è uno dei fotografi contemporanei più amati, ma allo stesso tempo misteriosi ed enigmatici. L’artista nasce a Berlino Est nel 1965 da una famiglia umile. Gli viene impedito di studiare arte e, dopo la leva militare, è obbligato a lavorare come inserviente per anni in un ospedale psichiatrico. Autodidatta, comincia a fotografare per sopravvivere al proprio mondo interiore e alla difficoltà, che conserva ancora oggi, di esprimersi con le parole. Dopo la caduta del Muro, comincia così a viaggiare ad est per documentare nei volti dei giovani la transizione sociale tra inquietudini e sogni di un futuro migliore. Con questi ritratti vince nel 2004, quasi all’improvviso, il Leica Prize (sezione Reportage). Estraneo alla mondanità del mondo dell’arte, rifugge tale clamore e si ritira a vivere con la famiglia a Zechin, un un piccolo paese di campagna al confine tra Germania e Polonia.

Alcea, 2015
Tulipano
Porro
Castagne
Lepre

Le nature morte di Krauss

Lontano da tutto e da tutti, accompagnato solo dalla moglie e dalle figlie, si isola in una sorta di esilio bucolico. In questa ricercata solitudine Krauss trova conforto e dà vita a un nuovo ciclo di opere – “nature morte” – a cui si dedica quasi compulsivamente da allora. Krauss ritrova l’essenza dell’esistenza umana nelle cose minime della vita di tutti i giorni. Un campo di mais, un porro, un rovo o un fiore diventano così immagini scultoree e tridimensionali, sempre racchiuse e conservate dall’artista in teche di legno scuro che lui stesso costruisce. Nelle nature morte il bianco e nero dei ritratti lascia spazio a una tavolozza di colori tenui e quasi uggiosi.

Krauss arriva a tale risultato reinterpretando la tecnica della velatura introdotta dalla pittura fiamminga del XV secolo e caratterizzata da sovrapposizioni successive di strati di olio. La lenta essiccazione dei colori consente di introdurre nella fotografia un’inedita profondità, ipnotiche trasparenze e una morbidissima matericità. Ogni immagine è perciò stampata in modo analogico in bianco-nero per poi essere completata con la velatura a olio. Perfezionista e attento al dettaglio in modo quasi maniacale, Krauss sottopone spesso i suoi scatti a più di dieci velature successive: la carta fotografica, così imbevuta, si ammorbidisce e increspa all’interno delle teche, che ne enfatizzano la finale tridimensionalità.

Il risultato è un insieme di opere che richiamo le icone e gli ex voto

Ilnuovomondo di Krauss è pervaso da una laica sacralità, un melanconico e meditativo ritorno alle origini, a un rapporto più autentico con la vita e la natura, al di là di noi, al di là del tempo.

Ingar Krauss.
Rami di Robinia, 2016
Lunaria, 2019
Ingar Krauss.
Miglio
Funghi
Sedano
Ingar Krauss.
Fosso d’acqua, 2009
Natura Morta
Foglie di mais, 2018
Ingar Krauss.
Foglie di mais, 2018

© Translated by Elisa Ottolini

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Sabino Maria Frass

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