Nella narrazione della storia del design e dell’architettura moderni è imprescindibile il segno progettuale di Eileen Gray, una figura spesso posta in ombra dai colleghi e dagli amici uomini che hanno attraversato le ‘sliding doors’ del suo percorso di vita.

Eileen Gray – qualche cenno biografico

Kathleen Eileen Moray Gray nacque nel 1878 a Enniscorthy, nella contea irlandese di Wexford. In odore di nobiltà, per  un titolo di Baronessa ereditato dalla madre, si accostò subito alla Belle Arti per l’influenza del padre James, pittore paesaggista.

L’appartenenza all’aristocrazia irlandese le offrì l’opportunità di lavorare sul suo potenziale senza troppi ostacoli materiali. Così, nel 1901, s’iscrisse alla Slade School of Fine Art di Londra, Accademia collegata all’University College, assai rinomata come istituto d’arte e design.

Eileen non amò molto i crismi formali di quell’esperienza e, con l’appoggio della famiglia, completò la sua formazione a Parigi,  frequentando l’Académie Colarossi e l’Académie Julian. Purtroppo, non riuscì a entrare in sintonia neppure con quegli ambienti, per quanto più creativi, non trovando interesse nella pittura e nella scultura fini a se stesse.

Eileen Grey, Alcuni tra i suoi pezzi più iconici. Photo Seelen Scaled

Di ritorno a Londra entrò, come apprendista nel laboratorio di restauro di D. Charles, a Soho, appassionandosi di lacche orientali. Nuovamente a Parigi, dopo qualche anno, apprezzò l’applicazione della lacca ai mobili, frequentando l’atelier del maestro giapponese Seizo Sugawara, dove si specializzò nell’uso della lacca rossa Negoro.

Dopo un periodo in Marocco, in cui cercava di apprendere alcune tecniche di produzione e decorazione dei tappeti, aprì finalmente il suo laboratorio d’artista e decoratrice in Francia, proprio nella Ville Lumière.

Tavolino Bell. Produttore: ClassiCon, Foto: Elias Hassos

Il design di mobili

All’inizio del primo conflitto mondiale, per non essere coinvolta negli eventi bellici continentali, si trasferì nuovamente a Londra, per rientrare a Parigi alla fine della guerra, e dedicarsi a incarichi di interior design per collezionisti e clienti facoltosi.

Lavorando sempre al confine tra arte avanguardista e tradizione artigianale, creò mobili e tappeti con un precisa identità personale. Fu in quel periodo che progettò il paravento cubista in legno laccato nero, che oggi è esposto, con la sua firma, al MoMA di New York.

Gli incontri di Eileen Gray

Dai primi anni venti del novecento in poi , conobbe l’architetto di origini rumene Jean Badovici, con cui ebbe anche una relazione sentimentale.

Quella sinergia concepì la celebre abitazione E-1027, a Roquebrune-Cap-Martin, tra Monaco e Mentone e l’appartamento in rue Chateabriand. Separatasi da Badovici, la Gray si dedicò alla propria magione, Casa Tempe à Pailla, nel comune francese di Castella.

Tutti i progetti abitativi, erano improntati a un grande praticità e conoscenza dei materiali, coniugati con la recente scoperta dell’architettura.

Le Corbusier, architetto, designer e pittore svizzero-francese, ammirava molto il lavoro di Eileen, e venne invitato, da lei e Badovici, a visitare la famosa E-1027, in cui soggiornò più volte.

Pare che l’uomo fosse quasi ossessionato dal fascino della villa, non capacitandosi di come quella donna, senza un preparazione specifica in campo architettonico, potesse aver concepito un’opera così speciale.

Inspiegabilmente, egli dipinse murales irriverenti nei confronti della bisessualità della designer irlandese, cercando, in qualche modo, di far propria la costruzione e ponendo così fine a ogni interazione professionale, ancor prima che potesse prender corpo.

La strana performance di Le Corbusier ispirò anche un film drammatico – ‘The Price of Desire’ (il prezzo del desiderio) – diretto da Mary McGuckian. Eileen, dopo l’episodio delle pareti dipinte, non volle mai più tornare alla casa, che rimase nella disponibilità di Badovici.

Tappeto Wendingen Eileen grigio, 1926-1935 Produttore: ClassiCon, Foto: Mark Seelen

Il segno progettuale di Eileen Gray – le icone

È difficile elencare tutte le opere d’ingegno della designer irlandese, ma alcune realizzazioni iconiche la rappresentano in modo emblematico.

Una delle creazioni più celebri di Eileen Gray fu proprio la villa E-1027. Pare che questo acronimo sia nato dall’iniziale di Eileen e dall’attribuzione dei valori cardinali di J-10 (Jean), B-2 (Badovici) e G-7 (Gray) nell’alfabeto francese.

La villa E-1027 (1926-1929)

La villa E-1027 è una villa di stampo modernista, in cemento armato e vetro, inclusiva di pilotis (piloni che la sollevano in parte dal terreno), pianta e facciata libera e tetto fruibile. Si articola su strutture a terrazza, disegnate per attenuare la ripida discesa verso il mare in cui è collocata.

Villa E-1027 di Eileen Gray VilleGiardini stileitaliano villegiardini.it
Esterno della celebre villa E-1027 – Foto @T. Potamou by Flickr CC BY ND 2.0

Sviluppa i propri volumi architettonici su una geometria principale a tutta altezza, agganciata, nel piano superiore, a una grande zona giorno, ricca di vetrate, e, in quello inferiore, allo spazio coperto che racchiude i pilastri. Esternamente a queste strutture, si stagliano le scale, in uscita dalla parte coperta.

Nasce per sviluppare un senso di indipendenza e libertà nei suoi abitanti e in un mood di forte esposizione, arricchito dalla continuità tra gli interni e l’ambiente.

La Sedia Bibendum (1926)

Ispirata alla mascotte pubblicitaria del marchio Michelin – il personaggio fatto di pneumatici – la sedia è sostenuta da tubi d’acciaio cromato inossidabile ed è sormontata da un’ampia seduta, fatta da cuscino rotondo, con altri due cuscini a semicerchio che fungono da schienale e braccioli. Venne scelta tra gli arredi di E-1027, per il suo gusto che sposava un imprinting artigianale, ispirato dai grandi classici del Bauhaus.

Poltrona Bibendum
Eileen Grey, 1926.
Produttore: ClassiCon, Foto: Elias Hassos

Il tavolino cromato regolabile (1926)

Anche questo tavolino è un protagonista nello scenografico mobilio di E-1027. Legato al gusto modernista, ha una struttura minimal di tubi in acciaio cromato che sorreggono un top in vetro. La base richiama il profilo del top con un semplice tubo arrotondato e l’assemblaggio verticale è regolabile.

Tavolino regolabile della Gray VilleGiardini stileitaliano villegiardini.it
Il famoso tavolino regolabile di Eileen Gray – Foto @M. Foley by Flickr CC BY NC ND 2.0

Eileen Gray – dall’Art Déco al Modernismo

Una decina di anni fa il Centre Pompidou di Parigi ha celebrato la versatilità di Eileen Gray, con una mostra retrospettiva che metteva il focus sul suo essere un simbolo sia dell’Art Déco che del Modernismo. Il continuum tracciato dal suo segno naviga infatti dagli ambiti del dipinto, della decorazione e della laccatura ai contesti dello studio degli spazi architettonici e di un design d’arredamento elegante e simbiotico al contenitore.

Foto di Eileen Gray VilleGiardini stileitaliano villegiardini.it
Ritratto fotografico di Eileen-Gray – @National Museum of Ireland – T. Potamou by Flickr CC BY ND 2.0

Il segno progettuale di Eileen Gray in un fumetto

A un secolo di distanza dalla realizzazione di E-1027, Eileen Gray e la sua creatura hanno ispirato anche una graphic novel, dal titolo: ‘A House Under the Sun’ (una casa sotto il sole).

La narrazione a fumetti, scritta da Charlotte Malterre-Barthes e illustrata da Zosia Dzierzawska, valorizzano il percorso professionale di Eileen, dando risalto al suo ruolo di creativa, parzialmente oscurato da Badovici nel disegno della villa e dal gesto dissacrante di Le Corbusier.

La prefazione alla storia illustrata è stata scritta da Jennifer Goff, curatrice, per conto del National Museum of Ireland, della collezione ispirata alla protagonista. Nell’introduzione, la Goff parla dell’importante “lavoro di Gray e di ciò che stava cercando di ottenere con la E-1027“.

Paolo Servi

©Villegiardini. Riproduzione riservata

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