Per la sua nuova mostra temporanea clou, il museo Céret (Pyrénées-Orientales), ora ampliato e ingrandito, invita tutto il pubblico a un viaggio attraverso la galassia della creazione artistica contemporanea degli ultimi cinquant’anni. Sotto la curatela di Clément Nouet, attuale direttore dell’RMCA Occitanie, questo evento dal titolo “Costellazioni” propone di far brillare stelle/opere di ogni genere negli spazi e sulle pareti del museo invitando i visitatori a lasciare campo libero a la loro immaginazione, ai loro sogni, e trovare in queste costellazioni tante chiavi per le loro domande e universi di contemplazione e riflessione come gli artisti qui riuniti:

Tjeerd Alkema, Dove Allouche, Jean-Marc Andrieu, Laurette Atrux-Tallau, Renaud Auguste-Dormeuil, Marion Baruch, Abdelkader Benchamma, Christian Boltanski, Belkacem Boudjellouli, Frédéric Bruly Bouabré, Andrea Büttner, Nina Childress, Henry Codax, Johan Creten, Philippe Decrauzat, Hubert Duprat, Joan Duran, Mimosa Echard, Richard Fauguet, Dominique Figarella, Roland Flexner, Dominique Gonzalez-Foerster, Alain Jacquet, Ann Veronica Janssens, Véronique Joumard, Rolf Julius, Yayoi Kusama, Bertrand Lamarche, Yvan Le Bozec, Tania Mouraud , Masaki Nakayama, Bruno Peinado, Anne e Patrick Poirier, Christian Robert-Tissot, Kristina Solomoukha, Pierre Soulages, Djamel Tatah, Tatiana Oublie, Jessica Warboys.

il museo Céret deve fare il punto e proiettarsi nel futuro, questo è uno degli obiettivi della mostra “Constellations”, che riunisce quasi quaranta artisti francesi e stranieri, di diverse generazioni, che combinano costruzioni di universi molto personali che hanno segnato la storia dell’arte negli ultimi cinquant’anni. Tutte le opere qui selezionate provengono dalle collezioni dei due Fondi Regionali d’Arte Contemporanea dell’Occitania (Montpellier e Tolosa) e del Museo Regionale d’Arte Contemporanea dell’Occitania a Sérignan, non senza sottolineare il forte impegno della Regione dell’Occitania a favore della creazione. e più in generale le missioni di queste istituzioni.

L’intento della mostra “Costellazioni” è anche e soprattutto quello di offrire ai visitatori del museo Céret il più ampio ventaglio di possibilità. Incoraggiando le opposizioni e l’associazione di opere che probabilmente non sarebbero state trovate senza questo panorama, il suo curatore ha voluto favorire una capacità di sorprendere. Invece di cercare di appianare gli spazi tra le opere, di creare artificialmente un’estetica, ha scelto di giocare con le differenze, di marcare ciò che le si oppone. Appaiono così rotture di stili, mezzi e pensiero frammentato che sono il riflesso della scena artistica contemporanea. Fornisce di seguito alcune idee del suo approccio curatoriale.

“Su questo enorme dipinto di una notte cerulea, la fantasticheria matematica ha scritto progetti. Sono tutte false, deliziosamente false, queste costellazioni! Uniscono, nella stessa figura, stelle totalmente straniere. Tra punti reali, tra stelle isolate come diamanti solitari, il sogno costellante disegna linee immaginarie. »

In questo estratto da L’air et les songes, Gaston Bachelard (1) fa della notte stellata un luogo di creazione. Contemplando la vertiginosa infinità del mondo e tracciandovi figure che collegano i suoi elementi isolati secondo il desiderio dello sguardo, tale è l’attività umana nella sua espressione più pura. Intitolata “Costellazioni”, la mostra evoca un insieme di stelle/opere le cui proiezioni sulla volta celeste sono sufficientemente vicine da consentire al visitatore di collegarle con linee immaginarie, tracciando così una figura nel cosmo. Le stelle nascono e muoiono, brillano e svaniscono, poi scompaiono ma mai del tutto perché le loro storie, miti e ricordi rimangono. “Constellations” non risparmia la polisemia del titolo, e cerca di affermare insieme la potenza di un ciclo, di un tempo e di una luce.

La mostra offre così uno sguardo su una scena che è stata proiettata in un mondo globalizzato dove le nozioni di identità, confini e valori sono diventate sproporzionatamente complesse. Questa mostra è attraversata anche dalla nozione di “deterritorializzazione” (2) formalizzata da Gilles Deleuze e Félix Guattari, che è senza dubbio una delle più importanti invenzioni filosofiche degli ultimi decenni (3). Questa idea è essenziale, non solo perché anticipa un vero e proprio modus operandi di declassificazione dei valori, ma anche perché ha liberato il pensiero dallo spazio e dal tempo. La mostra non cerca di far brillare una stella, ma di svelare una somma di intersezioni plurali e contingenti. Senza pretesa di esaustività, riflette sensibilità diverse favorendo varie “voci tematiche e concettuali” e controlli incrociati. Come ogni selezione, rimane un’istantanea, una cartografia o un ritratto di gruppo, pur andando oltre la semplice ricerca booleana.

il museo Céret con la mostra “Costellazioni” si propone di restituire all’arte la sua funzione “fatica”, di creare un raccordo, sia tra opere, collezioni pubbliche e strutture culturali fondamentali sullo stesso territorio, di riunire e federare attorno all’arte contemporanea.

(1) Gaston Bachelard, Aria e sogni – Saggio sull’immaginazione del movimento, 1943; Il libro in brossura, 1992

(2) Gilles Deleuze e Félix Guattari, Capitalismo e schizofrenia, vol. 1: Anti-Edipo, 1972; Mille vassoi, 1980; vol 3: Cos’è la filosofia? 1991. “Critica”, Parigi, Edizioni de Minuit

(3) Questo termine, che compare nella trilogia “Capitalism and Schizophrenia”, ha attraversato tanto la politica e la società quanto il mondo artistico. Descrive il movimento di declassificazione dei segni, degli oggetti, che li libera dai loro usi convenzionali per aprirli ad altre possibilità. Movimenti creativi, deterritorializzazione crea nuove dinamiche di pensiero. “L’artista […] accompagna, con ritmi sempre diversi, il mondo che ci circonda nel suo sviluppo rizomatico”

Immagini da sinistra a destra:

Rolf Julius, Four Large Black (dettaglio), 2004, installazione, dimensioni variabili ©Adagp, Parigi 2023 Photo credit: Christian Perez. Collezione Frac Occitanie Montpellier.

Yayoi Kusama, Dots Obsession (Infinity Mirrored Room (dettaglio), 1998, installazione, pittura, specchi, palloncini, adesivi, 280 x 600 x 600 cm

©YAYOI KUSAMA. Credito fotografico: produzione Grand Rond. Collection les Abattoirs, Museo – Frac Occitanie Tolosa.

Anne e Patrick Poirier, Vanitas (particolare), 1996, cibachrome su alluminio, 170 x 100 cm ©Adagp, Parigi 2023. Photo credit: Jean-Christophe Lett. Collezione del Mrac Occitanie Sérignan.