Giovanni Antonio Antolini è stato uno degli esponenti più famosi dell’architettura neoclassica. Insegnante all’Accademia di Brera e membro dell’Académie des beaux-arts di Parigi è stato un architetto, ingegnere ma anche urbanista e scrittore.

È vissuto nel periodo di passaggio tra Illuminismo e Risorgimento accogliendo prima le idee libertarie per poi diventare sostenitore repubblicano e imperiale diventando uno degli interpreti della trasformazione culturale dei nuovi ideali francesi.

I primi anni

Giovanni Antonio Antolini è nato a Castel Bolognese l’11 settembre 1753 mentre non è certo il luogo della morte in quanto alcune fonti riportano che sia morto a Bologna l’11 marzo 1841 ed altre a Milano l’anno dopo.

Una volta laureato in architettura all’università di Bologna decise di trasferirsi vicino Roma per lavorare. Qui prese parte alla bonifica delle Paludi Pontine nel 1776 abbandonando l’incarico dopo aver contratto la malaria. Successivamente entrò nelle grazie del cardinale Jorck dopo la costruzione della Sacrestia della basilica di San Pietro in Vaticano. Ottenne così una somma annuale per i suoi studi e diverse altre committenze.

È stato proprio in quel periodo che si interessò allo studio dei monumenti antichi tanto che nel 1785 pubblicò una sua illustrazione del tempio di Ercole a Cori.

Faenza

Giovanni Antonio Antolini si spostò da Roma viaggiando in Umbria, Marche ed Emila Romagna. A Fabriano, Perugia e Todi costruì un ospedale e un orfanotrofio mentre a Città di Castello realizzò alcuni ponti.

A Faenza conobbe la potente famiglia dei conti Laderchi che gli permise di proporre a Napoleone nel 1797 il suo progetto per l’arco di trionfo per Faenza. Oltre all’arco il progetto prevedeva anche un riassetto dell’area urbana costruendo diversi nuovi palazzi e dei giardini pubblici.

Gli anni seguenti fu impegnato ad effettuare dei rilievi idraulici per poi trasferirsi a Milano dopo aver vinto un concorso per costruire un monumento ai caduti. A Faenza ha progettato anche l’Ospedale degli infermi di Castel Bolognese. Iniziato nel 1813, si tratta di un edificio neoclassico, elegante e simmetrico dotato di un ingresso con doppio ordine di colonne sovrastate da un timpano triangolare.

Ospedale degli infermi di Castel Bolognese
Ospedale degli infermi di Castel Bolognese – ©Paolo Monti (BEIC CC BY-SA 4.0)

Arco di Trionfo

Il progetto e la direzione dei lavori furono affidati all’architetto Giovanni Antonio Antolini preferendolo all’architetto faentino Giuseppe Pistocchi. L’arco avrebbe dovuto ricordare l’annessione della Romagna alla Repubblica di Napoleone e la vittoria dei francesi avvenuta poco lontana da Faenza.

L’arco di Trionfo, costruito in stile neoclassico, si trovava su in viale che portava alla Porta Imolese ed i lavori iniziarono in pompa magna a maggio 1797. Fu costruito in maniera affrettata attirando non poche critiche soprattutto da Giuseppe Pistocchi. Veniva considerato poco elegante, troppo stretto ed anche instabile.

Quando le truppe austriache entrarono nella città nel 1799 ponendo fine al governo repubblicano fu decisa la distruzione dell’opera. Qualche anno dopo, con il ritorno delle truppe napoleoniche, pensarono di costruirlo di nuovo ma la costruzione si fermò al basamento ed a oggi non vi è più nessuna traccia dell’arco.

Arco di trionfo Faenza
Arco di trionfo di Faenza di Giovanni Antonio Antolini

Foro Bonaparte a Milano

Nel 1801 Giovanni Antonio Antolini divenne architetto e direttore dei lavori del Foro Bonaparte a Milano. Si trattava di una grande piazza circolare grande più di 500 metri di diametro costruita intorno al Castello Sforzesco. Doveva circondare la piazza un lungo colonnato dorico e un canale navigabile collegato ai navigli dotato di ponti. Lungo il colonnato sarebbe stati costruiti 14 edifici tra cui un teatro, delle terme ed un museo, l’intera piazza sarebbe diventata il centro politico della città.

Nonostante la città avesse accolto il progetto con entusiasmo a causa del costo elevato questo progetto non vide mai la luce. Soltanto più di mezzo secolo dopo l’idea fu ripresa in parte realizzando una strada semicircolare circondata da edifici residenziali.

Veduta del Foro Buonaparte e del Castello da Porta Sempione

Gli ultimi anni

Divenne professore all’università di Bologna dal 1803 al 1815, insegnava architettura civile e miliare ma anche idraulica e geometria. Durante questo periodo curò anche il restauro del Palazzo Te di Mantova. Con la caduta di Napoleone perse la cattedra ma lo accolse l’Accademia di Brera di Milano. Qui ha insegnato architettura fino alla sua morte.

Maria Giulia Parrinelli

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