Laura Cionci alla scoperta dei giardini di Volterra

Non è mai troppo tardi per fare scorta di bellezza per l’inverno: così, a Volterra, apre le sue porte – ma solo fino al 2 Settembre – Il Giardino Segreto, una mostra di Laura Cionci ospitata presso Palazzo Priori.

In collaborazione con l’Accademia Libera Natura & Cultura, il progetto è curato da Marco Izzolino e dal Comune e porta in scena un bell’esempio di arte totale, che si è avvalso della partecipazione degli abitanti del ridente borgo toscano. C’è solo un precedente simile nella storia, e affonda le radici in Colombia, dove la Cionci su invito dal Museo Casa de la Memoria di Medellin ha coinvolto gli abitanti del quartiere e ha insegnato loro le tecniche migliori per prendersi cura dei giardini circostanti. L’esperienza artistica si è così tramutata in consapevolezza sociale, veicolo di un dialogo con le comunità alla scoperta della propria identità.

L’ispirazione di memoria letteraria

Non è un caso che ad accendere l’anima del progetto sia stata la rilettura del celebre libro di Frances Hodgson Burnett, che faceva del giardino un luogo vivente e una metafora del riscatto dell’umanità. Adattarsi agli echi della natura per raccogliere un’eredità più grande: è questo il filo tematico che lega il libro per ragazzi al progetto della Cionci, che ha plasmato la potenza della narrazione classica e l’ha convertita in energia artistica.

L’arte è azione: qual è il tuo giardino segreto?

Il risultato è un’esperienza inclusiva, stimolata da una suggestiva installazione sonora: i visitatori della mostra, infatti, sono esortati a intervenire nella composizione di un giardino astratto. Solamente alla fine – e solo chi avrà la fortuna di visitare Il giardino segreto in questi ultimi giorni di vita potrà goderne appieno – si materializzerà la vera immagine della comunità volterrana.

Un percorso sensoriale per la scoperta del sé più intimo

Abituata ai linguaggi ibridi dell’arte, Laura Cionci si districa costantemente tra riflessioni antropologiche e codici culturali identitari. E pare aver trovato in questo progetto, inaugurato a Medellin prima e portato a Volterra adesso, una sintesi perfetta. E sebbene le condizioni di partenza siano state differenti – “in Colombia si trattava di giardini aperti e accessibili, a Volterra si tratta di operare su giardini segreti, chiusi tra gli isolati della città antica, nascosti agli occhi di tutti” spiega l’artista romana – il risultato finale è senza dubbio coerente: la cura del verde come strumento per la rigenerazione dello spirito.

Scoprire il cuore più genuino dei giardini di Volterra implica una nuova sfida: quella di (ri)conoscere la propria storia e le radici da cui prende vita. D’altronde, la prima regola per crescere è imparare ad ascoltare.

La meraviglia della scoperta è appena iniziata.