Emilio Ambasz, figura di eccellenza della cultura progettuale mondiale e portatore di uno straordinario contributo alla storia dell’architettura e del design contemporanei, ha ricevuto la Laurea Honoris Causa del Politecnico di Torino. La cerimonia nel Salone d’Onore del Castello del Valentino, accompagnata da una mostra molto speciale e da una breve anteprima mondiale del film Green over Grey Emilio Ambasz.

Giovedì 30 novembre 2023, nel Salone d’Onore del Castello del Valentino, alla presenza del Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco, della vicedirettrice del Dipartimento di Architettura e Design Silvia Barbero e del coordinatore del Collegio di Design, Cristian Campagnaro, si è tenuta la cerimonia di conferimento della Laurea Honoris Causa ‘Aurelio Peccei’ in Design Sistemico a Emilio Ambasz.

Dopo i saluti istituzionali, l’ingresso nella comunità del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico è stato introdotto dalla laudatio di Sergio Pace e illustrato dalla motivazione di Elena Dellapiana, promotori dell’iniziativa. Il professor Pace si è soffermato sulla personalità complessa e multiforme di Ambasz, evidenziandone i diversi aspetti dell’attività di progettista, narratore, intellettuale, curatore; la professoressa Dellapiana ha sottolineato il contributo di Ambasz a un’idea innovativa di design, approfondendo gli aspetti del suo design sistemico vicino a quello proposto dalla scuola Torinese. Al termine degli interventi e prima della Lectio Magistralis di Emilio Ambasz, è stato proiettato in anteprima mondiale un frammento del film Green over Grey Emilio Ambasz, di Francesca Molteni e Mattia Colombo (Muse Factory of Projects, 2023)

Emilio Ambasz, argentino di nascita e cosmopolita nella vita, è una delle figure progettuali più straordinarie della storia dell’architettura e del design a diverse scale. Riconosciuto e celebrato in tutto il mondo come ‘padre, poeta e profeta dell’architettura green’, Ambasz si è fatto interprete raffinatissimo di un messaggio di riconciliazione tra regno naturale e mondo artificiale, pioniere di una tanto declamata (oggi) green architecture con idee, soluzioni e realizzazioni pluripremiate che, a distanza di decenni, rimangono al centro del dibattito della poetica e della disciplina progettuale. La sua filosofia, ispirata al Green over the grey (‘il verde sopra il grigio’), è stata in grado di suggestionare alcuni dei più noti nomi dell’architettura contemporanea, da Renzo Piano a Jean Nouvel, a Tadao Ando.

Inventore e creatore di oggetti di grandissima portata, sorprendente varietà ed eccezionale successo in tutto il pianeta – gli oggetti a sua firma sono in case, uffici e strade di ogni continente – Ambasz ha inoltre condotto una sua personale ricerca nel campo della progettazione industriale e meccanica per lo sviluppo di componenti e prodotti da cui è nata una incredibile sequenza di idee, frutto di oltre 220 brevetti industriali a suo nome. Ambasz: “La mia preoccupazione – ciò che ho sempre perseguito – è sempre stata quella di inventare dei prototipi.”

Durante la cerimonia è stato ricordato il ruolo di Ambasz curatore di Architettura e Design al Museum of Modern Art of New York (MoMA), dove, tra l’altro, organizzò la mostra di straordinario successo Italy: the new domestic landscape (1972) portando alla ribalta mondiale gli oggetti del design italiano. In occasione della cerimonia, è stata allestita nel Salone d’Onore del Castello del Valentino una mostra pop-up, a cura di Elena Dellapiana e Alberto Serra, che ha raccolto una selezione di una cinquantina di oggetti presentati proprio allora, oltre a ospitare alcuni oggetti firmati da Ambasz stesso a testimonianza della sua visione del prodotto industriale. MoMA che in queste settimane con la mostra Emerging Ecologies si è finalmente aperto a una importante riflessione sull’evoluzione del rapporto architettura e movimento ambientalista proprio grazie all’impulso dell’Istituto Emilio Ambasz per lo studio congiunto dell’ambiente costruito e naturale nato in seno al museo nel 2020 grazie a una importante e generosa donazione della Legacy Emilio Ambasz Foundation (LEAF). MoMA ancora, che, come il Metropolitan Museum (NY), annovera nella propria collezione permanente la seduta Vertebra (1975) – la prima sedia ergonomica automatica al mondo, sviluppata con G. Piretti -, da cui è nata una nuova industria per tutto il settore (Compasso d’oro del 1981), il suo poster 3-D Geigy Graphics e la sua lampada Flashlights.

Opere iconiche, oggetti innovativi, riconoscimenti internazionali, autorialità e curatela sono parte di una unicità progettuale, un estro creativo, un impegno morale e una sensibilità ambientale al centro delle motivazioni espresse. Oltre a una spiccata conoscenza e interazione con il mondo dei processi industriali, unite a una grande sensibilità verso i principi del benessere umano, che caratterizzano il personaggio Ambasz: architetto rispettosamente immerso nell’ambiente in cui opera, designer e inventore in grado di coniugare inventiva, innovazione, produzione ed estetica, curatore capace di operare una sintesi tra sogno e realtà, intellettuale trait d’union tra radicalismo e accademia. Emilio Ambasz: “Ho sempre creduto che progettare, cioè inventare, sia un atto dell’immaginazione che genera miti. Sono convinto che il vero compito dell’architettura inizi una volta soddisfatte le esigenze funzionali e comportamentali. Non è la fame, ma l’amore e la paura – e talvolta la meraviglia – che ci spingono a creare. Il contesto culturale e sociale dell’architetto e del designer cambia costantemente, ma il loro compito, credo, rimane sempre lo stesso: inventare e dare forma poetica al pragmatico.”

Per me – ha affermato Ambasz – l’architettura corrisponde con la ricerca di una dimora spirituale. Da un lato, gioco con gli elementi concreti che appartengono al mio tempo, come la tecnologia. Il mio lavoro non è altro che una ricerca volta a dare forme architettoniche a cose primordiali. I miei progetti hanno a che fare con l’esistenza a livello emotivo, passionale ed essenziale. Mi interessano la passione e l’emozione quando assumono una veste apparentemente senza tempo. Membro onorario dell’American Institute of Architects e del Royal Institute of British Architects, Ambasz vanta un eccezionale palmares di premi e riconoscimenti internazionali. A lui sono state dedicate importanti personali in tutto il mondo, dal MoMA di New York (2 volte) alla Triennale di Milano (2 volte), al Reina Sofia di Madrid, passando per Tokyo, Ginevra, Bordeaux, Zurigo, Chicago, Filadelfia, Città del Messico, San Diego, Saint Louis. Detentore anche di 4 Compassi d’Oro (1981, 1991, 2001, 2020 – quest’ultimo alla carriera), è stato nominato Commendatore ‘Stella al Merito della Repubblica italiana’ nel 2014, per “i suoi contributi alla cultura italiana”. Laureato HC in Ingegneria edile – Architettura nel 2021 presso l’Università Alma Mater di Bologna, a novembre 2023 ha ottenuto – prima volta per un personaggio non italiano – il Premio alla Carriera da parte dell’Istituto Nazionale di Architettura-IN/Arch, dopo aver conseguito, a settembre 2023, il Premio alla Carriera IN/Arch Veneto, anch’esso conferito per la prima volta a un cittadino straniero. ambasz.com

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