Christo e Jeanne-Claude sono stati due artisti internazionali, uniti da un legame affettivo e un sodalizio professionale, che hanno realizzato opere temporanee in grado di coinvolgere emotivamente il fruitore e indurlo a interrogarsi sulla storia, sulla cultura e sull’identità locale nel dialogo con l’arte.

Hanno creato installazioni che comprendono il singolo oggetto, l’architettura e interi brani di paesaggio. Hanno raggiunto la piena maturità durante il periodo neoavanguardistico degli anni Sessanta del Novecento, e sono stati influenzati dalle precedenti correnti cubiste, surrealiste e dadaiste. Nel corso della loro carriera, riconosciuta anche del premio Praemium Imperiale della Japan Art Association per la scultura (1995), hanno sviluppato numerosi progetti, alcuni dei quali, ad esempio l’ipotesi per il Museum of Modern Art di New York City (1968), non sono mai stati attuati. Tuttavia, grazie alle mostre i lavori di Christo e Jeanne-Claude sopravvivono alla loro temporalità, nel continuo rapporto tra opere realizzate e progetti immaginati.

Christo e Jeanne-Claude: formazione ed esordi del progetto artistico

Christo e Jeane Claude agli Ellis Island Heritage Awards © Martin Dürrschnabel (CC BY-SA 2.5)

Christo Javacheff è nato a Gabrovo, in Bulgaria, nel 1935, e ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Sofia. Nel 1956 si trasferisce a Praga dove è entrato in contatto con l’arte di Pablo Picasso e Joan Miró. Entrambi influenzeranno profondamente il pensiero e le opere del giovane artista. In particolare, quando nel 1958 è arrivato a Parigi dopo brevi soggiorni a Vienna e Ginevra, le sue prime sculture composte da bottiglie dipinte o avvolte in tessuti, hanno risentito della tecnica del collage di pittura a olio, carta e corda su tela adottata nell’opera “Natura morta con sedia impagliata” (1912) di Pablo Picasso. Sempre nello stesso anno ha incontrato Jeanne-Claude de Guillebon, sua coetanea e futura moglie, che gli aveva commissionato il ritratto della madre.

All’inizio degli anni Sessanta, Christo si è unito al neonato gruppo del movimento artistico Nouveau Réalisme che annoverava, tra gli altri, Yves Klein e Mimmo Rotella, allineandosi al New Dada nella reinterpretazione di oggetti e materiali d’uso comune.

Nel 1961, in occasione della prima mostra personale dell’artista di origini bulgare alla Galerie Haro Lauhus di Colonia, è iniziata la collaborazione tra Christo e Jeanne-Claude. I due artisti sono stati impegnati nella realizzazione del “Dockside Packages and Stacked Oil Barrels“, nell’area del porto cittadino, costruito con rotoli di carta e barili di petrolio avvolti da teloni e corde. Durante il loro periodo tedesco era iniziata la costruzione del Muro di Berlino e, con intento provocatorio e di protesta, tornati a Parigi, hanno realizzato il Muro di Barili bloccando la via di Rue Visconti.

Durante gli anni sessanta si sono dedicati alla sperimentazione di strutture gonfiabili. Nello stesso anno, in occasione dell’esposizione Documenta 4 di Kassel, presentarono un “Air Package” dall’imponente struttura gonfiata con 5.600 metri cubi di aria e mantenuta in tensione da tiranti di acciaio ancorati al terreno.

Nel 1962 Christo e Jeanne-Claude si sono sposati al municipio di Parigi e, due anni dopo, si sono trasferiti a New York.

Il Monumento Avvolto

“The Pont Neuf Wrapped”, Parigi, 1985 © Imma Abete (CC BY-SA 4.0)
“Wrapped Reichstag”, Berlino, 1995 © Gertrud K. (CC BY-NC-SA 2.0)
“L’Arc de Triomphe Wrapped”, Parigi, 2021 © maxpixel.net

Nel novembre del 1963, Christo e Jeanne-Claude hanno avvolto il loro primo monumento, una delle sculture nel giardino di Villa Borghese a Roma, per poi avanzare proposte in altre città europee. Qualche anno più tardi, mentre Jeanne-Claude era dedita al progetto per la Fontana di Piazza del Mercato e del Fortilizio dei Mulini a Spoleto, Christo ha lavorato alla Kunsthalle (1968) di Berna, in Svizzera. Il museo è diventato il primo edificio pubblico avvolto con 2.400 metri quadrati di polietilene rinforzato e tre chilometri di corda di nylon.

A Chicago, nel 1969, il “Wrapped Museum of Contemporary Art” è stato coperto con teloni e un chilometro di corda di Manila. In concomitanza con l’avvolgimento del volume esterno del Chicago Museum, gli artisti hanno compiuto anche un lavoro complementare negli interni, impacchettando pavimenti e scale.

Nuovamente in Italia durante gli anni Settanta, le opere di Christo e Jeanne-Claude hanno visto protagoniste le città di Milano, con l’impacchettamento del monumento a Vittorio Emanuele II (1970) in Piazza del Duomo, contemporaneamente a quello di Leonardo da Vinci di fronte alla Scala, e di Roma, dove hanno avvolto un tratto di 250 metri delle Mura Aureliane (1974) che comprendeva la Porta Pinciana con tessuto di polipropilene intrecciato alla corda di Dacron.

Tra gli anni Ottanta e Novanta si sono dedicati a due importanti progetti in Francia e in Germania. Nel 1985 il Pont Neuf a Parigi è stato coperto in tessuto di poliammide intrecciato con 13 chilometri di corda, mentre, dieci anni più tardi, il Reichstag di Berlino è stato avvolto con un materiale che enfatizzava le proporzioni dell’imponente struttura.

Arco di Trionfo a Parigi: l‘ultimo progetto disegnato dagli artisti

L’ultimo monumento avvolto, realizzato nel 2021, un anno dopo la scomparsa di Christo (Jeanne-Claude era morta nel 2009), è stato “L’Arc de Triomphe Wrapped” a Parigi. Il progetto risale agli anni Sessanta e ha avuto un iter molto lungo, segnato da numerose vicissitudini burocratiche. Il monumento è stato coperto da un tessuto in polipropilene riciclabile di colore blu argentato e corda rossa.

Le opere di Christo e Jeanne-Claude tra paesaggio urbano e rurale

Christo e Jeanne-Claude
“Valley Curtain”, Colorado, 1972 © picryl.com
“Surrounded Islands”, Florida, 1983 © Jennifer Mei (CC BY 2.0)

In una continua tensione dimensionale, parallelamente ai progetti dei Monumenti Avvolti Christo e Jeanne-Claude realizzano una serie di installazioni alla scala del paesaggio.

Nel 1969, nella Little Bay di Sydney, con il “Wrapped Coast, One Million Square Feet” gli artisti hanno avvolto un tratto di costa australiana lungo 2,4 chilometri con tessuto e corde. Questa opera è stata seguita dalla celebre “Valley Curtain” (1972), in cui hanno sollevato un maestoso drappo arancione lungo la valle delle Montagne Rocciose del Colorado, e dalle “Surrounded Islands” (1983) in Florida, dove hanno circondato undici isole della baia di Byscane di Miami con superfici in fibre plastiche rosa galleggianti che coprivano l’acqua. Sempre in America, durante gli anni settanta, coprono i percorsi del Jacob Loose Memorial Park in Missouri con il ‘Wrapped Walk Ways‘, e realizzano i due progetti su vasta scala di “Running Fence” in California e “Ocean Front” a New Port.

The Umbrellasin USA e Giappone

Il progetto “The Umbrellas” (1991) ha previsto l’inserimento contemporaneo di più di mille ombrelli rispettivamente blu e gialli in due valli del Giappone e degli USA, con l’intento di riflettere le somiglianze e le differenze nei modi di vita e nell’uso della terra delle culture locali.

“The Umbrellas”, Giappone, 1991 © Dddeco (CC BY-NC-SA 3.0)

Alla fine del Novecento Christo e Jeanne-Claude racchiudono con teli di materiale sintetico riciclabile, nella città di Basilea, i 178 alberi presenti nel Brower Park della fondazione Beyeler  con il progetto “Wrapped Trees”, attuando un intervento che era già stato proposto nel 1969 per il viale degli Champs-Élysées di Parigi.

Le installazioni del nuovo millennio in America, Italia e Inghilterra

Nel nuovo millennio Christo e Jeanne-Claude hanno lavorato a “The Gates” (2005), nel Central Park di New York, un percorso che si estendeva per quasi quaranta chilometri ritmata da portali di acciaio decorati con tessuti di stoffa colorati. In Italia, sul lago d’Iseo, nel 2016 è stato inaugurato “The Floating Piers”, un passerella galleggiante formato da moduli di polietilene ad alta densità e ricoperto di tessuto giallo che costruiva un nuovo paesaggio tra acqua, isole e terraferma. A Londra, “The London Mastaba” (2018) è stato l’ultimo progetto realizzato da Christo dopo la scomparsa delle moglie, e consisteva in una scultura di barili alta venti metri posizionata su una piattaforma galleggiante.

“The Gates”, New York, 2005 © Art Anderson (CC BY-NC-SA 3.0)
Christo e Jeanne-Claude
“The Floating Piers”, Lago d’Iseo, 2016 © NewtonCourt (CC BY-SA 4.0)
Christo e Jeanne-Claude
“The London Mastaba”, Londra, 2018 © David Robinson (CC BY-SA 2.0)

Disegni di progetti mai realizzati

“Over the River”, 1992-2017 © Thomas Hawk (CC BY-NC 2.0)

L’arte di Christo e Jeanne-Claude è il risultato di un processo in continuo divenire che assume come momento essenziale lo studio dell’opera attraverso schizzi, acquerelli e modelli in scala. In questo senso, le loro rappresentazioni racchiudono tutta la potenza visionaria ed evocativa dei progetti. L’immagine dell’installazione “Over the River” (1992-2017), mai realizzata, trasmette la visione dei due artisti, raccolta in un omonimo libro, che coinvolgeva circa 70 chilometri del fiume Arkansas tra Cañon City e Salida, in Colorado, di cui prevedevano una copertura con pannelli di tessuto argenteo e luminoso sospesi al di sopra del corso d’acqua.

Andrea Zanin

 

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