Bruno Munari è uno dei protagonisti più importanti della ricerca visiva italiana e internazionale in campo artistico, andiamo a scoprire chi è questo artista poliedrico italiano attraverso i decenni del XX secolo.

Bruno Munari negli anni 30

Nato a Milano il 24 ottobre 1907 il giovane Bruno Munari dopo le prime esperienze futuriste degli anni 20 e 30 si sposta verso l’arte optical e cinetica e in quello del design. Nel 1929 Bruno Munari apre il suo primo studio di grafica e pubblicità insieme al collega futurista Riccardo Castagnedi. Le sue prime opere d’arte in movimento chiamate Mobiles risalgono al 1930. Fu lo studio di Mondrian a permettere a Bruno Munari di arrivare alla realizzazione delle macchine aeree, i primi Mobiles, una serie di figure geometriche messe in movimento nello spazio.

Macchine inutili

Bruno Munari iniziò a costruire macchine inutili durante gli anni 30 continuando poi per gli anni seguenti. Questo futurista di terza generazione non condivideva lo sconfinato entusiasmo per la tecnologia della prima generazione, ma cercava di contrastare le minacce di un mondo sotto il dominio delle macchine costruendo macchine artistiche e improduttive. Le macchine inutili sono infatti dei dispositivi creati per non compiere nessuna attività rilevante. Dopo l’artista italiano ne furono create molte altre sempre seguendo gli ideali di Munari venendo chiamate anche Useless box. La più famosa venne inventata nel 1952 da Marvin Minsky che divenne successivamente professore del MIT e pioniere dell’intelligenza artificiale.

Useless box munari
Useless box moderna- ©Mr.donovan (via wikimedia commons CC BY-SA 2.5)

Bruno Munari negli anni 40

Durante i primi anni 40 Bruno Munari lavorò presso l’editore Mondadori cominciando la sua carriera come scrittore di libri per l’infanzia. Nel 1948 fondò il movimento arte concreta. Questo movimento artistico conosciuto anche soltanto con l’acronimo MAC promuoveva l’astrattismo libero dalle limitazione del mondo esterno avvicinandosi alle forme geometriche. Il movimento si sciolse dieci anni dopo pur avendo tra le file numerosissimi pittori, architetti, scultori e designer.

Concavo-convesso

Esposta a Parigi nel 1946 l’opera Concavo-convesso rappresenta una nuvola in rete metallica quadrata. È di fatto la prima installazione nella storia dell’arte italiana precedendo di poco Ambiente spaziale a luce nera di Lucio Fontana. Sicuramente quest’opera è un passo importante per la carriera futura dell’artista che poi continuerà a creare installazioni dinamiche e instabili.

Bruno Munari negli anni 50

Gli anni cinquanta sono caratterizzati dalla grande poliedricità di Bruno Munari ed è sicuramente il periodo più fecondo dell’artista. Si aprono con quadri astratti chiamati negativi-positivi in cui l’autore lascia completamente libero lo spettatore di scegliere il soggetto e i vari livelli del quadro. Già dall’inizio del decennio inizia a ideare le Sculture da viaggio una serie di sculture adatte a viaggiare e al nuovo mondo globalizzato.
Bruno Munari riesce anche ad andare oltre ai Mobiles che aveva progettato durante gli anni trenta essendo conscio che la ripetizione priva di cambiamento rischia di non essere la strada giusta da percorrere. Ideò perciò le macchine aritmiche delle macchine dal movimento non costante. Queste si muovono in modo non monotono grazie per esempio all’utilizzo dell’energia di una molla consumata.
Nel 1954 dopo vari esperimenti di ottica riesce a costruire delle opere d’arte cinetiche utilizzando delle lenti. Si tratta dei Polariscopi in cui il fenomeno della scomposizione della luce viene usata in modo artistico creando delle opere artistiche impressionanti.
Durante il 1958 ha ideato le cosiddette Forchette parlanti modellando i rebbi delle forchette in modo tale da creare un linguaggio di segni.

Sculture da viaggio

Il precursore delle sculture da viaggio è stato esposto per la prima volta nel 1948 alla Galleria Borromini di Milano. La prima versione era sostanzialmente un foglio di lamiera tagliata e piegata a creare una scultura con i suoi pieni e vuoti. La vera novità del progetto sta tutta nella sua semplicità.
Successivamente le sculture divennero più piccole ed in cartoncino ispirandosi agli origami Giapponesi. Le prime sculture apparsero solo nel 1958 con il nome di Sculture da viaggio e furono usate come omaggio ai clienti da un negozio. Solo successivamente sono state elevate a opere d’arte grazie ad una mostra a loro dedicata alla galleria Montenapoleone di Milano nella metà del 1958.
Nel corso degli anni le sculture da viaggio, con la loro facilità di realizzazione, furono usate per oggetti utili come sedie in alluminio arrivando addirittura a costruire grandi sculture utilizzando il corten.

Bruno Munari negli anni 60 e 70

Bruno Munari fu sempre molto affascinato dal Giappone. Ad attrarlo erano le loro simmetrie ed il loro design ma anche dalla loro cultura e tradizione. Prendendo come riferimento il Giappone ideò a Tokyo la fontana a 5 gocce. Si trattava di una fontana con una serie di gocce che cadevano in modo causale in punti prefissati creando dei disegni con le onde e, grazie a particolari microfoni posti nell’acqua, emettevano suoni che venivano amplificati.
Bruno Munari fu da sempre interessato al mondo dell’infanzia e nel 1977 riuscì a creare nella Pinacoteca di Brera a Milano il suo primo laboratorio per bambini dentro un museo.

ABC con fantasia di Bruno Munari realizzato per Danese – ©John Caserta (Flickr CC BY-NC 2.0)

Lampada Falkland

Durante il periodo in cui Bruno Munari viaggiava spesso in Giappone la ditta Danese lo contattò per la progettazione di una lampada. L’italiano volle creare una lampada da soggiorno economica, facile da montare e con un design pratico, resistente e lavabile. Tuttavia, le poche opzioni disponibili sul mercato erano fragili, assorbivano troppa luce e non erano lavabili. Così, Munari concentrò i suoi sforzi sulla ricerca di un materiale a basso costo che non ingiallisse e che permettesse il passaggio della luce arrivando all’utilizzo di stoffa e anelli metallici.
La lampada Falkland di Bruno Munari ha una forma unica che si genera in modo naturale grazie all’elasticità del tessuto, il peso e la rigidità degli anelli metallici che la compongono che lavorano insieme determinandone forma.

Bruno Munari negli anni 80 e 90

Nonostante l’età che avanzava l’artista milanese non smise mai di ideare opere d’arte. Le sue ultime opere spaziano dalle sculture fino ad arrivare alla grafica o alle strutture. Fu sempre molto attivo nei laboratori museali da lui ideati collaborando in prima persona come per esempio nel Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Bruno Munari realizzò la sua ultima opera pochi mesi prima di morire nella sua città natale il 29 settembre 1998.

Libro illeggibile del 1984 – ©Loïc Boyer (Flickr CC BY-NC 2.0)

Maria Giulia Parrinelli

©Villegiardini. Riproduzione riservata

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