In Cina, nella città di Shenzen, l’architetto Steven Holl ha progettato il Vanke Center, edificio dalla “spiccata orizzontalità”, lungo quanto l’Empire State Building è alto, sospeso su un giardino tropicale ricreato nel territorio paludoso compreso tra i rilievi montuosi Tianshuiku e il Mar Cinese Meridionale. L’intervento, completato nel 2009, include, oltre ai nuovi uffici della società immobiliare Vanke, un hotel, alcune residenze, un centro conferenze, una spa, un parcheggio e un ampio parco pubblico. L’opera ha saputo integrare architettura e natura con soluzioni tecnologiche d’avanguardia, il cui carattere innovativo è stato riconosciuto da importanti premi tra cui l’AIA NY Architecture Honor Award e Green GOOD DESIGN Award.

Architettura e suolo nel Vanke Center

Una vista dalla quota del parco verso il Vanke Center © trevor.patt (CC BY-NC-SA 2.0)
L’articolato sistema di risalita verticale del centro © trevor.patt (CC BY-NC-SA 2.0)

Il complesso edilizio, nella sua estensione, risolve con un gesto unitario il complesso brano di paesaggio, ponendosi come un organismo in elevazione che interagisce attivamente con il suolo.

Il corpo in sospensione è sostenuto da otto setti in cemento armato giustapposti a cubi vetrati, noti come “finestre Shenzhen”, che contengono le risalite verticali da cui è possibile ammirare la natura tropicale circostante. L’edificio, costituito da una struttura a ponte di altezza massima inferiore a 35 metri, comprende gli spazi dei nuovi uffici della società Vanke, un hotel e degli appartamenti. Le diverse funzioni sono articolate in un’architettura lineare dall’andamento sfrangiato, scandito nella parte inferiore rivolta verso il terreno, “il suo prospetto principale”, dalla variazione cromatica dei pannelli metallici di rivestimento, sui toni del blu, del rosso e del giallo.

Il volume inserito nel sottosuolo contiene un centro conferenze, una spa e un parcheggio, legati tramite rampe e cortili alle quote degli ambienti fuori terra.

Il piano del terreno è stato interpretato come un playground che, esito di una consistente opera di bonifica del suolo paludoso, è ispirato alle forme libere di Burle Marx nella composizione di un grande parco pubblico in cui si snoda la “macchina dei percorsi” tra interno ed esterno.

Horizontal Skyscraper”: un progetto site-specific

La composizione dei prospetti del Vanke Center © trevor.patt (CC BY-NC-SA 2.0)

La scelta di liberare il terreno dall’impronta dell’architettura ha generato un nuovo parco aperto alla popolazione locale, consentendo contestualmente un incremento della superficie permeabile. Infatti, l’area svolge un ruolo essenziale nella mitigazione del flusso delle acque piovane compiendo attività di assorbimento e filtraggio che preservano l’ecosistema autoctono.

Anche la scelta dell’orientamento dell’edificio è strettamente legata alle specifiche condizioni del luogo. Sono state studiate le correnti naturali per consentire la ventilazione naturale degli ambienti, mentre l’analisi del sole ha permesso di elaborare sistemi di involucro differente a seconda dell’esposizione. A questo proposito, alcuni fronti vetrati hanno schermature in alluminio controllate da sensori, altri invece sono costituiti da una doppia pelle nella cui cavità interstiziale si produce un moto convettivo di aria che contribuisce al mantenimento di un microclima interno ideale. Queste soluzioni tecnologiche, abbinate a un efficiente impianto fotovoltaico presente in copertura, hanno portato l’edificio all’ottenimento della certificazione LEED Platinium, un sistema statunitense di classificazione dell’efficienza energetica.

Il progetto e la costruzione del Vanke Center sono illustrati nel libro di Steven Holl “Horizontal Skyscraper”, pubblicato nel 2011, in cui l’opera è stata definita “in parte edificio, in parte paesaggio e in parte infrastruttura”.

Andrea Zanin

 

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