Sino al prossimo 19 febbraio, al Museo Spazio Tadini di Milano, proseguirà la personale di Tobia Ravà, pittore padovano, attivo a Venezia.

I suoi studi artistici (Scuola Internazionale di Grafica di Venezia e Urbino) si sono completati con una laurea in semiologia delle arti, presa a Bologna, dove era allievo, fra gli altri, di Umberto Eco.

Ha esposto in numerose personali e collettive in Italia e all’estero, entrando a far parte di collezioni pubbliche e private. La visibilità dei suoi lavori, già significativa in Europa, ha interessato anche il continente americano e il Giappone.

E’ stato definito “artista tra i più enigmatici del nostro panorama creativo“, perché molte sue opere contengono simboli e numeri, dispiegati lungo sequenze misteriose, non solo legate alla “campitura” delle forme.

Sicuramente, ogni disposizione alfanumerica è, in qualche modo, anche racconto, narrazione. Le forme sono prevalentemente paesaggi, i mattoni che le costruiscono sono oggetti simbolici, atomi delle geometrie dipinte.

La Kabbalah e le rispondenze tra i numeri e le lettere dell’alfabeto ebraico (Ravà ha lungamente studiato l’iconografia di questa cultura), fanno da trama ai suoi lavori. Un collante creativo è la sua passione per la matematica, che l’ha portato anche a formulare una congettura sulle periodicità digitali della successione di Fibonacci.

I dipinti, così, mostrano panorami, tratti e volute di colore intrisi di archetipi culturali e richiami alla scienza, all’epistemologia.

Il titolo dell’esposizione riassume un po’ tutte queste considerazioni … “l’arte e la matematica“.

Le immagini in galleria e copertina sono state scelte tra quelle già proposte online dal museo.