Visitare il Parco di San Liberato è un’esperienza che vale la pena di ripetere  in più stagioni: in primavera le fioriture sono tanto belle da stordire; la collezione di rose, antiche e no, dalle mille tonalità, le camelie, i ciliegi giapponesi, il Liriodendron tulipifera (chiamato anche albero dei tulipani per via dei suoi fiori) che vigila la villa padronale , le ninfee, le Choysia ternata, profumate, sono un tripudio per la vista e l’olfatto. Nella stagione autunnale l’incanto si ripete; una sinfonia di colori, in tutte le sfumature del giallo e del rosso, accende le chiome degli esemplari.

Il giardino, o per meglio dire, il Parco Botanico, sembra che da sempre sia custode della villa padronale e della chiesa romanica sul lago di Bracciano. L’armonia della disposizione, il gioco reciproco fra le piante, la perfetta fusione con il paesaggio circostante, lo rendono senza tempo. Il merito va al conte Donato Sanminiatelli, storico dell’arte e grande appassionato di giardini, a sua moglie, Principessa Maria Odescalchi e al paesaggista Russel Page che ne costruì il disegno dialogando costantemente con la natura del luogo e il suo genius loci.

“I lavori richiesero quindici anni di dedizione e creatività. Davanti alla villa c’era solo un grande prato. Quando Russel Page arrivò per la prima volta a San Liberato, nella primavera del 1964, accettò di buon grado l’incarico di trasformare questo luogo. Iniziarono così lunghe conversazioni sulla scelta delle piante, sul carattere del giardino, sulla suddivisione degli spazi, sugli schemi dei pieni e dei vuoti, sulla gamma dei colori, che tennero piacevolmente occupati Donato e il paesaggista inglese per molti anni”, racconta Maria Odescalchi.

San Liberato si accende d’autunno dei magnifici colori delle Nyssa, dei pruni, delle querce, del giallo acceso del Liquidambar, del giallo crema del Liriodendron tulipifera , delle Parrotia persica, degli aceri canadesi e giapponesi. La zona del laghetto, ai confini della proprietà è stata curata personalmente e con grande maestria da Maria. Il gazebo ricoperto di glicine, le piante acquatiche, le ninfee e le graminacee, piantate sulle sponde dello specchio d’acqua, ne fanno un luogo di delizia. Le lunghe chiacchierate sul verde e i suoi segreti hanno prodotto buoni frutti. La calma, la serenità che infonde San Liberato, racconta l’armonia del giardino che degrada con grazia nei boschi circostanti con lo sfondo prezioso le dolci acque del lago.

ANTENNE

Lo spirito del luogo

Della proficua intesa fra i committenti e il progettista e del felice risultato raggiunto, Russel Page scrisse “Non conosco giardino più magico di questo, talmente grande è l’atmosfera di tranquillità, il giusto rapporto degli alberi e dei boschi con il lago, le colline, il cielo, le semplici distese dei giardini, i boschi e i campi degradanti dove persino i dettagli delle sezioni più coltivate sono composti in silenziosa armonia.
Se considero questo giardino particolarmente bello è perché noi, i proprietari ed io, siamo sempre stati attenti alla natura del luogo nel sistemare ogni pianta. Abbiamo realizzato sentieri, prati e aiuole per incorniciare e sottolineare, accentuare e concentrare la visibile presenza incarnata nelle caratteristiche fisiche del lago”. Russel Page, nato in Inghilterra nel 1906 e scomparso nel 1985, è stato uno dei grandi paesaggisti del 900.

Aperto ai visitatori

Dal Bozzetto originale del Parco Botanico disegnato da Russel Page se ne evince la disposizione. Il giardino di San Liberato si apre ai visitatori, su prenotazione, in due momenti dell’anno: dall’1 maggio al 15 giugno e dal 15 settembre al 15 novembre (sanliberato.it). La sua storia è ben raccontata nel libro “I Giardini di San Liberato” di Daniele Mongera pubblicato nel 2009 da Grandi Giardini Italiani (grandigiardini.it).
Per le foto storiche si ringraziano l’American Academy di Roma e la casa editrice Electa.

https://www.villegiardini.it/colori-d-autunno/

TESTO DI MARGHERITA DALLAI / FOTO DI DARIO FUSARO