Una scultura serpeggiante coloratissima

In contemporanea con la 57a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, spunta sull’Isola veneziana di San Giorgio Qwalala, una nuova monumentale scultura realizzata dall’artista americana Pae White.

Si tratta della seconda installazione temporanea (dopo Glass Tea House Mondrian di Hiroshi Sugimoto) a essere commissionata da Le Stanze del Vetro.

Che cos’è Qwalala?

Un muro curvo realizzato con migliaia di lingotti di vetro colati a mano dall’azienda veneta Poesia Glass Studio. Lunga 75 metri e alta 2.4 metri, l’opera che ricorda un serpente dalle linee sinuose, occupa l’intera area di fronte a Le Stanze del Vetro. Il titolo dell’installazione, Qwalala, è un termine coniato dalla tribù di nativi americani Pomo e fa riferimento al corso serpeggiante del fiume Gualala nella California del nord che l’opera vuole richiamare, sia nella sua struttura che nel layout.

Circa la metà dei mattoni è in vetro trasparente mentre i restanti sono un turbinio di 26 colori diversi. Da lontano questi mattoni riescono  acreare un motivo astratto, pittorico, mentre ad uno sguardo più ravvicinato rivelano una miriade di dettagli. Il layout e la combinazione dei colori sono stati scelti dall’artista tra migliaia di combinazioni casuali generate al computer con l’utilizzo di un software ideato ad hoc per il progetto.

Apparentemente semplice nella forma, il muro esplora i limiti del vetro come materiale costruttivo e testimonia l’interesse di Pae White nel combinare materiali comuni e tecnologie, artigianato tradizionale e ingegneria avanzata, e nell’utilizzare l’industria manufatturiera per sfidare i limiti di ognuno di essi.

Il risultato si può interpretare sia come una scultura che evoca l’architettura sia il contrario, come architettura che evoca la scultura.

Il progetto sarà accompagnato da un libro pubblicato da Verlag der Buchhandlung Walther Koenig.

Un’opera con cui interagire

Al visitatore non viene chiesto solo di ammirare Qwalala, ma anche di camminarci accanto, passando da una parte all’altra attraverso le due aperture posizionate nella struttura. Perché i muri possono essere trasparenti, valicabili, diventare ponti e non barriere.

 

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