TESTO DI TOTO BERGAMO ROSSI / FOTO DI JEAN-FRANCOIS JAUSSAUD

Palazzo Mocenigo “Casa Nova”, detto anche “Nero”, è uno dei quattro palazzi sul Canal Grande costruiti dalla famiglia che diede sette dogi alla Serenissima

I Mocenigo, secondi solamente ai Contarini, diedero 7 dogi alla Serenissima. Fu l’unica famiglia a possedere ben quattro palazzi comunicanti tra loro sul Canal Grande. Il primo, detto Casa Vecchia, fu ricostruito nel 600 e ricorda i modi del Longhena. Un altro ramo della stessa famiglia acquistò dai Falier alcune proprietà adiacenti alla Casa Vecchia, e verso il 1570 costruì la Casa Nova, con una facciata classicheggiante completamente costruita in pietra d’Istria. Pochi anni dopo la Casa Vecchia e la Casa Nova furono collegate tra di loro tramite la costruzione dei due palazzi gemelli, i quali erano decorati da affreschi di Benedetto Caliari sulle facciate. La fabbrica della Casa Nova, detta anche Mocenigo Nero (per le spesse patine che nei secoli si sono formate sulla facciata) è stata attribuita ai più celebri architetti della seconda metà del Cinquecento, come Andrea Palladio, Guglielmo dei Grigi, Alessandro Vittoria e il Da Ponte, ma all’oggi non ha ancora trovato una precisa paternità. Gli interni erano ricchissimi di importanti raccolte d’arte. In alcune sale si trovavano, fino a pochi anni prima della seconda guerra mondiale, il soffitto di Gian Battista Tiepolo, raffigurante l’Aurora che disperde le nubi della notte, ora conservato presso il Museum of Fine Arts di Boston e il celebre soffitto a comparti di Sebastiano Ricci, ora installato alla Gemaldegalerie di Berlino.

La famiglia de Robilant, erede dei Mocenigo di San Samuele, alienò quasi completamente il prezioso patrimonio artistico dei palazzi. L’armatore Arnaldo Bennati, acquistò il palazzo poco prima dello scoppio della Seconda Guerra. Abile uomo d’affari, restaurò completamente l’edificio, al quale fece aggiungere una nuova ala e il giardino dall’entrata di terra. I maestri mosaicisti muranesi, all’epoca attivi presso l’Hotel Bauer, decorarono alcuni ambienti del palazzo con motivi tipici dell’Art Déco. Parte del palazzo è ancora di proprietà della nipote dell’armatore Bennati, Francesca Bortolotto Possati.