“Il cavaliere errante” – Kandinskij

A marzo, è stata inaugurata, al MUDEC – Museo delle Culture di Milano – una mostra speciale,  dedicata al pittore russo Vasilij Kandinskij. S’intitola “Il cavaliere errante” e resterà aperta sino al prossimo 9 luglio.

La location

Il MUDEC è un museo a forte connotazione interculturale, nato negli anni ’90, quando l’ex-zona industriale Ansaldo è stata trasformata, dal comune di Milano, in spazio destinato alla cultura.

Gli spazi post-industriali, in Europa, hanno subito spesso questa trasformazione in incubatori della creatività; al MUDEC, però, sono comparsi anche laboratori, spazi creativi ed espositivi, con un “mood” particolare.

Nel progetto museale, troviamo il gusto per la ricerca etnografica, i diversi linguaggi espressivi e un taglio antropologico.

Kandinskij – il percorso

Vasilij Kandinskij nasce a Mosca nel 1866 e, fin dall’infanzia, sviluppa un’incontenibile passione per l’arte. Non segue un percorso formativo tradizionale, tant’è che studia giurisprudenza e si laurea in quella disciplina.

Il suo istinto creativo, però, non si spegne e Kandinskij rifiuta un posto di docente universitario per spostarsi a Monaco, studiare pittura e sviluppare il suo talento.

Visitando una mostra di Monet, osserva un’opera del maestro da una prospettiva particolare, si emoziona per le forme, i colori e dimentica il tema riprodotto, innescando la ricerca che ne farà uno dei più grandi pittori astratti del XX secolo.

Durante la rivoluzione d’ottobre, Kandinskij torna a Mosca, dove inizia a lavorare in ambito educativo. Nel 1921, riparte per la Germania e, a Berlino, vivrà l’esperienza del Bauhaus, la celebre scuola d’architettura, arte e design.

L’avvento del regime nazista lo costringe alla fuga; bollato come artista “degenerato“, viaggia alla volta di Parigi, dove resta sino al termine dei suoi giorni. Muore nel 1944.

La mostra

La mostra, ripartita in 4 segmenti, mette in fila 49 quadri e decine di icone, stampe e decorazioni realizzate dall’artista.

Partendo dalla fine dell’ottocento, viene narrato il viaggio multi-dimensionale dell’arte di Kandinskij, dalla tradizione iconografica e archetipica delle origini fino alla fase dell’astrazione più pura.

Le tappe dell’esposizione

La prima sezione della mostra è “Vologda: il viaggio dentro il quadro“; viene ripercorsa la tradizione russa che ha fatto da scenografia alla sua formazione umana ed esistenziale.

Colori e decorazioni, abiti, oggetti, giochi e tessuti diventano i protagonisti di quell’arsenale di ricordi che, nel confronto esperienziale, alimenterà la sua arte.

La seconda sezione è “Il cavaliere errante“. Il clou del segmento è lo straordinario dipintoSan Giorgio e il Drago“. Lì – e nelle altre opere circostanti – troviamo l’infanzia emozionale di Kandinskij, la fiaba, la famiglia.

La fiaba è un elemento fondante del suo immaginario: cavalieri, draghi e principesse perderanno, nel tempo, le loro forme, ma saranno sempre presenti nel “teatro” del suo inconscio.

La terza sezione è “Mosca madre“, che narra il suo rientro in Russia e i momenti di flash-back innescati, la riattivazione degli elementi figurativi – il “canto del cigno” prima del salto nell’astratto.

La quarta e ultima sezione è la “Musica dell’astrazione“; i suoi lavori abbandonano definitivamente il mondo del reale e troviamo il Kandinskij più celebre, quello in cui la sinestesia esplode … forme e colori si parlano.

Il giallo, che riempie i suoi triangoli, rappresenta una grande energia vitale, una spinta centrifuga, capace di evocare suoni squillanti.

L’azzurro è il colore della gravità, che ci riporta al centro. È più freddo e segue traiettorie sottili, accompagnato da un suono di flauto.

Il rosso, campitura delle forme quadrate, rappresenta la passione, mentre, tutt’attorno, punti, linee e superfici, come nel titolo del suo testo divulgativo, raccontano frullati d‘emozioni e pensieri.

Multimediale

In questa sezione, alcune opere sono state trasposte in chiave multimediale e interattiva; i visitatori possono sperimentare sinestesie vive, toccando le superfici per cambiarne profili e colori.

Kandinskij ha scritto“… per anni ho cercato di ottenere che gli spettatori passeggiassero nei miei quadri: volevo costringerli a dimenticarsi, a sparire addirittura lì dentro …”.

Ci riusciva ancor prima dell’avvento delle nuove tecnologie e qui … è ancora più vero.

Le immagini della cover e della galleria sono tratte dal sito internet del MUDEC, che vi consigliamo di visitare.