Al Meet di Milano l’arte digitale e immersiva trova uno dei contenitori e dei contest internazionali più adatti alla diffusione della cultura dell’AI (Intelligenza Artificiale).

Il Meet di Milano

Il MEET milanese è un centro multifunzionale di cultura digitale di valenza mondiale. È nato, nel 2018, dallo ‘spin off’ del programma-piattaforma di incontri “Meet the Media Guru”, col sostegno della Fondazione Cariplo (gruppo Intesa Sanpaolo). Maria Grazia Mattei è la fondatrice del nuovo spazio, di cui ha assunto la presidenza.

Gli incontri itineranti di Meet the Media Guru, sin dal 2005, si occupano di disseminazione e condivisione di idee ed esperienze veicolate dai nomi più celebri della cultura digitale internazionale.

Al MEET di Milano conferenze e momenti divulgativi vengono affiancate da mostre a tema, workshop e laboratori esperienziali. Il centro è rapidamente divenuto uno dei nodi italiani più attivi nel network internazionale dell’innovazione digitale.

Iniziative di scambio, progetti avanzati, espressione artistica e culturale completano le dinamiche di condivisione e osservazione dell’orizzonte digitale, in partnership planetarie.

La sede del MEET

Nell’autunno del 2020, il nuovo centro ha collocato il proprio quartier generale nella bellissima sede in Porta Venezia. Si tratta di un palazzo d’inizio novecento, ridisegnato come un ‘new media container’ da Carlo Ratti, architetto e urbanista torinese, che opera anche a New York e al MIT.

Distribuito su 1500 metri quadri e tre piani, il MEET si definisce “casa per il digitale”, un’abitazione di fatto ‘aperta’, perché costantemente connessa ai vari network digitali.

Monica Bello al MEET VilleGiardini stileitaliano villegiardini.it
Incontri con Monica Bello al MEET – Foto @L. Marenda CC BY SA 2.0

Gli spazi operativi del MEET

Il MEET dispone di una struttura piuttosto articolata, imperniata sulla cosiddetta Scala abitata.

La scala abitata

Si eleva nel cuore dello spazio milanese e collega i piani e gli ambienti, mutuando, di volta in volta, funzioni complementari di palcoscenico o workspace. Come molti interni del MEET, veste di arancione, il colore della creatività, dell’armonia e dell’apertura per diverse culture.

Il Teatro interno

Il Theater si trova al piano terra e offre una disponibilità di 180 posti, avvolti da tre superfici di proiezione. Lì si svolgono gli incontri e i convegni, col supporto di tecnologie raffinate.

La sala immersiva

L’Immersive Room occupa ben 250 metri quadrati al primo piano e si raggiunge con un percorso che attraversa sale espositive e introduttive. Oscurabile e parzialmente indipendente, annovera ben 15 proiettori per il 4K, clou della sua tecnologia immersiva, con un impianto di alta qualità, per la diffusione del suono.

Le pareti proiettabili coprono i tre quarti della sala, che può ospitare allestimenti e installazioni, più o meno interattive.

La galleria

Il primo piano include anche la Gallery (sul percorso introduttivo alla fase immersiva), uno spazio modulare a più sale, con pareti mobili in grado di includere device audiovisivi.

Gli altri ambienti

Il Team & Lab Area del secondo piano (aree di sviluppo e formazione) e MyMeet Lounge al piano terreno (dedicata ai momenti relazionali con in visitatori) completano l’apparato strutturale del MEET. Un sapiente design illuminotecnico, curato da Artemide – altro partner del centro – decora con eleganza l’architettura polifunzionale.

Barabasi nella sala immersiva MEET VilleGiardini stileitaliano villegiardini.it
L’opera di arte generativa di Barabasi nella sala immersiva del MEET – @Barabasi / MEET

Un’ispirazione: l’IwB di Toronto

Il progetto del MEET richiama la filosofia e il mood di un altro partner internazionale del centro, il George Brown College di Toronto. L’ateneo canadese include L’Institute without Boundaries (letteralmente: istituto senza confini), specializzato in progettazione condivisa e multidisciplinare.

Un ex-allieva dell’IwB, Carmen Paz, lo ha definito “… the place where creative minds come together and learn how to solve problems” (“… il luogo in cui le menti creative s’incontrano e imparano a risolvere i problemi”).

Le attività del MEET

Oltre alle mostre, ai convegni, ai workshop, ai progetti artistici e digitali (finanziati dall’Unione Europea) e alle sessioni esperienziali digitali, citati sopra, il MEET offre un concreto sostegno ai giovani talenti espressivi che vogliono sperimentare la versatilità e i linguaggi del digitale.

Meet di Milano l’arte digitale e immersiva – eventi e mostre

Citiamo nel seguito alcuni tra gli eventi performativi ed espositivi più interessanti offerti recentemente dal MEET Digital Culture Center.

The Art of Connection – Albert-László Barabási (08/02/23 – 16/04/23)

È tuttora attuale la mostra che ospita gli studi e le creazioni di Albert-László Barabási, fisico, esperto di informatica e AI, nonché artista di fama mondiale. Egli ha dato una rappresentazione visual e, talvolta, sonora al concetto stesso di rete, applicandolo a diversi ambiti della ricerca e della quotidianità.

Fondatore del BarabásiLab, una punta di diamante della ricerca nel settore, ha cercato, per anni, di rappresentare, prima in 2D e poi in 3D, con corredo di movimenti cinematici e sonoro, le enormi moli di dati che avvolgono le nostre vite. Ha creato pattern suggestivi che rappresentano reti, nodi, connessioni e inviluppi di grande effetto visivo.

Internet è la rete che ne contiene mille altre; di alcune Barabasi cerca di rappresentare estensione e intrecci. Ha ‘dipinto’ digitalmente la messe di articoli e pubblicazioni scientifici in alcuni settori, le citazioni ricorrenti dei linguaggi, i cataloghi delle patologie del sistema nervoso, sterminati archivi per la conservazione culturale e altri oceani di dati.

Ancora Barabasi nella sala immersiva MEET VilleGiardini stileitaliano villegiardini.it
Ancora l’arte digitale di Barabasi nella sala immersiva del MEET – @Barabasi / MEET

Dopo il percorso nella gallery, la mostra raggiunge il climax nella sala immersiva, con un’installazione, veicolata dai proiettori, della summa del pensiero di Barabasi.

Meet the Media Guru: MONICA BELLO (2022)

Nel mese di novembre dello scorso anno, il MEET ha ospitato la conferenza e gli allestimenti dedicati a Monica Bello, storica dell’arte spagnola, scelta dal CERN come curatrice artistica del centro internazionale.

Di recente, il CERN ha battezzato interessanti progetti creativi, che abitano la terra d’incontro tra arte espressiva e schemi astratti della fisica delle particelle.

AI4Future (2022)

A settembre dell’anno scorso si è tenuta la mostra dei laboratori urbani di AI4Future, sviluppata in sinergia con Sineglossa, un’organizzazione culturale transdiciplinare.

L’espressione AI4Future, crasi di Intelligenza Artificiale per il futuro, indica un gruppo che crea allestimenti dimostrativi e divulgativi sull’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie.

Giuliana Cuneaz (2022)

Nella primavera del 2022, Il MEET Digital Culture Center ha ospitato un nuovo progetto dell’artista valdostana Giuliana Cunéaz. Si trattava di un percorso immersivo al confine tra arte e tecnologia, ispirato al pensiero del celebre fisico statunitense Richard Feynman.

Nelle sue creazioni tridimensionali, la Cunéaz ha rappresentato nanoscienze, mondi virtuali e intersezioni tra digitale e analogico, passando per sculture, dipinti e video opere.

Mauro Martino e gli NFT (2022)

Nel mese di settembre 2022, Mauro Martino ha realizzato al MEET un’installazione immersiva, con l’obiettivo di mostrare una mappatura della rivoluzione degli NFT. Si trattava di in un ‘data-film’, mix di dati e modelli AI, classificati come “Not Fungible Token” (una delle facce dell’economia dell’arte nel futuro).

Refik Anadol al MEET VilleGiardini stileitaliano villegiardini.it
Refik Anadol al MEET – Foto @MEET Digital Culture Center CC BY SA 2.0

Refik Anadol (settembre 2021-febbraio 2022)

Il culmine degli eventi recenti al MEET di MIlano è stata senz’altro l’installazione dedicata di Refik Anadol, probabilmente il più grande artista digitale del momento. Con “Renaissance Dreams” l’artista ha reso onore ai temi chiave del Rinascimento Italiano.

Partendo da un  milione di immagini e testi correlati dell’arco temporale 1300-1600, Anadol e il suo team tecnologico hanno ‘messo in scena’ un percorso virtuale nel cuore nobile della nostra storia artistica..

Refik Anadol, nato nel 1985 a Istanbul, capitale della Turchia, è da anni un media artist, un regista visionario e uno sperimentatore dell’estetica dell’AI. Vive in California, a Los Angeles, dove gestisce il suo studio-laboratorio e insegna all’UCLA.

L’approccio altamente tecnologico e, nel contempo, straordinariamente poetico di quest’artista, lo ha portato fino al MoMA di New York, con la mostra Unsupervised, che rilegge due secoli di opere d’arte attraverso algoritmi d’intelligenza artificiale restituiti da un visual digitale molto suggestivo.

Paolo Servi

©Villegiardini. Riproduzione riservata

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