Marisa Merz, la signora dell’Arte Povera

Marisa Merz: the Sky is a Great Place è il titolo della retrospettiva dedicata a questa grande artista poliedrica e unica rappresentante femminile del movimento dell’Arte Povera italiana della fine degli anni Sessanta, inaugurata il 24 gennaio al Met Breuer di New York.

Una mostra, che presenta un centinaio circa di opere tra sculture, pitture e installazioni realizzate dall’artista nel corso di cinquant’anni, con il supporto prezioso della figlia Beatrice Merz, fondatrice e presidente della Fondazione Merz di Torino.

Un percorso, quello di Marisa Merz, completamente indipendente e personale, utilizzando mezzi espressivi sempre differenti, dal disegno, alla scultura, passando per la pittura e l’nstallazione.

Per quest’artista dalle mille sfaccettature, tutto deve ruotare intorno alla manualità del fare artistico, con un recupero continuo delle tecniche dell’artigianalità femminile, come il cucito e l’intreccio, dove la sfera pubblica si mischia alla sfera privata, fatta di ricordi e racconti personali.

Tra i lavori più importanti ricordiamo le sculture di lamine di alluminio, dalla forma irregolare e gli oggetti leggeri realizzati con fili di rame e ferri da maglia.

A metà degli anni Settanta, l’artista inizia a modellare una serie di piccole teste realizzate in argilla non cotta talvolta rivestite con pigmenti luminosi o dorature, e racchiuse nella cera.

Contemporaneamente e senza interruzione fino ad oggi, Marisa Merz si dedica alla realizzazione di disegni e dipinti, i cui soggetti principali sono volti e fisionomie in particolare femminili.

Composte da fugaci linee arabescate e rese con tratto veloce queste figure si distaccano da qualsiasi contesto, fissandosi in uno stato di sospensione del tempo.

La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato dall’ Hammer Museum di Los Angeles, che ospiterà la retrospettiva dal 4 giugno al 4 settembre 2017.

Vademecum:

The Met Breuer, New York 24 gennaio – 7 maggio 2017

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