Il MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma, ospiterà fino al 17 aprile, in via Nizza, la mostra dedicata all’artista Anish Kapoor, assente da 10 anni dall’Italia.

La vita

Anish Kapoor è nato in India, a Bombay, nel 1954 e oggi vive e lavora a Londra.

Di padre indiano e madre ebrea e nata in Iraq, studia elettronica in Israele; poi, grazie alla nazionalità indiana, si sposta a Londra, dove si iscrive alla sua prima scuola d’arte e conosce il suo futuro maestro, Paul Neagu – artista plastico e pittore.

Il percorso creativo di Kapoor si sviluppa tra scultura e architettura. Egli attinge spesso alla sua storia personale, per caratterizzarsi come artista che cammina sul punto di fusione tra cultura orientale e occidentale.

Tiene la sua prima personale nel 1980, a Parigi e, solo 10 anni dopo, rappresenta la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia. Nel 1991, viene insignito del Turner Prize – premio britannico per l’arte contemporanea.

Da allora ottiene un successo crescente e viene premiato un po’ in tutto il mondo. Le sue sculture sono presenti al MOMA di New York, alla Tate Gallery di Londra al Guggenheim di Bilbao e in piazze prestigiose come Milano, Berlino, Città del Messico, Mosca, Versailles, Istanbul, Chicago e Sydney.

La tecnica

La sua scultura nasce da tecniche plastiche multiformi che utilizzano svariati materiali: marmo, granito, ardesia, superfici di specchi deformanti, acciaio, silicone stratificato e dipinto e cera.

E’ sempre molto attratto dalle dinamiche di riflessione, di fusione e, talvolta, di annullamento delle immagini. Ama gli assoluti complementari come concavo e convesso, luce e oscurità, lucido e opaco e altre metafore dell’eterna contrapposizione fra ordine e caos.

Il colore, per lui, riveste un’importanza fondamentale, ritiene che modifichi lo spazio che lo contiene e che non sia solo sostanza coprente ma quasi un luogo del pensiero e dell’anima.

Ha lavorato molto sul rosso e sul nero; un rosso spesso intenso che vira al nero, come quello del sangue e, quindi, della vita.

Auto-analisi

Il nero lo affascina al punto da portarlo a sperimentare il vantablack, creato in laboratorio e capace di assorbire fino al 98 per cento della luce. È  un colore quasi assoluto, che lo ha intrigato per il senso di vertigine e sospensione del tempo che può indurre nella percezione, a quel punto costretta a rivolgersi all’interno.

Il suo lavoro è quasi un’auto-analisi, in cui cerca di far emergere stimoli creativi. Intervistato, ha dichiarato che, spesso, l’attività di un artista è prendere sul serio qualcosa di apparentemente “stupido”, col rischio del fallimento e la possibilità di incontrare qualcosa di nuovo.

Le immagini della cover e della galleria sono tratte dalla pagina dedicata dal Macro alla mostra di Kapoor. Vi invito comunque a visitare anche il sito ufficiale dell’artista … persino il menu di consultazione ha tratti artistici e svela, per colori, le direzioni prese dal suo lavoro, poi comunicato attraverso bellissime immagini.