Villa San Giacomo, la casa nella campagna piemontese del primo presidente della repubblica italiana, Luigi Einaudi (1874-1961), costituisce un bell’esempio di edilizia rurale del XVIII secolo. E’ circondata da un ampio giardino e immersa in boschi e vigneti, ma, soprattutto, conserva ancora al suo interno un luogo centrale per comprendere il suo primo proprietario: la biblioteca.

Da Torino Dogliani può raggiungersi per varie strade: se si vuole più velocemente imboccando la Torino Savona con uscita Marene. Oppure, impiegando più tempo, passando per Moncalieri, poi per Carmagnola, in un tragitto nel bel mezzo della campagna piemontese, collinare e disseminata di vigneti. In questo periodo, cioè in Ottobre, tappa d’obbligo è Alba, che festeggia proprio adesso la Fiera del Tartufo, di cui la varietà bianca, che non è coltivabile, diventa sempre più rara e cara per l’abbandono del sottobosco.
Torino è come se si prolungasse avviluppando questi piccoli centri con le sue periferie, tutte in prevalenza disseminate di rotonde cementate con supermercati o distributori di benzina. Ma, arrivati a Dogliani, la grande città è alle spalle e ci si trova ormai in aperta campagna, indotti dall’evidenza a constatare come siano splendide l’intera zona e, in particolare, la porzione occupata dai Poderi e dalla villa San Giacomo di proprietà della famiglia Einaudi.
Cresciuto proprio a Dogliani, dopo che vi si era dovuto trasferire all’indomani della morte del padre, Luigi Einaudi, nel 1897, a soli 23 anni, acquistava una cascina settecentesca dalla vedova del Conte Marenco. Nei decenni a seguire questa sarebbe stata destinata a diventare un luogo di memoria per l’intera famiglia Einaudi e una casa-azienda modello, legata alla cultura piemontese e alla sua parsimonia. Il suo proprietario, infatti, non abdicò mai alla modestia essenziale dell’uomo di semplici, ma nobili virtù, e, perfino da Capo dello Stato non rinunciò una volta a partecipare all’annuale vendemmia.
La casa all’esterno appare circondata da un grande giardino e poco lontano da un boschetto, in cui passeggiando è possibile imbattersi ancora nella panchina fatta posizionare lì proprio dal Presidente per poter ammirare in solitudine il panorama antistante. Mentre, l’interno della casa si articola in varie stanze elegantemente arredate secondo il sobrio stile della famiglia e sui cui dettagli sarebbe possibile dilungarsi. Simbolo di San Giacomo è, tuttavia, lo storico studiolo del Presidente e l’adiacente biblioteca. Lo studiolo, posto a metà di una scala che sale e scende per la biblioteca, si fa notare per l’essenzialità. Vi sono presenti, infatti, specchio del rigore dell’occupante, solo: uno scrittoio, un telefono e una sedia. Mentre la biblioteca si caratterizza, all’opposto, per il suo pesante mobilio scuro di gusto ottocentesco. Tanto era forte l’affetto di Luigi Einaudi per quella stanza che, in una lapide del 1959, posta all’ingresso della villa, vi fece incidere alcune frasi in cui raccomandava ai tre figli – Mario, Giulio e Roberto – e ai nipoti il decoro per le cose e, in particolare, «per i libri collezionati con grande amore».
Oggi la gran parte dei preziosi volumi che la componevano sono conservati alla Fondazione Luigi Einaudi di Torino, ma la biblioteca ricorda ancora, come la lettura per Luigi fosse la base di tutto. Scriveva lo storico Delio Cantimori, collaboratore della celebre casa editrice Einaudi fondata da Giulio, uno dei tre figli di Luigi: “Anche l’informazione comincia con la ricerca di qualche libro o qualche scritto che aiuti a far meglio quel che ci piace fare… Poi occorre quel certo ‘non so che’ che è il talento, e poi, un’esperienza fondata sull’esercizio, sull’attenzione e su una paziente disciplina”.
Non è un caso che siano poche le foto d’archivio che ritraggono Luigi Einaudi senza un volume in mano …