“A man is a success if he gets up in the morning and goes to bed at night and in between does what he wants to do.” – Bob Dylan

“…suggestioni, piccole frasi, momenti vissuti, citazioni da condividere” impresse su lucide fasce di metallo. Pensieri e parole plasmati dalla mente dell’orafo fiorentino Fabio Corsini. Esegeta della propria realtà spirituale, porta avanti l’attività di famiglia nella creazione di opere uniche, forgiate dal fuoco di un raffinato lavoro personale. 

Oltre alla tecnica, quali sono stati gli insegnamenti di tuo padre?

Fin da piccolo ho passato molto tempo insieme a lui, nel suo laboratorio, guardandolo lavorare. Sono state le mie prime lezioni, e crescendo ho iniziato a sperimentare. Non sono interessato all’oreficeria in senso classico, probabilmente se mio padre avesse fatto il pittore, forse lo sarei diventato anch’io. Mi ha insegnato molto: la tecnica, le regole basilari, i principi fondamentali e soprattuto la libertà, nella vita e nel lavoro. Ho ricevuto un educazione aperta, fondata su lealtà e onestà, che tutt’oggi mi accompagnano rendendomi ciò che sono. Mai sono stato forzato a intraprendere il suo stesso percorso professionale, anche perché, nel caso, avrei sicuramente fatto il contrario… Cerco la libertà nell’approccio alla vita e al lavoro, nell’espressione dei vari aspetti del mio percorso, riflessi nell’estetica dei miei gioielli. I momenti morti, di perdizione e disorientamento, sono stati passaggi fondamentali del processo creativo, anche nell’ozio e nell’errore, alla fine, viene raggiunto un risultato.

Cosa alimenta la tua creatività?

L’osservazione: essere ricettivo nel capire le tendenze del momento, avere sempre un occhio clinico e cinico, ma non solo nella moda, nella vita, nel mondo, nella società che si evolve, che magari peggiora, che avanza. É  fondamentale avere poi un pensiero etico e morale, riflesso nell’arte. Trovo ispirazione direttamente nell’atto pratico, quando metto in moto mani e testa. Il banco di prova è sempre stato il lavoro, non tanto il disegno ma più che altro la manipolazione.

Ci sono stati d’animo che ti accompagnano più di altri?

La tristezza, in giuste dosi, aiuta la creatività ad esprimersi. Quando mi rifugio nella solitudine, riesco a creare di più. In adolescenza è quasi una condizione che si autogenera: “voglio essere un po’ triste, almeno riesco a fare qualcosa”. Negli anni poi riesci a gestirla meglio, ad essere più consapevole nella gestione degli stati d’animo. Quello che voglio è esprimere positività e radiosità attraverso i miei gioielli: dietro c’è un mondo, di angoscia e felicità. Tutti avvertiamo queste sensazioni, e ne abbiamo bisogno, specialmente nell’arte. 

Ti piace leggere?

Mi piace leggere, soprattutto saggi. Scrivo, è sempre stata una mia passione, arrivata attraverso periodi non felici, momenti della vita in cui sei più solo, durante l’adolescenza, quando devi trovare uno spazio nella società, capire chi sei e cosa vuoi. La scrittura mi ha aiutato più volte. Pensieri molto intimi che non condivido con nessuno, pagine e pagine di parole segrete. Ricordo quei momenti come attimi che non voglio rivivere, perché la tristezza, seppur necessaria, basta viverla una volta. Con il tempo sono riuscito, elaborando e riportando su carta i miei tormenti, a liberarmi. Adesso scrivo sui gioielli. É  come se la vita stesse srotolando una serie di passaggi, sofferti e fortunatamente vissuti, dando un senso ai momenti di solitudine e malinconia.

Ascolti musica?

Si, sempre. Ascolto solamente Virgin Radio, mai Spotify o dischi, benché ne abbia molti e ne sia un grande appassionato. Lavorando ho bisogno di una voce che mi accompagni, solo la musica mi annoierebbe. Partire con Paola Maugeri la mattina mi dà una grande carica, persona piena di vita, mi ritrovo molto in ciò che dice e nella musica che trasmette. Parole e musica, specialmente rock, sono le mie passioni, fin da piccolo.

Quali sono le fasi per la realizzazione, ad esempio, di un bracciale?

Si parte dalla fusione, si plasma il lingotto, da lì viene modellata la forma, poi attraverso fasi artigianali metti in tondo il tuo bracciale e inizia l’incisione della frase, talvolta personalizzabile. Avverto molto interesse da parte delle parsone verso l’ultimo passaggio, tuttavia non ho scelto questo tipo di gioiello per personalizzarlo a seconda dei gusti personali, ma per affermarmi esprimendo me stesso e ciò che riesco a dire. Sono stato positivamente sorpreso nel notare in molti rispecchiarsi nelle mie iscrizioni: pensieri, frasi, aneddoti, mini poesie. Provo soddisfazione e orgoglio nell’estrapolare concetti condivisibili e toccare direttamente il cliente con parole e sensazioni nate in momenti più o meno belli. Sono amante del mare, senza essere il solo, difficilmente incontro persone che non lo amano. Il mare, durante un periodo difficile della mia vita, mi ha dato la voglia di ricominciare. Ci sono stati periodi nei quali avrei voluto fare altre cose. Il mare con cui parlo è quello di Livorno, scogli e silenzio, dove mi rifugio per scoprire me stesso. 

La creazione alla quale sei più affezionato.

Forse le prime, che ancora conservo e non venderò mai. Fanno parte del percorso, da quando ero adolescente ad oggi. Oggetti nati durante il periodo più sofferto della mia creatività, quando aspiravo a rispecchiare la mia anima in materia. Il gioiello è limitante, non è un quadro o una scultura, dove puoi scolpire o disegnare quello che vedi, ha una forma un po’ obbligata. Mi ricordo le tante ore passate a capirmi, per poi perdermi di nuovo, come ogni giovane che cambia velocemente.

Gli artisti che preferisci, del passato e di oggi.

Gli artisti che mi hanno ispirato più li ritrovo nella musica. Bob Dylan ha cambiato i miei gusti e mi ha aperto un mondo, da lì in poi ho visto le cose in mondo differente, dall’arte alla vita, a come avrei voluto essere, fino ad emularli. La musica continua ad accompagnarmi quotidianamente, mi dà stimolo e mi alimenta. Sono molto attratto anche dalla pittura, i miei preferiti: Marc Chagall e Vincent van Gogh. Mi identifico nella loro visione, concetto e manifestazione. Mi piace il mondo a colori, è una magia. Più in generale mi sento affascinato da tutti i rivoluzionari, artisti che hanno aperto uno spaccato rappresentando una rottura con la società. Tra i contemporanei ammiro Banksy, lo trovo geniale. Sono stato incantato da una delle sue ultime opere, il quadro venduto e subito autodistrutto, davvero sensazionale. Seguo anche Jorit Agoch, un artista napoletano, come Bansky dipinge e scrive per strada. É un modo diverso e autoreferenziale, senza ambire a esporre in gallerie internazionali, sotto il giudizio di critici. Hanno una visone più libera. Non mi ispiro alla loro arte ma trovo affinità nel pensiero.

Come pensi si possa evolvere il tuo lavoro?

Non lo riesco a vedere, ci penso spesso ma non so darmi una risposta. Anni fa non mi sarei mai immaginato di realizzare questo tipo di gioielli. Ho vissuto un periodo di forte repulsione, durante il quale pensavo di mollare tutto e dedicarmi ad altro. La scoperta più bella è stata riflettermi nel mio lavoro, e anche la più patita. Sono riuscito a trovare il coraggio di iniziare questa attività e mettermi in discussione a trentacinque anni. Rappresenta la scoperta più significativa della mia vita, e per fortuna che l’ho fatta. Penso che qualcosa arriverà, rimanere sempre uguali non funziona, rinnovarsi è rigenerante. 

Il “tuo posto” a Firenze?

La campagna che sta intorno. Trovo benessere e ispirazione nel verde, più che in città. Mi piace vivere, frequentare locali, essere attivo socialmente, però ho bisogno del mio angolo verde di intimità. Firenze è una città in questo momento molto cambiata, un po’ denaturata di quella veracità che la contraddistingueva. 

Dove vendi le tue creazioni?

Da Luisa Via Roma, con cui sono molto onorato di collaborare, in store e su e-commerce, un punto di arrivo che rappresenta motivo di orgoglio. E poi tramite diversi negozi sempre a Firenze e in altre città della Toscana. Sul mio sito personale o direttamente in laboratorio.

Com’è il laboratorio dove lavori?

Un laboratorio essenziale, nella mia attività utilizzo solo strumenti basilari e non macchinari. Non penso mi occorra la tecnologia e trovo più affinità nel lavorare con le mani. Sono appassionato del fai da te e non amo molto il computer, tuttavia lo utilizzo per essere “contemporaneo”. Faccio appello solamente a mente e corpo.

E dalla finestra, cosa vedi?

Un cielo bellissimo.

 

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