Dilatata in ogni aspetto e circoscritta da tondi perimetri, l’arte di Ferdinando Botero arriva a Bologna, nell’omonima mostra a Palazzo Pallavicini. Capolavoro dell’architettura del XV secolo, testimone di avvenimenti e personaggi storici da Mozart a Maria Teresa d’Austria. Grandi sale e splendidi affreschi ospiteranno dal 12 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020 l’opera dell’artista colombiano.

Inserite in contesti soleggiati, pervasi da una brezza olimpica, un’estasi fortemente risonante colpisce i caratteri del pittore: dall’espressione assente, quasi rotolassero in un limbo trasparente, l’atavicità boteriana è leggenda. Grande quanto riconoscibile, Botero, raffigura l’assenza. Chiara anche agli occhi di un bambino, definita, precisa, ma soprattutto assillantemente tranquilla, morbida e asfissiante come un ceruleo cappio in piuma d’oca. Quello dell’artista è un tratto compulsivo, ripetuto di tela in tela per volumi mutanti. L’espressione è unica e avatar di sé stessa, pronta a virare leggermente, là dove donna, uomo, animale o oggetto.  

Nature morte, nudi, personalità religiose, anche Gesù diventa “grasso”. Nessuno escluso, in un universo di certezze dove l’unica regola è la firma del pittore. Sei sezioni, 50 dipinti, frammenti di vita quotidiana e brani tematici ripercorrono l’evoluzione dell’artista, dal primo acquerello venduto per due pesos fino all’invariabile Botero e l’azione pittorica come necessità ed energia.

Fragile come la rigidità da cui è caratterizzato, un mondo imperscrutabile e drasticamente piatto, respira e sorride solitario, dietro uno scudo di forme e colori. A Bologna suona un concerto monocorde, di un solo potente e meraviglioso tintinnio.