L’architetto svizzero Aurelio Galfetti, attivo esponente della scuola ticinese, si è confrontato con temi vari, dimostrando una particolare sensibilità per la geografia dei luoghi. Tra i progetti sviluppati nel corso della carriera, molte sono le opere realizzate a Bellinzona, città in cui ha approfondito il rapporto tra architettura, urbanistica e territorio.

Aurelio Galfetti a Bellinzona

Dopo la laurea al Politecnico federale di Zurigo, nel 1960 Aurelio Galfetti intraprese la professione con un primo studio di architettura a Lugano. Nel corso della sua attività, Galfetti fu attivo in diverse città della Svizzera ma operò anche a Padova, nello studio fondato con l’ingegnere Luciano Schiavon. Oltre all’attività progettuale, l’architetto ticinese svolse un’intensa attività didattica che lo vide impegnato al Politecnico Federale di Losanna e all’UP8 di Parigi. Esponente della scuola ticinese di architettura, Galfetti fu uno dei fondatori, insieme a Mario Botta, dell’Accademia di architettura di Mendrisio. Una carriera brillante, contraddistinta da progetti significativi e di respiro internazionale che vanno dall’edilizia residenziale fino ad importanti interventi di restauro. Tra i progetti di maggiore rilievo spiccano quelli realizzati da Aurelio Galfetti a Bellinzona, in cui è centrale il discorso sullo spazio e sul territorio.

Il Bagno di Bellinzona

Aurelio Galfetti bellinzona
Il Bagno di Bellinzona, realizzato da Aurelio Galfetti con Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy © trevor.patt (CC BY-NC-SA 2.0) via Flickr

Risale all’inizio degli anni Settanta il progetto del Bagno di Bellinzona, frutto della collaborazione con gli architetti Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy. Considerato un capolavoro dell’architettura ticinese, il Bagno di Bellinzona nacque come un progetto ambizioso, chiara espressione del clima culturale del tempo, favorevole alle novità. L’opera di Aurelio Galfetti a Bellinzona nacque in questo contesto di apertura, sulla scia dei progetti territoriali di Le Corbusier, in particolare il piano di Algeri. Evidente la riflessione sul legame con il territorio, riflessa nella connessione tra la struttura in cemento armato della piscina e il paesaggio circostante. Una connessione rafforzata dalla passerella sopraelevata che collega la città con il fiume, segnando un percorso che unisce l’opera con lo spazio pubblico. Oggetto di accesi dibattiti e di un referendum popolare, l’opera superò brillantemente il giudizio dell’opinione pubblica e fu inaugurata nel 1970.

Il Restauro di Castelgrande 

Aurelio Galfetti bellinzona
Castelgrande a Bellinzona, sito restaurato da Galfetti negli anni Novanta © Hong Yong Lim (CC BY-NC-ND 2.0) via Flickr

Negli anni Novanta, Aurelio Galfetti curò il restauro di Castelgrande a Bellinzona, un’antica fortezza strettamente legata alla storia della città. Un altro progetto ambizioso, nel quale l’architetto presentò un interessante approccio al concetto di restauro. L’intervento, pur preservando le qualità più rappresentative e la storia del sito, risultò in una trasformazione coerente con le esigenze moderne. Grazie ai lavori di restauro Galfetti ristabilì il dialogo tra il castello, situato su un promontorio roccioso, e la vita cittadina. I lavori ripulirono il promontorio dalla vegetazione che lo ricopriva, restituendogli centralità e stabilendo un nuovo equilibrio tra architettura, natura e comunità. Il cortile della fortezza, infatti, oggi è il cuore di un parco urbano che si affaccia su Bellinzona, non più un sito alienato, ma centro di incontro, scambio e simbolo della città.

Architettura e territorio

Nel corso della sua intensa carriera, l’architettura di Galfetti è intervenuta nel paesaggio di Bellinzona diverse volte, oltre ai progetti già citati. Tra questi l’Edificio postale, completato nel 1985, il Centro tennistico, la Piscina coperta, Casa Ghidossi e, ancora prima, Casa Rotalinti. Quest’ultimo progetto, realizzato negli anni Sessanta, si presentava come un cubo brutalista in cemento armato, costruito strutturando gli spazi in base all’uso giornaliero. Dall’ingresso, situato al piano superiore, con il trascorrere della giornata si giunge verso i piani inferiori che custodiscono la zona notte. Una disposizione inversa, rispetto alla norma, che instaura una connessione intima con il paesaggio e sottolinea, ancora una volta, un tema caro all’architettura di Galfetti.

Maria Teresa Morano

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