La Maestà Tradita libera le donne
Mai come in questo periodo l’opera Gaetano Pesce risulta attuale. A lato della facciata di Santa Maria Novella, la Maestà Tradita rappresenta un monumento e un grido alla ‘liberazione’ femminile e del femminile, in cui l’artista pone un J’accuse verso il mondo contemporaneo maschile, che si ostina a tradire, offendere e violentare la sacralità del corpo dell’ ”essere donna”, obbligandolo a sopportare emarginazione e mercificazione del tutto inaccettabili.
La scultura fa parte della mostra intitolata Maestà Tradita e inaugurata al Museo Novecento a Firenze, che rimarrà aperta al pubblico fino all’8 febbraio 2017. Da sempre l’artista, designer e architetto Gaetano Pesce ha messo la donna e tutto l’universo femminile al centro della sua ricerca interdisciplinare convinto che:
La complessità del nostro tempo riflette diversità di valori, anche contraddittori, che formano il pluralismo, l’incoerenza e il comportamento molteplice. La natura femminile, con le sue sfaccettature, coincide con l’essere della nostra epoca: per questo penso che la donna sarà la protagonista del tempo futuro.
La Maestà Tradita, seduta su un trono che a sua volta appoggia su un alto piedistallo, rappresenta la figura di regina e madre sofferente, con il suo mantello che è anche corpo, completamente nudo, flagellato e martoriato dalle violenze e prepotenze sia fisiche che verbali della società.
La sfera di metallo arrugginito legata al piede destro della figura con una grossa catena, è il simbolo della schiavitù a cui purtroppo molte donne, sono costrette ancora oggi a vivere in varie parti del mondo.
La composizione di questa scultura ci rimanda alla sua celebre opera Up, che è una reinvenzione delle Veneri paleolitiche, simboli di fertilità e di sacralità, in un’unione tra potenze della terra e del cosmo.
Presso il museo Novecento è possibile proseguire il percorso espositivo della mostra, che è ricca di momenti performativi, che portano il visitatore a vivere un vero e proprio viaggio emotivo e sensoriale.
Fonti foto:
museonovecento.it
lagazzettadifirenze.it