La Belle ferronnière‘ (1493-95) è un capolavoro della storia dell’arte italiana, emblema dell’umanesimo innovatore di Leonardo per la naturalezza raggiunta nell’espressione del gesto umano. Si tratta di un dipinto olio su tavola raffigurante una giovane donna di corte, amante di Ludovico il Moro, che risale al primo soggiorno milanese dell’artista. L’opera è stata la terza commissionata dagli Sforza, dopo il ‘Ritratto di musico’ (1485) e la ‘Dama con l’ermellino’ (1489).

Le ipotesi dietro l’identità de ‘La Belle ferronnière’

Leonardo da Vinci, Dama con l’ermellino, 1489 © Lluís Ribes Mateu (CC BY-NC 2.0)

La dama raffigurata nel dipinto ‘La Belle ferronnière’ aveva inizialmente derivato il nome da un errore di catalogazione di un inventario settecentesco, confusa con il ritratto di un’amante di Francesco I di Francia. Il soggetto è stato associato alla moglie di un mastro ferraio al servizio della corte francese, nota come Madame Ferron, che aveva tradito il marito proprio con il sovrano.

Secondo altre teorie, la donna raffigurata è Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro e già ritratta nel dipinto ‘Dama con l’ermellino’ del 1489. Supposizioni ancora meno plausibili sono quelle che riconducono l’identità a Beatrice d’Este, moglie del Moro, o alla sorella di quest’ultima, Isabella.

La ricostruzione più probabile è che si tratta di Lucrezia Crivelli, anch’essa amante del duca di Milano. L’appellativo di ‘ferronnière‘ proviene dal nome attributo, in epoca ottocentesca, al gioiello sulla fronte della dama e diffuso negli ambienti di corte della Lombardia rinascimentale.

Descrizione e significati del dipinto

Il ‘Ritratto di Dama’ di Leonardo, meglio noto come ‘La Belle ferronnière’, è un dipinto olio su tavola di 62 cm x 44 cm, databile tra il 1493 e il 1495. Ritrae una giovane donna a mezzo busto, dietro un parapetto, su fondo scuro sfumato. Come la ‘Dama con l’ermellino’ è raffigurata con una doppia torsione: il busto è rivolto verso sinistra mentre il volto della donna è orientato verso il fruitore. Il vestito è raffinato ma non sfarzoso, sui toni del rosso. Ha una scollatura rettangolare, elegantemente ricamata sul bordo e arricchita da drappeggi che dalla linea spalle scendono lungo le braccia. Indossa una sottile collana bicolore avvolta in tre cerchi stretti, conclusa e annodata sul petto. Analogamente al ritratto di Cecilia Gallerani, la pettinatura è tipica rinascimentale, con i capelli che coprono le orecchie e un sottile nastro impreziosito, al centro, da un rubino.

La luce calda genera un gioco di riflessi, corrispondenze e chiaroscuri sottolineata dal riverbero rosso del vestito sulla guancia della donna. Il suo sguardo è sfuggente e non stabilisce mai un contatto visivo diretto con il fruitore. In questo senso, il parapetto, figurativamente ripreso dalla pittura fiamminga di Jan Van Eych, può simboleggiare il distacco tra la figura e lo spettatore che la sta guardando.

La carica introspettiva dell’opera riflette i moti dell’animo studiati da Leonardo, alla ricerca di una naturalezza sentimentale e psicologica ripresa successivamente nel suo ‘Trattato di pittura’ (1540). La tensione emotiva suscitata nell’osservatore dallo sguardo della donna trascende la bidimensionalità della tavola, in un dinamismo che si ottiene dall’interazione con una volumetria articolata nello spazio. Il rapporto tra pittura e scultura è stato a lungo sperimentato dall’artista durante la sua formazione fiorentina nella bottega del Verrocchio.

Leonardo da Vinci, Ritratto di un volto di fanciulla, 1500 circa © Sailko (CC BY-SA 4.0)

Andrea Zanin