Gallerie d’Italia in Piazza Scala 6, il museo di Intesa Sanpaolo a Milano, presenta dal 19 novembre 2021 al 27 marzo 2022 la mostra Grand Tour, Sogno d’Italia da Venezia a Pompei. Un’esposizione a cura di Fernando Mazzocca, con Stefano Grandesso e Francesco Leone, composta da circa 130 opere provenienti dalla collezione Intesa Sanpaolo, da collezioni private e da numerose istituzioni culturali italiane e internazionali.

Grand tour, la mostra

Grand Tour
Robert Hubert, Capriccio con il Pantheon davanti al Porto di Ripetta, 1761, © 2021. LIECHTENSTEIN,The Princely Collections,Vaduz-Vienna/Scala, Firenze

L’esposizione, organizzata dalle Gallerie d’Italia, può essere interpretata sotto due chiavi di lettura differenti ma legate al titolo Grand Tour, Sogno d’Italia da Venezia a Pompei. La prima è relativa alla provenienza degli artisti che hanno realizzato i quadri. La seconda invece, riguarda il significato di Grand Tour inteso come viaggio intrapreso dagli studiosi dell’aristocrazia europea, a partire dal XVII secolo, per perfezionare il loro sapere che aveva come destinazione principale l’Italia. In primo luogo la mostra accoglie opere che arrivano da diverse parti del mondo, quali il Museo Nacional del Prado di Madrid, The National Gallery di Londra, Musée du Louvre di Parigi, The Metropolitan Museum of Art di New York, Österreichische Galerie Belvedere, Victoria and Albert Museum di Londra, Rijksmuseum di Amsterdam, Statens Museum for Kunst di Copenaghen, Musée des Beaux-Arts di Lione, Gallerie degli Uffizi di Firenze, Musei Capitolini di Roma, Musei Vaticani di Città del Vaticano, Museo e Real Bosco di Capodimonte. Tra i prestiti anche due opere provenienti dal Regno Unito e appartenenti alla Royal Collection della Regina Elisabetta II, oltre ad altre opere provenienti da grandi residenze reali come la Reggia di Versailles, di Caserta e la Reggia di Pavlovsk a San Pietroburgo. 

Queste opere forniscono la rappresentazione di un’Italia composita, di struggente bellezza, tale da essere raffigurata dagli artisti come una sorta di luogo sospeso, di stratificazione della memoria e del sapere, un fermo-immagine della storia e al contempo presentare la documentazione dei protagonisti stessi che fecero sorgere il mito dell’Italia come polo culturale per la bellezza.

Abraham-Louis-Rodolphe Ducros, Il Granduca Paolo e il suo seguito nel Foro Romano, 1782, © Museo-riserva “Pavlovsk”, San Pietroburgo, Russia, 2021

Il Grand Tour è stato un fenomeno di carattere universale che ha contribuito a creare una percezione dell’Italia legata alla bellezza grazie all’arte e all’ambiente. Tra la fine del Seicento e la prima metà dell’Ottocento, la penisola fu la meta privilegiata di letterati, artisti, giovani signori, membri della società aristocratica e colta europea che miravano ad arricchire il loro percorso formativo. Gli artisti e studiosi amanti dell’architettura, della pittura e della scultura, sia antica, sia moderna avevano come tappa obbligatoria l’Italia.

I luoghi come le città tradizionali come Venezia, Firenze, Roma e Napoli, i borghi storici e i paesaggi dalle Alpi, al Vesuvio, all’Etna, le feste tradizionali diventano i temi degli artisti che si recavano nel paese per gli studi.

La meta principale del Grand Tour è stata certamente Roma, la città universale ed eterna, prima capitale dell’antichità e poi della cristianità, dove si venivano a studiare i segreti e i canoni del bello, depositato non solo nei marmi antichi ma anche nei capolavori del Rinascimento e del Classicismo seicentesco. Mentre nel Lazio si ripercorrevano i luoghi celebrati dalla letteratura classica che, attraverso Orazio e Virgilio, erano entrati nel mito.

La magnificenza del paesaggio del golfo e della zona vesuviana, unita al fascino delle testimonianze dell’antichità, soprattutto dopo la riscoperta delle due città di Pompei e Ercolano, sepolte dalla catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C., hanno fatto di Napoli l’altra meta di questo viaggio di istruzione e formazione, che si estese poi alla recuperata area di Paestum dove era possibile emozionarsi di fronte allo spettacolo dei magnifici templi dorici.

Pierre-Jacques Volaire, Eruzione del Vesuvio alla luce della luna, 1774, © Reproduction Patrick Cadet / CMN

Sempre le testimonianze della Magna Grecia spinsero i viaggiatori in Sicilia, destinata a incantare con l’asprezza dei suoi paesaggi primitivi e l’imponenza dei templi di Segesta, Selinunte e Agrigento, o del teatro greco di Siracusa.

Altri luoghi privilegiati del Grand Tour furono una città unica e piena di eventi come VeneziaVicenza, dove era possibile ammirare i palazzi di Palladio, imitato in tutto il mondo, Firenze che nelle sue chiese e nelle sue collezioni, schiudeva agli occhi ammirati dei viaggiatori le meraviglie dell’antico come del Rinascimento. Più avanti anche Milano, grazie soprattutto alla presenza di Leonardo e del suo leggendario Cenacolo, e i vicini laghi, per lo splendore delle loro rive e delle ville famose sin dall’antichità, diventarono delle mete per i viaggiatori più esigenti.

Le opere della mostra

Le opere proposte alla mostra Grand Tour, Sogno d’Italia da Venezia a Pompei sono dipinti, sculture, oggetti d’arte che mostrano lo studio della cultura antica, diffusa grazie a Winckelmann che aveva reso accessibili i segreti della perfezione raggiunta dai Greci. Tra la fine del Seicento e la prima metà dell’Ottocento gli artisti si sono cimentati alla produzione di opere ispirate alla memoria dell’antico.

Francesco Righetti, Ercole Farnese, 1789, © Arrigo Coppitz, Firenze

L’artista per eccellenza è Piranesi che, con incisioni visionarie ed estrosi arredi, aveva proposto a una raffinata clientela internazionale una visione molto personale dell’immaginario classico. Anche i prestigiosi assemblages in metalli e pietre preziosi di Valadier hanno incantato tutto il mondo, mentre le immagini delle più popolari sculture antiche sono state diffuse nelle regge e nelle dimore aristocratiche europee dai bronzetti di Boschi, di Zoffoli, di Righetti e di Hopfgarten o dalle meravigliose statuine in biscuit di Volpato.

Giuseppe Valadier, Artemide Efesia, con integrazioni in alabastro e bronzo
, © foto Luciano e Marco Pedicini

La pittura di paesaggio e la veduta acquistano sempre più importanza nello scenario italiano. Così Canaletto, Panini, Joli, Lusieri e gli stranieri venuti al seguito dei viaggiatori, come Hubert Robert, Jones, Wright of Derby, Hackert, Volaire, Ducros, Granet, Valenciennes, Catel hanno raggiunto una rappresentazione del paesaggio passando dalla razionalità scientifica dei vedutisti alla emozione del paesaggio visto come espressione di uno stato d’animo dei romantici.

Il ritratto è un’altra tipologia di pittura molto praticata a quei tempi. Alla celebrazione del proprio rango si sostituisce l’esaltazione del carattere e della cultura: da qui la scelta di farsi rappresentare accanto ai monumenti e alle sculture antiche ammirate in Italia. Il maestro in questo campo è stato Batoni, uno dei maggiori ritrattisti di tutti i tempi.

Grand Tour
Pompeo Batoni, Ritratto di Henry Peirse, 1775, © Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma (MIC) – Biblioteca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte/Enrico Fontolan

I suoi ritratti hanno rappresentato uno status symbol, alla pari di quelli del suo rivale Mengs e delle due pittrici in competizione tra loro Vigée Lebrun e Angelica Kauffmann. Oppure quelli di Von Maron, di Tischbein, di Sablet, di Zoffany, di Fabre, di Gérard e di Ingres.

Grand Tour
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Ritratto del pittore François-Marius Granet, 1807-1809, © 2021.RMN-Grand Palais /Dist. Foto Scala, Firenze

Per celebrare la cultura nell’epoca del Grand Tour oltre ai ritrattisti ci furono artisti che illustrarono i costumi e la vita domestica dell’Italia. Pinelli, Sablet, Géricault, Robert, Schnetz, Navez, Delaroche, ad esempio, hanno saputo rappresentare la vita domestica nei suoi aspetti più avvincenti e commoventi, rivendicando la dignità del popolo.

Grand Tour
Jacques-Henri Sablet, Veduta della Sala degli Animali dei Musei Vaticani, 1786-1792, © Governatorato SCV- Direzione dei Musei. Tutti i diritti riservati

La scultura è stata di particolare rilievo per il commercio dei marmi antichi, il loro restauro e la produzione di copie. Il protagonista di queste ultime copie è Cavaceppi. Verso la fine del Settecento, grazie a Canova, si è affiancata la produzione di una scultura originale che, pur ispirata all’antichità, ha saputo interpretare la sensibilità moderna, assicurando a questa arte, diventata l’orgoglio dell’Italia, una straordinaria fortuna nel corso del XIX secolo in tutto il mondo.

Grand Tour
Antonio Canova
, Amorino alato, 1792/3 – 1795, © The State Hermitage Museum, St. Petersburg, 2021. Photo by Leonard Kheifets

In occasione della manifestazione Skira ha pubblicato un catalogo nelle Edizioni Gallerie d’Italia che conterrà saggi e schede scientifiche che daranno conto dell’aggiornamento degli studi.