Giovanni Segantini è stato uno dei più importanti artisti simbolisti del tardo XIX secolo, noto soprattutto per le sue rappresentazioni evocative della natura alpina e della vita contadina. La sua arte esprimeva un profondo senso di misticismo e spiritualità, spesso evidente nella rappresentazione di figure femminili e della madre.

L’infanzia

Giovanni Segantini nacque ad Arco il 15 gennaio 1858 in una famiglia di umili origini. Quando la madre morì nel 1865, il padre lo inviò a Milano per vivere con la sorellastra. Visse questa seconda infanzia in modo solitario e chiuso tanto che fu addirittura arrestato e nel 1870 fu rinchiuso nel riformatorio rimanendoci tre anni.

Periodo verista

Dopo essere stato affidato per qualche anno al fratellastro Borgo Valsugana nel 1874 Giovanni Segantini tornò a Milano. Qui si iscrisse ai corsi serali dell’Accademia di Belle Arti di Brera dove ebbe l’opportunità di seguire le lezioni del professore Giuseppe Bertini.

In questo ambiente ampliò il suo bagaglio di conoscenze ed esperienza, stringendo le prime amicizie negli ambienti artistici cittadini. Cominciò a dipingere con influenze dal verismo lombardo e già nel 1879, durante l’esposizione nazionale di Brera, la sua arte venne notata dalla critica e ottenne i primi riconoscimenti. Durante questa fase di formazione giovanile, dipinse alcune vedute milanesi, come il coro della chiesa di Sant’Antonio, che mostrava un notevole studio della luce, e Il Naviglio a Ponte San Marco del 1880.

Trasferimento a Pusiano

Segantini si trasferì in Brianza, precisamente a Pusiano, dove lavorò in stretta collaborazione con Emilio Longoni. In questo periodo, Segantini cercò di allontanarsi dalle impostazioni accademiche della sua giovinezza, cercando di trovare una forma espressiva più personale e originale.

I soggetti delle sue opere di questo periodo erano ispirati principalmente alla vita contadina, con numerose scene di genere dai toni idilliaci e bucolici, e vedute della Brianza. Durante questi anni, Segantini creò i suoi primi capolavori, tra cui Zampognari in Brianza che oggi è possibile ammirare al Tokyo National Museum. Mentre al 1882 risalgono le opere La benedizione delle pecore e A messa prima in cui sono presenti due vedute della Brianza. Le vedute, però, non sono state riprodotte fedelmente dal pittore, ma sono reinterpretate per rendere la composizione maggiormente monumentale e suggestiva. In quel periodo molte delle sue opere ricevettero importanti premi come Ave Maria a trasbordo e La tosatura delle pecore.

Zampognari in Brianza -CC0

Alla stanga

Il culmine di questo periodo fu raggiunto con la monumentale composizione di Alla stanga, realizzata in sei mesi di lavoro en plein air. L’opera raffigura una vista delle Prealpi lombarde dal paese di Caglio, dove il pittore si era trasferito da solo.

Segantini combina diverse prospettive in modo assemblato, unendo vedute riprese dal vero ma da luoghi diversi. La composizione, che va dal primo piano delle erbe e delle sterpaglie, passando per la fila di mucche vicino alla stanga, e poi estendendosi sui vasti prati fino ai dettagli del paese e degli alberi, per poi arrivare alle maestose montagne imbiancate di neve che si ergono contro il cielo.

Presentato alla Permanente di Milano nel 1886, riscosse immediatamente un notevole successo di pubblico e di critica. Successivamente, l’opera venne acquistata dallo Stato italiano per la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, dove è ancora esposta oggi.

Il punto di svolta

Il dipinto rappresenta il punto più alto della fase naturalista di Segantini, che in seguito si evolve in diverse tematiche, abbandonando gradualmente la rappresentazione della realtà agreste per abbracciare il simbolismo. Abbandonando anche la tecnica tradizionale della miscelazione dei colori sulla tavolozza, preferendo invece applicare i colori puri sulla tela con la tecnica divisionista.

Alla stanga – CC0

Artista divisionista e simbolista

Nel 1886 Giovanni Segantini si trasferisce a Savognin dove inizia a sperimentare con il movimento divisionista. Durante quel decennio l’artista inizia a integrare la sua caratterizzazione artistica divisionista con accenni simbolisti, soprattutto attraverso l’uso di allegorie nordiche. Il tema centrale della sua produzione simbolista diventa la figura femminile soprattutto la figura della madre. Questo tema è presente in tutta la sua opera, sia nei dipinti naturalistici che in quelli simbolisti, e spesso il confine tra i due generi è labile.

Le due madri

La figura materna con il figlio diventa un filo conduttore nella sua opera, presente già in Ave Maria a trasbordo del 1882 e poi ripresa nei suoi celebre dipinto Le due madri. Ne dipinse due versioni a distanza di dieci anni.

Il primo dipinto, del 1889, rappresenta una mucca con il proprio vitellino che riposa con la testa sulla zampa della madre, mentre un neonato dorme fra le braccia di sua madre in una stalla calda di paglia. Il secondo dipinto raffigura una madre che percorre un sentiero montuoso con il proprio figlio, seguita da una pecora con il proprio agnello. In queste opere, l’artista esprime la profonda similitudine tra il mondo umano e quello animale, un tema centrale nella sua poetica.

L’artista dedica altre due tele di stampo puramente simbolista alla figura materna: Le cattive madri e L’angelo della vita. In entrambe le opere, esistono diverse versioni a testimoniare l’attenzione dedicata dall’artista a questi soggetti.

Le due madri – CC0

Le cattive madri

Le cattive madri è ambientato in una landa ghiacciata e desolata, dove le donne sono rappresentate con i figli trascurati in vita, che assumono sembianze mostruose, quasi a rappresentare i demoni che le perseguitano.

Il processo creativo dell’artista per la realizzazione dell’opera seguiva il tipico stile simbolista partendo dal concetto per arrivare all’immagine. Grazie a questa opera, Segantini venne considerato uno dei rappresentanti del Simbolismo europeo.

La tematica del dipinto è legata alla vita del pittore, il quale perse la madre quando era ancora un bambino e questo evento creò in lui un vuoto che divenne una vera e propria ossessione. L’opera è anche una condanna rivolta a tutte le donne che hanno rifiutato la maternità per affermare la loro libertà sessuale.

Le cattive madri – CC0

Gli ultimi anni

Nel 1894, Segantini si trasferisce a Maloja in Engadina, cercando un posto dove meditare e riscoprire il proprio misticismo. Qui, il paesaggio alpino si rispecchia inevitabilmente nelle opere del periodo. Formula un ambizioso progetto, la realizzazione del padiglione dell’Engadina per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, ma a causa dei costi troppo elevati e della mancanza di fondi, la stessa viene ridotta e si trasforma nel Trittico della Natura.

Giovanni Segantini morì a soli 41 anni il 28 settembre 1899 mentre dipingeva en plein air sul monte Schafberg vicino Pontresina.

Maria Giulia Parrinelli

©Villegiardini. Riproduzione riservata

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