Tra le Prealpi orobiche della Val Brembana, un antico edificio risalente alla fine del ‘600 sorge imperturbato, giocando con le vette delle montagne a superare le ere, sapendosi adattare a ciò che l’uomo gli ha richiesto. Una storia nella storia quella del Mulino Maurizio Gervasoni, annoverato tra i Beni del FAI e votato Luogo del cuore dagli abitanti della comunità locale.
Tutto ebbe inizio nel 1672
Era il 2003 quando il Mulino Maurizio Gervasoni si aggiudicò tale titolo, e soli due anni passarono quando il FAI lo acquistò dalla omonima famiglia grazie a una donazione di Intesa Sanpaolo. Una storia iniziata nel 1672 che ha come contesto un paesaggio naturale unico, invidiato dai più. All’epoca l’edificio – situato nel territorio della piccola località montana di Bàresi – era solo un forno, ma ben presto divenne una casera e, infine, una bottega di fabbro.
Tuttora conserva un torchio per la spremitura delle noci, un mulino per le farine e alcune testimonianze di un antico forno per il pane. Dall’attività di questi opifici decine di comunità della valle hanno ricavato per secoli i beni necessari alla propria sussistenza: farina, pane e olio per l’alimentazione e l’illuminazione.
Memorie e tradizioni diverse trovano casa nel Mulino Maurizio Gervasoni
Sopra l’ingresso del Mulino Maurizio Gervasoni – attivo fino al 1996 grazie al suo ultimo mugnaio che diete il nome all’edificio – un affresco con Madonna con Bambino, mentre a destra sé un albero di noce a svettare. Tutti segni del suo passato segnato da antichi mestieri e tradizioni, una rilevanza storica, etnografica e anche antropologica che si propaga a tutta l’area circostante, recante tracce di insediamenti abitativi risalenti all’età del bronzo.
Da quando il Mulino Maurizio Gervasoni è passato sotto il FAI, l’ente ha avvitato un’opera di recupero e restauro dell’edificio e dei suoi meccanismi, affinché la preziosissima memoria storica in esso custodita non andasse perduta. La gestione del mulino è stata poi affidata alla comunità locale che, da aprile a ottobre, organizza visite guidate per riportare indietro nel tempo gli ospiti curiosi e far loro rivivere l’esperienza dei mugnai che hanno lavorato nel mulino per 400 anni, invitando a immedesimarsi in quella che era vita tra le valli alpine fino a qualche decennio fa.