Nella secolare cultura giapponese il giardino è un luogo di riflessione, i cui elementi naturali sono in grado di nutrire la mente e il corpo, favorendo dunque la meditazione. Il giardino zen non solo rappresenta, allegoricamente, lo scorrere del tempo ma anche il costante fluire dell’energia vitale.

Sommario dell’articolo

Origine e storia

In origine i giardini zen o “karesansui” erano presenti all’interno dei palazzi nobiliari, ma non erano ancora considerati come degli spazi indipendenti e a sé stanti. Essi, infatti, costituivano soltanto una parte del giardino in quanto erano inseriti all’interno di spazi verdi molto più ampi e vasti.
Solo a partire dal 1330, i karesansui diventarono indipendenti grazie ai monasteri buddhisti che iniziarono ad ospitare e curare questi giardini.

Inoltre, l’eliminazione dell’approvvigionamento idrico è stato uno degli elementi che ha sancito maggiormente il successo dei giardini zen sia nei contesti laici che buddhisti e filosofico-religiosi. Essi, infatti, sono spesso creati in luoghi in cui la disponibilità idrica è piuttosto limitata o, talvolta, del tutto assente.

Cos’è un giardino zen o karesansui

Il termine giapponese “karesansui” assume in italiano il significato di “giardino secco”. Tuttavia questo termine non è l’unico ad essere impiegato per designare questo giardino così caratteristico; vengono frequentemente impiegati termini come “Furusansui”, che significa natura antica e rimanda alla forza della natura, uno dei pilastri della filosofia zen;  “arasansui”, invece, assume il significato di “natura asciugata”, in quanto le componenti principali di tali giardini sono la sabbia e le rocce.
Tuttavia, a prescindere dalle numerose espressioni presenti in Giappone per indicare questi spazi, i giardini zen hanno sempre costituito un luogo capace di favorire l’estraniamento dalla realtà e, di riflesso, la meditazione. Si tratta di un giardino in costante mutamento ed evoluzione ed è proprio questo uno degli elementi maggiormente in grado di stabilire una forte analogia con il fluire della vita, del tempo e della natura.
L’assenza di acqua ne ha permesso una forte diffusione anche in luoghi inospitali e, per sopperire a tale mancanza, furono introdotti dei piccoli sassi bianchi per simulare le onde e i movimenti dell’acqua.

Gli elementi essenziali

All’interno dei giardini zen tutto acquista un significato ben preciso, spesso caricandosi di una valenza religiosa o filosofica. Vi sono poi degli elementi fissi, presenti in tutti i karesansui, come nel caso delle pietre e delle rocce. Esse indicano la stabilità e la fermezza, la quale può essere raggiunta solo attraverso una profonda opera di introspezione e meditazione.
L’acqua invece, laddove presente, simboleggia con il suo scorrere tutto ciò che nel mondo è cangiante e mutevole, mentre la coltivazione delle piante ha a che fare con il prendersi cura della propria interiorità.
Nessuno degli elementi presenti, dunque, assolve ad una funzione estetica: tutto è da contestualizzare in un parallelismo con la vita umana, le cui fasi sono scandite dal fluire del tempo. È proprio in questa volontà di restituzione, in scala ridotta, dell’esistenza umana che vi si possono scorgere le risposte ai propri interrogativi, capaci di condurre allo zen.
Sono da considerare elementi essenziali anche alcune piante a foglia caduca come il Ginko biloba, il salice piangente, l’acero rosso; infine, sono presenti anche piante a foglie persistenti come il ginepro o la quercia giapponese.

Le caratteristiche

Una caratteristica essenziale del giardino zen è la semplicità. I giardini orientali sono, in genere, asimmetrici e composti da elementi presenti in numero dispari. Innanzitutto, un giardino zen dovrebbe essere minimale: la sua caratteristica principale, infatti, è quella di essere un ambiente che favorisce la meditazione, immerso nella natura e nella semplicità.
In alcuni famosi karesansui esistono degli elementi ricorrenti, come nel caso del “kokoro”, ovvero il cuore del giardino zen, dove è racchiusa la massima essenza. È presente anche lo “shoin”, cioè la sala di scrittura, estremamente caratteristica dell’architettura tradizionale giapponese.
Si tratta, perciò, di elementi facenti parte di uno spazio più ampio di meditazione e riflessione con la natura.
La presenza di alcune piante, come la quercia giapponese, presuppone una certa cura e manutenzione; essa è molto sensibile alla temperatura, luce e umidità sia dell’ambiente che del terreno. Al contrario una pianta come il salice piangente non necessita di particolari cure e, anzi, si adatta molto facilmente all’ambiente e non è facile bersaglio di parassiti e malattie.

Le simbologie

L’influenza del buddhismo zen ha dato una dimensione spirituale al giardino giapponese, rendendolo un luogo di riflessione e meditazione.
Il termine zen è la lettura giapponese del vocabolo cinese chan, il cui significato è  “meditazione”, un processo attraverso cui si realizza il raggiungimento di una comprensione intuitiva della realtà.
Uno degli elementi che permea la simbologia dei giardini zen è l’equilibrio. Tale elemento dipende dalla giusta forma e misura degli spazi all’interno della composizione.
Il contrasto è un’altra caratteristica essenziale del giardino giapponese: vi sono contrasti tra i vari elementi utilizzati, come nel caso di acqua e rocce, oppure in termini di cromia e morfologia.
Inoltre, la presenza di alberi fioriti è in grado di apportare un forte contrasto: il tripudio di colori e il relativo contrasto cromatico donerà al giardino zen un’atmosfera suggestiva.

Come progettare un giardino zen

Ricreare un giardino zen non è un’impresa semplice ed occorre quindi seguire alcune ma preziose indicazioni.
Innanzitutto, occorre progettare un giardino Zen, inserendo tutti gli elementi tipici e caratteristici: si dovranno prediligere rocce poco lavorate, in numero dispari. Inoltre, si consiglia di optare per delle piante sempreverdi e utilizzare delle notevoli quantità di sabbia, rendendo il tutto molto più somigliante all’originale giardino giapponese.

Nei giardini Zen, il contrasto è un elemento di fondamentale importanza: esso può essere reso, ad esempio, attraverso l’accostamento di alberi grandi e bassi.
La disparità viene utilizzata per evitare le simmetrie degli elementi contenuti nel giardino.

Un giardino zen in casa

È possibile realizzare dei giardini Zen in miniatura, chiamati anche “giardini da tavolo”; questi, infatti, raggiungono dimensioni massime di 200 x 150 cm.
Nonostante le ridotte dimensioni, questi piccoli giardini riportano tutti gli elementi essenziali, come nel caso della collocazione delle pietre o delle onde date dalla sabbia.
I Bonseki, ad esempio, sono dei giardini in miniatura realizzati su dei vassoi rotondi o quadrati, sui quali è possibile trovare disegni tipici tradizionali.
Solitamente essi rappresentano dei piccoli ambienti montani o marittimi e possono essere accompagnati da delle piccole strutture realizzate in rame, posizionate al loro interno.
Si tratta di una soluzione alternativa, capace anch’essa di regalare momenti di serenità e relax, soprattutto durante la fase di realizzazione del piccolo giardino zen.