La vegetazione densa ed esuberante dei Pirenei catalani, nella località di Pobla de Lillet, a pochi chilometri da Barcellona, fa da cornice ad un’opera tra le meno conosciute di Antoni Gaudí. Il grande maestro dell’architettura modernista catalana. I giardini di Artigas conservano il mistero dei segreti ben custoditi, la bellezza dei luoghi in cui l’azione dell’uomo si fonde con la natura circostante in un equilibrio perfetto. Il rispetto reverenziale per la Natura, definita da Gaudí “preziosa maestra’’, raggiunge in quest’opera la sua massima espressione.

Progettati tra il 1904 e il 1905, i giardini sono un omaggio a Joan Artigas Alart, industriale tessile dell’epoca. Artigas ospitò Gaudí a Pobla de Lillet durante la costruzione della Villa di Catallaras. Un rifugio per gli ingegneri occupati nella fabbrica di cemento di proprietà di Eusebi Güell. La prospettiva di esaltare quel tratto di montagna, in cui il fiume Llobregat scorre vigoroso tra le rocce e la fitta vegetazione, rappresentò una sfida entusiasmante per l’architetto amante della natura.

Un’ode all’acqua firmata Gaudí

L’idea alla base del progetto condivide la stessa fonte creativa che ha ispirato il Parc Güell di Barcellona, determinando un inevitabile confronto tra i due. A differenza del parco urbano, i giardini di Artigas sono stati pensati per esaltare l’acqua come elemento e, in particolare, le sorgenti che costituiscono il punto focale e la ragione stessa dell’opera. Diverse sono le balaustre e i punti panoramici creati ad hoc per favorire il pieno contatto con l’ambiente circostante.

La piena integrazione tra il giardino e la montagna è ottenuta anche attraverso l’uso di colori e materiali. I coloratissimi trencadís, i celebri mosaici di Parc Güell, lasciano qui posto ai colori della terra, con predominanza del verde e della pietra. E’ proprio l’uso dei materiali che rende perfetta la fusione tra architettura, scultura e paesaggio.

Una ricca simbologia religiosa

Il visitatore è accompagnato lungo un percorso che si dispiega in diversi punti di interesse che dal livello inferiore conducono, attraverso la grotta artificiale conosciuta come la Font de la Magnèsia, alla meravigliosa vista del livello superiore. Gli elementi decorativi ripropongono, come in numerose opere di Gaudí, simboli cristiani.

In origine, se viste dall’alto, le immagini iconografiche dei quattro Evangelisti si univano nella sagoma di una croce. Il bue (Luca), l’aquila (Giovanni), il leone (Marco) e l’angelo (Matteo), quest’ultima distrutta durante la guerra civile.

Giardini da fiaba, capolavoro
dell’architettura modernista

Dopo diversi anni di abbandono i giardini hanno vissuto una rinascita grazie al restauro iniziato nel 1992 nel pieno rispetto dell’idea originale di Gaudí, ulteriormente impreziosita dall’aggiunta di sculture dell’artista Ramon Millet i Domènech.

Oggi chi visita i giardini è trasportato in una dimensione quasi fiabesca, un complesso di simboli e linee curve, in grado di regalare quella percezione di profonda unione tra l’elemento naturale e quello umano.

Testo di Maria Teresa Morano
Foto di Davide Bonetti

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