Dallo scorso mese di ottobre, Jean-Michel Basquiat (JMB), uno dei più grandi artisti contemporanei è in mostra al MUDEC, Museo delle Culture di Milano.

Il MUDEC, museo a forte connotazione interculturale, è nato negli anni ’90, quando l’ex-zona industriale Ansaldo è stata trasformata, dal comune di Milano, in spazio dedicato alla cultura.

Gli spazi post-industriali, in Europa, hanno subito spesso questa trasformazione in incubatori della creatività; al MUDEC, però, sono comparsi laboratori, spazi creativi ed espositivi, con un “mood” particolare.

Nel progetto museale troviamo il gusto per la ricerca etnografica, i diversi linguaggi espressivi ed un taglio antropologico.

Basquiat, probabilmente, è uno degli artisti che entra meglio in risonanza con questo sapore  multi-culturale e la babele di linguaggi che si riconoscono più in chiave estetica che semantica.

Era un artista autodidatta, nato “poeta di strada“; passava, quasi con urgenza, dalla parola all’immagine e, anche dipingendo, inglobava parole e versi nelle opere, avvolgendoli sui profili e tra le forme.

Artista newyorkese, cercava, quasi con rabbia, le sue radici africane. Spargeva, col pennello o con le dita (usate, a volte, per disegnare col caffé sui tovaglioli di carta), simboli tribali, di origine lontana, per lui fonte energetica e vitale.

Tale vitalità s’appoggiava sui ritmi frenetici, incalzanti, mutuati dall’hi-pop a lui contiguo. Questo fuoco creativo, collegato con la frenesia metropolitana del background, rendeva i prodotti della sua arte inconfondibili, intensi e, in qualche modo, esplosivi.

Andy Warhol contribuì parecchio a valorizzare JMB, facendone un testimone del passaggio dalla pop art alla street art, che segnò, più che una rottura, una mutazione, un drift genico dell’arte nella Grande Mela.

Basquiat, spesso rappresentava parti, estrapolate, del corpo umano. Disegnava sull’eco della sua passione per l’anatomia, nata da bambino, quando, dopo un incidente, la madre gli donò un libro sul tema.

La mostra conta più di 100 opere; disegni, foto, dipinti e piatti in ceramica, creati da Basquiat tra il 1980 e il 1987, in corrispondenza di quell’intensa, drammatica corsa creativa che si schiantò sulla sua morte prematura (27 anni).

Quasi tutti i pezzi provengono dalla collezione Mugrabi – famiglia di collezionisti che ha raccolto gran parte della produzione di JMB. La mostra durerà fino al prossimo 26 febbraio.

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