In uno scenario storico così incerto, vi è una sola certezza: sarà la Natura stessa a offrire le materie prime per l’industria manifatturiera del futuro. Oggi l’industria del fashion e dell’arredo, utilizza già alcuni componenti di origine naturale per la realizzazione di una buona parte dei suoi prodotti, impiegando materiale organico derivante da frutta, verdure e ortiche, ma anche da alghe e caffè. L’obiettivo per il prossimo futuro è chiaro: ridurre al minimo l’inquinamento legato a sostanze tossiche nelle diverse fasi di produzione, proponendo creazioni eco-sostenibili e rispettose dell’ambiente. L’inerzia che ha caratterizzato la società moderna negli ultimi anni non potrà più essere né un alibi, né un rifugio. Fortunatamente, le sinergie tra innovazione e sostenibilità sono oggi visibili soprattutto nel settore del tessile, in particolare modo grazie ad alcune aziende che decidono di costruire il loro modello valoriale e di sviluppo attorno alla sostenibilità e alla salvaguardia degli ecosistemi aattraverso diverse azioni, una tale quali il ritorno alle fibre tessili naturali derivate da vegetali.

Michele Moltrasio, titolare e AD del Gruppo Gabel

Una di queste è il Gruppo Gabel, storico produttore comasco di biancheria per la casa, che più di vent’anni fa proponeva già una linea di prodotti con una forte caratterizzazione naturale: si tratta dell’iconica collezione Naturae, realizzata interamente in Italia con cotone grezzo non candeggiato, né sovra tinto. “Per chi si occupa di tessile, l’utilizzo delle fibre naturali non trattate rappresenta una sorta di ritorno alle origini – afferma Michele Moltrasio– Le industrie tessili sono nate a fine ‘800 e a quei tempi urilizzavano unicamente fibre naturali come il cotone, il lino, la canapa o la iuta. Nel corso degli anni sono poi arrivati i derivati della cellulosa, il policotone (poi sparito) e la microfibra, che è sicuramente tra i materiali più inquinanti al mondo. Anche nella realizzazione delle imbottiture e degli altri prodotti, noi di Gabel utilizziamo sempre delle alternative naturali alle fibre sintetiche: questi materiali trattengono il calore nello stesso modo delle fibre “plastiche” ma dall’altra parte non inquinano! Anni di lavoro ci hanno condotto alla continua ricerca di fibre naturali che sostituissero quelle comunemente usate e sintetiche, portandoci a processi di produzione certificati e alla progressiva riduzione del nostro impatto sull’ambiente”.

Ingeo, ingrediente della terra

Le trapunte e i copriletti trapuntati della collezione Naturae sono realizzati nel modernissimo tessuto totalmente ecosostenibile, l’Ingeo™, utilizzato per l’imbottitura. L’Ingeo™ deriva al 100% da risorse annualmente rinnovabili come il mais

Una di queste fibre è l’Ingeo™, il cui significato letterale è “ingrediente della terra”. È ricavata direttamente dal mais ed è completamente riciclabile. “Abbiamo utilizzato la fibra Ingeo™ anche per la nostra storica collezione Naturae – prosegue Michele Moltrasio; – Questo materiale, in seguito alle lavorazioni, diventa completamente biodegradabile e i processi lavorativi che lo coinvolgono sono interamente eco-sostenibili. Una delle caratteristiche che ci colpì di più, in un primo momento, fu quella legata al suo riutilizzo: dopo il riciclo, l’Ingeo può essere infatti impiegato nuovamente come materia prima o può essere smaltito senza alcun impatto ambientale. Oltre alla coibenza, questa fibra assicura performance d’alto livello e un’altissima qualità “ 

La collezione Memoria di Somma1867, caratterizzata da tinte unite di pregio, senza tempo, a cui è stata riconosciuta la certificazione GOTS

Kapok, fibra ultraleggera 

Ma la vera rivoluzione è legata al Kapok, la fibra più leggera al mondo. L’albero da cui è ricavata cresce soprattutto in America del Sud e in America centrale, ma anche in alcune parti dell’Asia. “La fibra del Kapok è estratta a mano direttamente dai baccelli della pianta ed è uno dei materiali più sostenibili attualmente presenti sul mercato – spiega Michele Moltrasio – Il nostro Gruppo non l’ha scelta soltanto per la sua incredibile leggerezza, ma anche per la sua capacità di rispettare l’ambiente: la pianta del Kapok non ha bisogno di alcun intervento umano per la sua crescita ed è pertanto coltivata senza pesticidi o fertilizzanti di alcun tipo. Il suo ciclo di vita, peraltro, è completamente naturale: una delle sue caratteristiche principali è quella legata allo smaltimento, che avviene in maniera totalmente biologica. Scegliendo questa fibra, in buona sostanza, si contribuisce in prima persona al salvataggio degli ecosistemi naturali, operando una scelta eco-sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Il Kapok ha infatti un ruolo cruciale anche nella conservazione di alcuni particolari generi di foreste, come quelle pluviali. Questi risultati sono particolarmente evidenti nel settore del tessile, soprattutto quando si miscelano diversi materiali: mescolando una piccola percentuale di Kapok a 1 kg di cotone, ad esempio, si possono risparmiare fino a 3mila litri d’acqua”.

La fibra del Kapok è liscia e setosa ma la pianta da cui è estratta presenta caratteristiche diametralmente opposte. Quest’albero sacro, nel corso dei secoli, ha infatti sviluppato un sistema di difesa naturale, con un tronco costellato di spine (o aculei) con cui proteggersi da eventuali attacchi esterni. La Natura, ben consapevole dell’eccezionale valore di questa pianta, ha deciso di fornirle un aiuto in più, uno scudo naturale con cui conservarsi nei millenni.

La collezione Memoria di Somma1867, caratterizzata da tinte unite di pregio, senza tempo, a cui è stata riconosciuta la certificazione GOTS

Per noi, il Kapok è un’ottima alternativa al poliestere – continua Michele Moltrasio; – Si tratta di un’assoluta novità, perché nessuno in Italia l’aveva mai utilizzata per produrre biancheria per la casa. Ciò che ci ha colpito, sin da subito, è stata la peculiare modalità con cui avvengono la raccolta e la separazione della fibra, effettuate completamente a mano, ma anche la sua lavorazione: il suo trattamento, infatti, non richiede l’utilizzo di nessuna sostanza chimica ed è pertanto perfettamente in linea con i valori e con la storia del Gruppo, che sin dai suoi esordi è sempre stato estremamente sensibile alle tematiche green. C’è chi vocifera che i Maya, nell’antichità, sfruttassero questa preziosa fibra per realizzare i cuscini destinati ai troni dei loro sovrani. Noi di Gabel, abbiamo deciso di utilizzarla per dare vita a guanciali e piumini realizzati completamente in Kapok, come quelli di Noctis, la linea di accessori letto (guanciali e piumini) della collezione Ethos capaci di migliorare il sonno e di ridurre lo stress grazie alla loro leggerezza, alla grande morbidezza dell’imbottitura, ma anche alla loro intima connessione con la natura. Il Kapok è il grande protagonista di Ethos, una delle prime collezioni tessili completamente eco-sostenibili prodotte in Italia”.

Fibre naturali e innovazioni tecnologiche 

Scorcio dei telai adibiti alla tessitura presso Gabel

La costruzione di una filosofia aziendale basata sulla sostenibilità, per le aziende del tessile, rappresenta una vera e propria sfida anche dal punto di vista tecnico, specialmente per quel che riguarda le lavorazioni. “A differenza di quelle sintetiche, le fibre naturali risentono molto di più delle condizioni in cui vengono trattate – osserva Michele Moltrasio; – Per la lavorazione di certe fibre, ad esempio, bisogna necessariamente deumidificare gli ambienti, riproducendo quelle condizioni naturali in cui il materiale organico è abituato a crescere. La gestione delle fibre naturali è senz’altro più complessa, molto più costosa rispetto ad altri generi di filati e richiede precisi investimenti per garantire un miglioramento continuo nella qualità del prodotto. Ma per Gabel, che ha sempre avuto una particolare predilezione per la lavorazione delle fibre naturali, si tratta di un prezzo piuttosto contenuto da pagare, considerato il grande risultato…”.

La sostenibilità per un’azienda tessile non è solo sinonimo di ecologia. Il concetto, infatti, può essere declinato in tanti modi, oltre al rispetto dell’ambiente. Per questo, sempre più aziende (anche della filiera tessile) sono impegnate in veri e propri progetti di “Corporate Social Responsability” a 360 gradi, grazie a normative che regolamentino sulla salute di lavoratori e consumatori, sui diritti delle persone e degli animali, sulla valorizzazione del riciclo creativo e sull’investimento in innovazione e ricerca.

La collezione Naturae di Gabel1957, nata nel 1999 a sostegno delle Oasi WWF Italia, è una produzione 100% Made in Italy e certificata che si caratterizza dall’ utilizzo del tessuto di cotone grezzo non candeggiato, né sovra tinto ed è ancora oggi una delle collezioni iconiche di Gabel

L’assenza di leggi adeguate o la mancata applicazione delle stesse nei paesi meno “controllati”, favorirebbe l’espansione di industrie tessili e grandi multinazionali senza vincoli etici e valoriali – nei confronti di una produzione sostenibile e dell’impatto ambientale – e porterebbe con sé conseguenze irreparabili per la Natura e le persone. Fortunatamente, negli anni, per favorire il controllo e di conseguenza la sostenibilità del settore, il consumatore (e le aziende stesse) possono fare riferimento a diversi strumenti, come le Certificazioni tessili che garantiscono la qualità delle materie prime, la loro tracciabilità, l’impatto ambientale e il rispetto dei diritti dei lavoratori coinvolti nelle filiere del tessile.

L’impegno di Gabel per l’ecosostenibilità 

Anche la linea dedicata al bagno della collezione Memoria di Somma1867 è realizzata con tessuto bio certificato GOTS

Nel corso degli anni, l’impegno di Gabel a favore della sostenibilità è stato premiato da due importanti certificazioni: la prima è STeP by OEKO-TEX®, riconosciuta agli stabilimenti tessili ecologici che desiderano comunicare, in maniera trasparente e credibile, il proprio percorso verso condizioni di produzione più sostenibili, mentre la seconda è GOTS (Global Organic Textile Standard), la più importante certificazione internazionale per i prodotti tessili realizzati con fibre naturali da agricoltura biologica come il cotone o la lana.

Marco Miglio