SERVIZIO DI MARGHERITA DALLAI / TESTO DI MARINA VALENSISE / FOTO DI GUY BOUCHET

L’Hotel De Galliffet è la sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi. Crocevia degli scambi culturali italo-francesi e a casa di artisti, musicisti, storici e anche inventori

Non è molto cambiato l’Hôtel de Galliffet dai tempi della Rivoluzione francese, quando fu confiscato ai proprietari emigrati e divenne sede del Ministero degli Esteri e perciò teatro delle gesta di Charles Maurice de Talleyrand, l’ex vescovo di Autun, tessitore dell’ascesa di Bonaparte, traditore dell’Impero e fautore del ritorno dei Borbone.
Se si eccettua la scala di legno sostituita da una scala di marmo e l’ala nord che il 3 gennaio 1798 ospitò il ricevimento in onore di Joséphine de Beauharnais, in gloria al marito generale vincitore nella campagna d’Italia, non è cambiato molto. Pericolante per infiltrazioni, l’ala nord fu demolita negli anni 60 dai funzionari dello Stato italiano, dal 1909 proprietario dei luoghi. Ma tutto il resto, il peristilio con le monumentali colonne, il salone delle udienze in stile ionico e corinzio, gli stucchi di Boiston, la stanza ovale e lo studiolo del ministro, è ancora oggi com’era 200 anni fa. Diversa invece è la funzione del palazzo. Ambasciata del Regno d’Italia e sede consolare, l’Hôtel de Galliffet oggi è sede dell’Istituto italiano di cultura, delle rappresentanze presso l’Ocse e l’Unesco  e degli uffici degli addetti militari. Da 50 anni è il crocevia degli scambi culturali italo-francesi, la casa di artisti, intellettuali, musicisti, storici e persino inventori. Due anni fa, con l’inizio della mia direzione,
abbiamo lanciato un nuovo programma di residenze d’artista, “Le Promesse dell’Arte”, che ogni mese permette a un artista italiano di presentare la sua opera e farsi apprezzare qui a Parigi. È un modo per testimoniare l’ultracontemporaneità della cultura italiana in senso lato, che significa trovare soluzioni semplici ed eleganti a problemi complessi.La cultura insomma come stile mentale che vive anche nel cervello di un artigiano, di un cuoco, di un industriale, di un ricercatore. In nome di quest’idea siamo riusciti a federare tanti imprenditori d’eccellenza, che hanno contribuito al rinnovamento dell’Hôtel de Galliffet. Così un vento nuovo è entrato all’Istituto di cultura. Grazie a loro abbiamo arredato la nuova foresteria, rinnovato la segreteria di direzione, creato una cucina ipertecnologica dove ogni mese i grandi cuochi raccontano l’eccellenza dell’enogastronomia italiana, invitando a scoprire il Bel Paese in tutta la varietà delle sue regioni. Certo, molto resta da fare, ma a giudicare dal successo di queste iniziative, con un incremento di pubblico del 30 per cento, la strada è quella giusta.