L’architetto Italo Rota e lo studio internazionale di design e innovazione CRA-Associati hanno presentato, in occasione della Milano Design Week 2023, un progetto che ha trasformto l’Orto Botanico della città nel più grande tavolo da gioco del mondo. Progettato come un’avventura accessibile “scegli il tuo percorso”, “Walk the Talk” sfida i giocatori a scoprire e riflettere sulle scelte quotidiane per una mobilità sostenibile. L’installazione è caratterizzata da tessere ad accumulo di energia che producono effetti dinamici di luce e suono durante il giorno e la notte. Il progetto è stato sviluppato per l’azienda energetica globale Eni nell’ambito della mostra Re-evolution. L’architetto Carlo Ratti ha raccontato a villegiardini.it la filosofia che ha ispirato questo innovativo progetto di divulgazione.

1 . Quali sono state le richieste di Eni per questa installazione al Fuorisalone? 

Quest’anno ENI era interessata a lavorare su un’installazione accessibile e dinamica, che potesse comunicare il lavoro svolto da Eni Sustainable Mobility – e le molteplici strategie tutt’oggi esistenti per una mobilità urbana elettrica, condivisa e sempre più sostenibile.

  1. Perché avete deciso di creare un gioco per parlare delle tematiche della mobilità sostenibile? 

Insieme a Italo Rota, CRA – Carlo Ratti Associati ha risposto al brief creando una enorme tavola da gioco all’ Orto Botanico di Brera. Con un percorso a caselle (più di 400) abbiamo invitato il pubblico in un percorso a bivi attraverso una metaforica passeggiata per la città di Milano, evidenziandone i luoghi più significativi, ma anche le sfide quotidiane che caratterizzano la mobilità di una grande città.  Abbiamo pensato al gioco perché è un modo efficace per coinvolgere il pubblico di tutte le fasce d’età. La mobilità sostenibile è un argomento che può risultare complesso, o percepito come lontano dall’esperienza quotidiana dei cittadini. Con Walk the Talk (questo il titolo dato all’installazione), abbiamo voluto invece mettere in forma ludica e interattiva tutte quelle scelte –piccole e grandi– che si incontrano quotidianamente sul nostro modo di muoverci in città e sul loro considerevole impatto cumulativo. In aggiunta a tutto ciò, abbiamo creato un’installazione che si dipana per tutti i 3500 metri quadri dell’Orto di Brera, accessibile dalle 10 del mattino alle 10 di sera, e con delle caselle trattate con vernici luminescenti che assorbono luce durante il giorno per restituire una fluorescenza duratura nelle ore notturne. Così facendo, non solo abbiamo permesso un’esperienza di gioco in condizioni di luce e di atmosfere diverse, ma offriamo ai cittadini e ai visitatori della Design Week anche un modo nuovo di godersi questo splendido Orto Botanico – che a tutt’oggi è una delle meraviglie nascoste di Milano.

  1. In un epoca di diffusione del gaming digitale questo gioco è analogico. Quali sono i motivi di questa scelta? 
Carlo Ratti
Walk the Talk. Italo Rota. ©Marco Beck Peccoz

Il nostro lavoro usa spesso il digitale, ma sempre per aumentare e migliorare l’esperienza dello spazio fisico. E’ quello che facciamo al Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove usiamo i dati per comprendere e progettare meglio le città. Ed è anche quello su cui ci concentriamo nello studio CRA – Carlo Ratti Associati, dove usiamo il digitale per migliorare l’esperienza di un edificio o di un quartiere. Il gaming solo digitale, fine a sé stesso, non ci interessa. D’altronde tutto questo vale in particolare per la mobilità – che è in grande trasformazione grazie al digitale (il car-sharing non sarebbe possibile senza dati in tempo reale) ma resta qualcosa di meramente fisico. Non dimentichiamo inoltre il bellissimo contesto dell’Orto Botanico. Il gioco si basa esclusivamente su osservazione e narrazione: il visitatore inizia la sua partita appena varcato il portale d’ingresso e avanza casella per casella, prendendo nota delle icone grafiche e di tutte le informazioni incontrate tra pannelli e momenti di sosta; così facendo, può scegliere quale strada seguire per addentrarsi nell’orto, fino a trovare il portale d’uscita. Il carattere analogico del gioco fa sì che possa essere molto collaborativo: si può giocare da soli, ma anche in gruppo, e condividere l’esperienza con chi è fisicamente presente.

  1. In che modo questi temi rientrano più in generale nel vostro lavoro di architetti? 

Sul tema della mobilità urbana sostenibile ho lavorato molto, sia al MIT, sia con CRA. A Singapore col MIT, per esempio, abbiamo studiato come cambierebbero le città con delle flotte di veicoli a guida autonoma ed elettrici, pensando in particolare agli spazi urbani riservati ai parcheggi. Ma anche in Italia, con lo studio CRA, abbiamo partecipato all’innovazione della mobilità del paese: per esempio, abbiamo sviluppato un progetto con ANAS qualche anno fa per implementare dei sistemi digitali di monitoraggio per migliorare la sicurezza e la circolazione delle strade. Oppure, sempre a Milano, abbiamo progettato il masterplan del MIND – Milano Innovation District (l’ex-area Expo 2015) includendo –tra i vari centri di ricerca ed il futuro campus della Statale– un intero quartiere pianificato per l’utilizzo di veicoli autonomi e condivisi.

Carlo Ratti
Walk the Talk. Italo Rota. ©Marco Beck Peccoz

Ma anche il tema del gioco all’interno della città, sviluppato insieme a Italo Rota, è molto interessante. La Design Week è un momento speciale in cui Milano si anima e c’è un’affluenza straordinaria, ma se pensiamo al futuro delle città dopo la pandemia, sono interessato a esplorare in quali modi si possono riattivare gli spazi urbani –anche in modi a basso impatto e analogici– per portare le persone a incontrarsi e vivere la città fuori dalle loro bolle digitali di lavoro e socialità “da remoto”.

  1. In che modo nel vostro lavoro avete affrontato il tema della sostenibilità?

La sostenibilità oggi è imprescindibile ed è alla base di tuti i nostri lavori. I nostri progetti si caratterizzano per essere sempre all’intersezione tra artificiale e naturale, e questo ci permette di pensare a tutti i modi, ad esempio, in cui la natura può infiltrarsi nello spazio urbano e diventarne parte integrante.

Carlo Ratti
Walk the Talk. Italo Rota. ©Marco Beck Peccoz

Un paio di esempi recenti. Penso per esempio al grattacielo CapitaSpring a Singapore, realizzato secondo i principi della biofilia, ovvero l’innato amore e bisogno dell’essere umano di contatto con la natura, teorizzato dal biologo Edward O. Wilson. Anche il progetto del masterplan che abbiamo recentemente presentato per la candidatura di Roma all’Expo 2030 è un modo per pensare alla sostenibilità di un evento come le Esposizioni Universali. Pensando sin da subito al lascito che un evento come questo avrebbe sulla città di Roma si può progettare in un nuovo modo, che unisce alla spettacolarizzazione di eventi del genere un impatto positivo e duraturo: nel nostro caso, la costruzione del più grande parco solare urbano che rimarrebbe attivo ben dopo la manifestazione, continuando a raccogliere energia solare per restituirla alla città, contribuendo così alla decarbonizzazione della Capitale.

  1. Siamo al quarto appuntamento della vostra collaborazione con Eni al Fuorisalone. Come è stato questo percorso di collaborazione e come pensate di svilupparlo ulteriormente?

Il lavoro con ENI e Eni Sustainable Mobility è stato molto collaborativo. Partendo dal loro brief, insieme a Italo Rota abbiamo potuto aprire il progetto a professionalità diverse per esplorarne gli aspetti specifici. Per esempio, abbiamo coinvolto sin da subito Luca Borsa, parte del collettivo di game designers BLOB Factory, per sviluppare il gioco nel modo più accessibile e interattivo possibile. Da parte di ENI c’è un’apertura a queste professionalità e alla sperimentazione in questo tipo di iniziative.

Marco Miglio