Carlo Guarienti nacque a Treviso nel 1923. Dopo gli studi in medicina iniziò a dedicarsi alla pittura a partire dal 1949. La sua prima esposizione si tenne  alla Galleria dell’Obelisco di Roma nel 1953. Sulla scia di un realismo radicato nella tradizione padana del Quattrocento, Guarienti intraprese un percorso autonomo, orientato dapprima verso un linguaggio fantastico e visionario.

Carlo Guarienti a Ferrara

In occasione novantanovesimo compleanno di Carlo Guarienti, la Fondazione Ferrara Arte e il Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara ha dedicato una grande esposizione al lavoro del Maestro, protagonista del panorama artistico internazionale da oltre mezzo secolo. Nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, La realtà del sogno è una retrospettiva allestita nelle  sale del Castello Estense. Con oltre cento opere, tra dipinti e sculture, la mostra ha rappresentato un’aoccasione per indagare l’ampio e articolato percorso di Carlo Guarienti, segnato da un constante, quanto coerente, processo di metamorfosi.

Carlo Guarienti

Carlo Guarienti, la biografia

Nato a Treviso nel 1923, Carlo Guarienti ereditò una fornace da uno zio che si dilettava di scultura e, a soli 15 anni scoprì l’argilla, modellando le sue prime sculture. All’età di vent’anni disegnava e dipingeva già. Si iscrisse alla Facoltà di Medicina di Padova e nel 1942 si recò a Firenze dove realizzò le sue prime incisioni. Tra il 1944 e il 1945, richiamato alle armi, lavorò come formatore di anatomia artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Al rientro a Treviso nel 1946, realizzòa ritratti e nature morte, oltre al quadro più importante della sua produzione giovanile, il San Girolamo. L’oprea venne esposta l’anno successivo a una mostra dei pittori moderni realisti, organizzata alla Galleria L’Illustrazione italiana di Milano da Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni e Antonio e Xavier Bueno, firmatari del manifesto del gruppo in aperto contrasto con l’arte astratta e informale.Nel 1946 tornò a Treviso dove completò alcune delle sue opere giovanili più importanti e iniziò a studiare le prime tecniche pittoriche, simili alle ricerche contemporanee di Giorgio De Chirico, amico personale e collaboratore a Roma. Insieme a Pietro Annigoni, Xavier e Antonio Bueno, Gregorio Sciltian, Ciovanni Acci e Alfredo Serri, Guarienti firmò nel 1949 il Manifesto dei pittori realisti moderni. Dopo questi esordi, sulla scia di un realismo radicato nella tradizione padana del Quattrocento, Guarienti intraprese un percorso autonomo, orientato dapprima verso un linguaggio fantastico e visionario, come testimonia un’opera come La nascita di una natura morta (1956). Negli anni Sessanta sperimenta una tecnica mutuata dallo strappo degli affreschi e basata sull’uso di gesso scrostato, cretti, collage e una resina sintetica mescolata a colore e sabbia.Soggiornando in Spagna, vide i dipinti di Tiziano e Velasquez al Prado di Madrid. Nel 1953 Guarienti organizzò la sua prima mostra personale a Roma presso la Galleria L’Obelisco e nello stesso anno espose a Parigi e Milano. A metà degli anni Cinquanta inizioò a sviluppare una poetica fantastica e visionaria, ispirandosi all’esempio del suo contemporaneo Arturo Martini. Nel 1956 è invitato alla XXVII Biennale di Venezia e l’anno successivo alla Permanente di Milano. Nel 1956 Guarienti si trasferì definitivamente a Roma, dove iniziò a lavorare come scenografo per la RAI. Qui seguì i lavori dell’Istituto Centrale del Restauro, avviando una lunga sperimentazione su alternative tecniche e materiche ai colori ad olio come l’uso della tempera all’uovo e del caseinato di calcio.

Carlo GuarientiAmico di Goffredo Parise, Federico Fellini, Dino Buzzati, Alberto Savinio e Giorgio De Chirico – e quindi immerso nelle avanguardie del Novecento (rivivendo la metafisica e un disinvolto surrealismo) – ha sempre avuto una abile e devota dimestichezza con i grandi tradizione pittorica. Senza abbandonare consapevolmente le tecniche tradizionali, Guarienti è stato un audace sperimentatore. Come pittore, scultore, grafico, illustratore, scenografo, non ha dimenticato le sue esperienze nel restauro di affreschi. Nel 1963 Guarienti è tra i pittori selezionati per la prima retrospettiva di artisti romani al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1965 è invitato a partecipare alla IX Quadriennale Romana. Guarienti riprense la sua attività di incisore negli anni ’70. La sua pittura muove da un’ispirazione metafisica iniziale per concentrarsi successivamente sul linguaggio di una figura umana eloquentemente distorta. La figura viene soppiantata da linee, numeri, cartelli stradali, forse per un rimando alla Pop Art e quindi alla contemporaneità. Dagli anni Ottanta iniziò a dipingere molte nature morte, ambientate in atmosfere sospese, tra realtà e irrealtà, tra consistenza e trasparenza, modalità espressiva adottata anche nei generi dell’autoritratto e della vista, accostati nelle opere degli anni successivi. Nella produzione plastica, iniziò una ricerca di sintesi tra modelli arcaici, in particolare greco-romani ed etruschi e greco-romani con suggestioni novecentesche, tratte dall’opera di Giacometti a Marino Marini, e nell’arte dell’incisione. Tentato da innumerevoli stimoli, Guarienti punta nel suo lavoro verso un realismo basato sul pensiero, su concetti astratti che si traducono in immagini, più o meno enigmatiche, sospese tra sogno e realtà: una dimensione essenziale, totalmente raffinata, di puro pensiero, che distilla e quindi allontana le emozioni. Pittura puramente mentale.”Durante gli anni ’80, Guarienti ha raggiunto una nuova forma di irrealtà caratterizzata da un focus sulla giustapposizione di oggetti immersi in un ambiente controllato con effetti di luce e colore spesso al primo posto nell’articolazione di significati intrinseci e simbolici. A partire da questo periodo  dipinge molte nature morte, ambientate in atmosfere sospese, tra realtà e irrealtà, tra consistenza e trasparenza, modalità espressiva adottata anche nei generi dell’autoritratto e della vista, accostati nelle opere degli anni successivi. Ha vinto il Premio Masi nel 1998 e il Premio Mantegna nel 2008, entrambi prestigiosi riconoscimenti nel campo dell’arte e della cultura veneziana.