Quanto fu importante il soggiorno napoletano per il Merisi? E quale fu l’eredità che il pittore lombardo lasciò alla città partenopea? A far chiarezza su questo vicendevole scambio, la mostra Caravaggio Napoli allestita, fino al 14 luglio 2019, nelle sale del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
Passione e istinto, un connubio lungo 18 mesi
Curata da Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, Caravaggio Napoli mette in luce il lavoro nato in quei 18 mesi in cui l’artista visse a Napoli tra il 1606 e il 1610. Un soggiorno fondamentale per la sua vita e le sue opere e, tuttavia, meno noto del periodo trascorso a Roma.
Un periodo proficuo in cui dalle pennellate dei quadri emerge l’intensa resa della passione e dell’istinto di Caravaggio, ma soprattutto fondamentale alla costituzione della poetica barocca e alla diffusione del naturalismo caravaggesco nella pittura del XVII in Europa.
Dopo 15 anni, Caravaggio Napoli
Così, dopo 15 anni dall’ultima esposizione che Capodimonte gli dedicò, il percorso de Caravaggio Napoli mette a confronto 6 opere del maestro e 22 quadri di artisti napoletani che da lui vennero ispirati. Dalla Flagellazione caravaggesca di Capodimonte al confronto con quella di Rouen, alle sale in cui a confronto ci sono due Salomé del Merisi, una di Londra e l’altra di Madrid con due dipinti, uno di Battistello Caracciolo, l’altro un dubbioso dipinto autografo di Stanzione in cui alcuni studiosi non ne riconoscono l’artista napoletano.
La mostra costituisce, dunque, un’occasione unica nel panorama delle molteplici iniziative espositive sull’opera di Caravaggio, per ragionare sullo scorcio, estremo e affascinante, dell’esistenza dell’artista, consentendo una maggior comprensione dei suoi anni a Napoli e della loro importanza per lo sviluppo della pittura in Italia e in Europa.