Nel cuore della Maremma, Cantina Petra produce vini unici in piena sintonia con l’ambiente e il rispetto delle dinamiche della natura.

La Cantina Petra è la realizzazione del sogno di Francesca Moretti che, innamorata della storia e della cultura degli château francesi, nel 1997 acquistò, con il padre Vittorio, 60 ettari di terreno in località San Lorenzo e 45 a Campiglia Marittima, entrambi a pochi chilometri da Piombino, nel comune di Suvereto, nel cuore della Val di Cornia al confine tra le province di Grosseto e Livorno, in Toscana. “All’inizio si trattava solo di una tenuta maremmana, come altre, ma che, grazie alla nostra visione, al lavoro del nostro team e alla nostra caparbietà, siamo riusciti a trasformare in qualcosa di unico e raro”.

Il professor Attilio Scienza iniziò immediatamente un’importante analisi di zonazione, attraverso la quale stabilire gli interventi più adatti alla preparazione del terreno, nonché ad assegnare a ogni appezzamento il vitigno più idoneo in base al terroir. Il lavoro individuò nel cabernet sauvignon in particolare, e quindi nel merlot e nel sangiovese, nelle zone più alte e interne, i vitigni ideali che in quella specifica area della Maremma sono in grado di esprimere al meglio l’essenza del territorio. Era il 1998 e i lavori iniziarono subito sia per i vigneti sia per la cantina. Oltre ai già citati vitigni furono impiantati anche syrah, petit verdot, nei poderi di San Lorenzo, a Campiglia Marittima e a Riotorto e, successivamente dal 2000, anche a Montebamboli, denominato poi podere Sant’Adele. Parallelamente alla grande opera agronomica in vigna, prese il via anche la realizzazione della cantina, che venne affidata a Mario Botta, maestro dell’architettura contemporanea, e inaugurata nel 2003 (in queste pagine).

L’obiettivo del progetto, sin dalle origini, era quello di evidenziare la bellezza del paesaggio circostante valorizzando, allo stesso tempo, il lavoro che all’interno di essa si svolge per trasformare l’uva in vino. Anche in etichetta, il profilo architettonico della cantina è da allora diventato un segno distintivo dei vini di Petra. Dopo precedenti gestioni, affidate al famoso enologo francese Pascal Chatonnet, è nel 2014 che Petra compie la sua rivoluzione, dopo l’avvio della collaborazione con l’enologo piemontese Giuseppe Caviola. Il nuovo team, attraverso una visione enologica che guarda di più al territorio, lavora sull’espressione unica del contesto circostante. I vini cambiarono volto, diventando fedeli interpreti di una visione più contemporanea che racconta un territorio. A partire da Petra, che prende il nome dalla cantina, le cui uve, cabernet sauvignon prevalenza e merlot, sono raccolte su suoli calcarei dal giusto equilibrio tra argilla e scheletro per dare vita a un vino di colore rubino con rilessi granata che spalanca la scena a profumi di grande impatto, intensi, caratterizzati da note di frutti di bosco, amarene e macchia mediterranea, con intriganti cenni di menta, rosmarino, pepe e tabacco.

Tra espressioni più marcate del territorio, Alto denota freschezza e sapidità, eleganza e complessità, pur nel solco di un certo vigore;  Potenti si distingue per uno spettro aromatico ricco di toni e sfumature, ricamato su cenni di confetture di more e mirtilli, amarene e spezie, caffè e balsami; una collina ben ventilata che guarda il mare regala le uve di Quercegobbe, un vino dal corpo denso, ricco nell’insieme, morbido, dai tannini levigati. Le radici storiche di Suvereto echeggiano in Hebo, prodotto con un classico assemblaggio di sangiovese con cabernet sauvignon e merlot, questi ultimi vitigni introdotti in zona da Elisa Bonaparte Baciocchi, principessa di Piombino dal 1805 e illuminata donna del vino. Colle al Fico è uno dei migliori cru aziendali e prende il nome dal toponimo della vigna da cui provengono le uve syrah con cui viene prodotto. Il terreno su cui poggiano i filari è argillo calcareo, ben ventilato dalla brezza marina. Il ritrovamento di vecchie viti di malvasia, trebbiano, clarette e vermentino, varietà da sempre usate in Toscana per la realizzazione grandi vini da meditazione, hanno convinto l’azienda a recuperare quei vecchi tralci contorti e dedicare loro la massima cura. È nato così Angelo di San Lorenzo, dal color ambra, con profumi intensi e poliedrici con richiami di albicocca e fichi secchi. petrawine.it

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