Birgit Jürgenssen: quando l’avanguardia sposa il tema del femminismo
Non divertissement dei salotti perbenisti di tutto il mondo del nuovo millennio, ma movimento di rivendicazione dalle radici ben più solide, il femminismo entra in scena a Bergamo: merito è di Io sono, la prima retrospettiva italiana su Birgit Jürgenssen.
L’omaggio di una delle più importanti interpreti dell’avanguardia femminista internazionale arriva a GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, con la curatela di Natascha Burger e Nicole Fritz, in un progetto nato in stretta collaborazione con Estate Birgit Jürgenssen, Kunsthalle Tübingen e Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk.
Dal 7 Marzo sarà finalmente possibile attingere alla sapienza della produzione dell’artista austriaca: oltre 150, tra disegni, sculture, fotografie e cianotipie, sono infatti i lavori declinati in sei differenti sezioni del percorso espositivo.
Ispirata dai linguaggi del Surrealismo, Birgit Jürgenssen ha colto l’essenza del suo tempo stravolgendo i concetti di bellezza femminile e sessualità, spesso sovvertendo le convenzioni attraverso l’uso performativo della fotografia.
Merito è della scelta dell’ironia come mezzo sintattico per raccontare la relazione tra lo spazio e il corpo, mai esibito crudelmente, ma raccontato – pur con la nudità – attraverso l’uso di processi di disvelamento. Così, le opere attingono pienamente a un repertorio di maschere e inserti, contemporaneamente oggetti esterni al corpo ma anche capaci di raccontarlo con la migliore lucidità possibile. E permette così di dare spessore alle profondità del discorso sul genere e sulla natura.
Il potere emancipatorio dell’arte
Sembra quasi un appuntamento imprescindibile: nell’epoca del ridisegno delle politiche femminili e della riconsiderazione del ruolo della donna nella società, il passato dell’artista austriaca torna per chiedere a gran voce di non banalizzare il tema.
E, soprattutto, per sottolineare la necessità emancipatoria che l’arte può veicolare per liberare la donna dai tabù sociali che è ancora costretta a subire.