Auguste Perret, architetto francese, ha giocato un ruolo decisivo nella storia dell’architettura moderna contribuendo con le sue opere a fare del cemento armato un materiale degno dell’architettura.

Ha costruito il Théâtre des Champs-Élysées, il primo edificio Art Déco a Parigi e la sua ricostruzione della città portuale di Le Havre dopo la Seconda guerra mondiale è oggi Patrimonio dell’Umanità per la sua eccezionale pianificazione urbanistica e architettonica.

La formazione

Auguste Perret è nato il 12 febbraio 1874, vicino a Bruxelles ed è morto il 25 febbraio 1954 a Parigi.

Era figlio di uno scalpellino che, facendo fortuna, aprì una fiorente attività come imprenditore edile a Parigi. August studiò architettura all’École des Beaux-Arts di Parigi ma la abbandonò prima della fine per iniziare a lavorare con il padre.

Le prime opere di Auguste Perret

Le prime opere di Auguste Perret possono considerarsi il condominio del 25 di rue Franklin del 1903 costruito insieme ai fratelli Gustave e Claude e il garage in rue de Ponthieu nel 1905 (oggi distrutto).

Nel condominio la struttura in cemento, invece di essere nascosta, era chiaramente visibile e faceva parte del design esterno e fece un esperimento ancora più radicale con la costruzione del garage. Si trattava di una struttura cubica semplificata che esprimeva l’interno, ampie campate di finestre e una mancanza di decorazione, che ricordava il successivo International Style. Attraverso il suo telaio a vista, il garage mostra la preoccupazione di Perret per l’onestà strutturale. L’uso di una struttura visibile era anche una caratteristica notevole dell’interno del suo Paris Théâtre des Champs-Élysées del 1913.

Volte sottili a conchiglia e eleganti archi di cemento furono usati per i magazzini costruiti a Casablanca nel 1915 e per una fabbrica di abbigliamento a Parigi del 1919. Ma il carattere innovativo e progressivo delle opere di Auguste Perret e le immense possibilità strutturali del cemento armato viene sicuramente fuori dalla Chiesa di Notre-Dame di Perret a Le Raincy datata 1922-1923.

Condominio del 25 di rue Franklin – ©seier+seier (Flickr CC BY 2.0)

Théâtre des Champs-Élysées

Costruito nel 1913 seguendo uno stile sobrio e rigoroso, l’edificio è considerato da molti uno dei primi rappresentanti dell’Art Déco in architettura. Ospita tre sale per spettacoli e un ristorante nella parte superiore, allineate con gli edifici limitrofi di tre livelli.

La struttura era originariamente progettata per essere realizzata in acciaio per poi spostarsi verso il cemento. La scelta del cemento armato non è stato solo un fattore stilistico. Le condizioni del sottosuolo e la vicinanza del sito alla Senna hanno reso necessario l’uso di questo materiale.

Venne incaricato del progetto Auguste Perret. L’architetto  è costretto a scendere un po’ a compromessi con i suoi principi permettendo di rivestire la facciata con lastre di travertino e la cornice del palcoscenico con lastre di marmo mentre verranno lasciati visibili i quattro gruppi di montanti interni.

L’edificio dispone di tre sale per spettacoli: una grande sala all’italiana con circa 1900 posti, destinata all’opera e alla musica, una sala media con 600 posti e una piccola che non raggiunge i 250 posti entrambe dedicate al teatro. Il teatro racchiude un bassorilievo esterno di Antoine Bourdelle, la cupola di Maurice Denis e dipinti di Édouard Vuillard e Jacqueline Marval.

Théâtre des Champs-Élysées – ©Coldcreation (via wikimedia commons CC BY 3.0)

Le ultime opere di Auguste Perret

Tra le molte opere degne di nota di Auguste Perret degli anni ’20 e ’30 c’è l’École Normale de Musique di Parigi (1929), considerata da molti un capolavoro di acustica. Dopo la Seconda guerra mondiale fu nominato architetto capo per la ricostruzione di Le Havre. Perret costruì l’Hôtel de Ville e la chiesa di Saint-Joseph, entrambi progettati nel 1950 e completati prima della sua morte. A quel tempo i suoi ideali erano in netto conflitto con quelli di molti degli architetti più giovani che erano meno interessati all’espressione dei sistemi strutturali e alla varietà degli effetti spaziali e scultorei che potevano essere fatti con il cemento armato.

Chiesa di Saint-Joseph a Le Havre

I massicci bombardamenti del 1944 rasero al suolo la città di Le Havre distruggendo anche la chiesa in stile neogotico della città.

Il nuovo edificio avrebbe dovuto svolgere una duplice funzione, sia monumento ai caduti che chiesa parrocchiale. Il progetto disegnato da August Perret riprende quello da lui proposto nel 1926 per la Basilica di Sainte-Jeanne-d’Arc a Parigi. Vi troviamo in particolare l’idea di un enorme campanile posto su un basamento che funge sia da navata che da coro.

Chiesa di Saint-Joseph a Le Havre – ©Fred Romero (Flickr CC BY 2.0)

La chiesa sorge su una pianta quadrata di circa 40 m per lato su cui si aggiungono due sporgenze minori. Queste ospitano l’ingresso e il ballatoio da una parte e la cappella e la sacrestia dall’altra, conferendo alla pianta una leggera forma di una croce greca.

Secondo i precetti allora in vigore, né Perret né l’abate della chiesa erano interessati a ornamenti, la chiesa quindi non ha vernice e conserva tutta la ruvidità del cemento. Per August Perret l’estetica doveva fare a meno delle arti decorative e l’edificio doveva essere autosufficiente. Gli unici elementi decorativi sono le due statue provenienti dall’antica chiesa e le vetrate di Marguerite Huré, inseparabili dall’architettura della chiesa.

Chiesa di Saint-Joseph a Le Havre

Maria Giulia Parrinelli

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