Fino al 7 maggio di quest’anno, il Museo di Roma a Palazzo Braschi ospiterà un centinaio di opere di Artemisia Gentileschi, grande pittrice italiana di imprinting caravaggesco, nata a Roma nel 1593.

La vita

Artemisia venne iniziata all’arte dal padre, Orazio Gentileschi, pittore naturalista di origini toscane. Nessuna donna, all’epoca, poteva frequentare scuole o andare a bottega e solo lui potè fornirle i primi rudimenti sull’impasto dei colori, l’uso dei pennelli ed i giochi di luce.

L’attribuzione di scuola caravaggesca potrebbe corrispondere ad una reale conoscenza del grande pittore. Pare che Caravaggio, amico del padre, usasse scambiare con lui strumenti e suggestioni.

Artemisia visse la fase più traumatica del suo percorso umano a 17 anni, vittima di violenza, da parte del pittore Tassi. Il matrimonio riparatore promessole non ebbe mai luogo e la giovane donna affrontò un processo, assai complesso per l’epoca, che portò il Tassi al carcere e all’esilio.

Anche Artemisia lasciò Roma per  sfuggire al clamore della vicenda. Nel 1614, venne accolta all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, prima donna nella storia. In quel periodo, realizzò alcuni dei suoi dipinti più importanti.

Dopo un percorso internazionale, che la portò di nuovo a Roma, poi a Venezia, a Londra e infine a Napoli, morì, nella città partenopea, all’età di 60 anni, lasciandoci capolavori indiscussi.

Artemisia fu donna colta e brillante, capace di interagire, intellettualmente, con i più grandi pensatori del suo tempo, primo fra tutti Galileo Galilei.

La sua arte

Artemisia Gentileschi divenne celebre, per la modernità, solo al momento della riscoperta, a inizio novecento, operata dallo storico Roberto Longhi. Egli definì i suoi giochi di chiaroscuro ” … degni di un Vermeer …”.

I dipinti di Artemisia spiccano per i colori brillanti e per la capacità di ritrarre figure e dettagli, con un’attenzione particolare per i dettaglile armi, i gioielli, le sete, gli abiti, … .

La sua figura artistica va al di là della pur importante figura di antesignana del femminismo, che poteva diventare un cliché nella lettura dei suoi lavori. Fu una pittrice capace di recepire il meglio dalla sua epoca e sperimentare, miscelandoli quasi alchemicamente, stili e contenuti diversi.

I suoi personaggi – soprattutto quelli femminili – hanno una forza espressiva emotivamente intensa. I suoi colori, sapientemente rischiarati dalle luci, sono famosi per gli impasti “impreziositi ” e raffinati, che trovano il culmine nei gialli dei tessuti.

Le opere in mostra

Tra le più importanti opere presenti nella mostra romana (pur se in tempi diversi) troveremo: “Giuditta che decapita Oloferne“, “Ester e Assuero“, “Autoritratto come suonatrice di liuto“, “Lot e le sue figlie“, “Giaele e Sisara” e “Susanna e i vecchioni“.

Le immagini della cover e della galleria sono state tratte dalla pagina web del sito del Museo di Roma dedicata alla mostra di Artemisia e intitolata “Artemisia Gentileschi e il suo tempo “.