E’ sempre più popolare, per studio, sperimentazione, eco-filosofia, l’esperienza creativa di oggetti fashion-paper … abiti di carta.
Si è da poco concluso, a Villa Necchi, a Milano, un evento ispirato al design storiografico di Isabelle de Borchgrave. L’eclettica artista belga ha riportato in vita alcune icone della produzione sartoriale negli anni a cavallo tra ‘800 e ‘900.
Nello spazio espositivo, sono stati ambientate riproduzioni di Chanel, Dior e altri stilisti di caratura internazionale; la particolarità della mostra era proprio l’utilizzo della carta, rivitalizzata con grande manualità e gestione degli equilibri dalla de Borchgrave.
Diversi artisti italiani si stanno cimentando con questa materia e dedicano le loro attenzioni a creazioni effimere sul corpo umano, soprattutto femminile.
Definirli stilisti, forse, sarebbe fuorviante; non usano ago e filo o miscele di colle a caldo. Vero è, però, che molte scuole di moda si servono della carta come primo approccio alla realizzazione dei disegni e alle pratiche di piegatura.
L’italianissima Caterina Crepax architetto e designer di interni, crea abiti di carta e narrazioni visive accostando tempi lontani e contemporaneità. Figlia del grande Guido Crepax – celebrato fumettista e inventore di Valentina – usa materiali cartacei (riciclati e rigenerati) per modellare seduzione e stile sulle volute delle sue intuizioni.
L’artista Raffaella Zavalloni sfrutta carta e cartoni per disegnare abiti di foggia “naturale“, richiamando foglie e fiori e offrendo grande attenzione ai dettagli. Accosta spessori, volumi e consistenze variabili per scolpire attorno alle forme del corpo.
Ivano Vitali, scultore e artista performativo, solo o con Maddalena Ghini, in Artnest, dedica tempo e abilità al riutilizzo di strisce e “filati” di pagine di giornali e riviste, con il sottile effetto di trasportare i testi, destrutturati, nello spazio corporeo o scenografico.
Oggetto apparentemente fragile, ma nelle corde di tutti, la carta si presta bene alle gestualità delle arti plastiche e valorizza approcci “green” che esaltano un reimpiego della carta, metafora di una nuova dimensione narrativa di vecchi testi consunti.
Le immagini della copertina e della galleria acclusa sono riprese da quelle già usate online dagli artisti citati o classificate come “riutilizzabili” da Google.