La Fondazione Brodbeck di Catania ha presentato oggi, alle ore 10:00, una mostra dedicata all’artista Vincenzo Agnetti (Milano 1926 – 1981): Photo-Graffie – Dopo le grandi manovre 1979 – 1981 a cura di Giovanni Iovane ed in collaborazione con l’Archivio Agnetti. Si tratta, com’è nel DNA della fondazione, di una mostra che volge la propria attenzione ad un grande protagonista dell’arte contemporanea.
È dal 2016, infatti, che la Fondazione ha inaugurato il format espositivo Unfinished Culture con l’intento di insistere sulle idee di identità e territorio, rivisitate in maniera critica, attraverso lo sguardo dell’arte contemporanea ed, in particolare, della documentazione fotografica intesa insieme come opera d’arte e pratica espositiva.
Vincenzo Agnetti è stato un punto di partenza decisivo e, quindi, un punto di svolta, per tutte le sperimentazioni concettuali sorte a partire dagli anni ’60. Artista “eccentrico”, Agnetti ha dedicato gran parte della propria attività all’elaborazione teorica, soprattutto grazie alla rivista “Azimuth”. È in questo modo che ha contribuito anche alla formazione della poetica di artisti come Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Mentre le sue idee andavano sempre più verso la dimensione dell’impossibilità comunicativa. Una impossibilità allo stesso tempo drammatica e ironica e presente già in opere come Obsoleto (1963), La Macchina drogata (1968) e Il libro dimenticato a memoria (1969). Questo tipo di riflessioni sul linguaggio e sulla comunicazione lo fanno immediatamente sodale di altri famosi artisti internazionali concettuali, così come di raffinati filosofi del linguaggio, in primis Ludwig Wittgenstein (1889-1951).
Il concetto-base della riflessione artistica/filosofica sul linguaggio, da parte di Agnetti, è quello del “rammemorare”, come forma – insieme – di conoscenza e di oblio. Un esempio perfetto ne è la mostra Photo-Graffie, che espone una serie fotografica realizzata da Agnetti dal 1979 al 1981. Le pellicole fotografiche sono state esposte alla luce, trattate e poi graffiate, con lo scopo di recuperare l’elemento figurativo e talora pittorico dell’immagine. Dunque, prima la pellicola viene annerita, azzerata, annullata, grazie all’esposizione solare. Poi, attraverso i graffi viene recuperato un certo contenuto: da una fotografia che non presenta altro che il nero, agendo con graffi e colori, è possibile risalire ad un contenuto. Come il ricordo che affiora da contenuti cancellati, sepolti. Questo recupero dell’immagine, dunque, è proprio ciò che intendeva Agnetti con il procedimento concettuale e insieme poetico, che egli tentava di strutturare attraverso la poetica del “rammemorare”.
La seconda parte della mostra va sotto il titolo di Dopo le grandi manovre (1979-1981). In questo caso si tratta di 20 opere su carta, realizzate unendo più linguaggi artistici: fotografia, scrittura, china, collage e pastello. È lo stesso Agnetti a spiegare il processo che ha portato alla loro nascita: “Io sono stato colpito da questo fotografo di circa cento anni fa, che era un grande fotografo. Ho trovato le sue immagini incollate in un vecchio album, che ho comprato da un rigattiere a Gibilterra. Erano piccole foto in bianco e nero, che un altro anonimo ha successivamente acquarellato. Io le ho rifotografate con una macchina da dilettante, le ho fatte ingrandire in un modo particolare e ho ottenuto queste cose. Mi interessano perché sono di un poeta che usava le foto. Da parte mia ho voluto inserirmi in questo spessore poetico”. Il grande fotografo in questione è un non meglio specificato fotografo giapponese. Anche in queste opere, la cifra specifica è quella di far riemergere contenuti da una base, in qualche modo occultata. Come un affiorare dalla chiusura del non-comunicato e del non-comunicabile, verso la quale chiusura ogni contenuto fa prima o poi ritorno.
La mostra sarà attiva fino al 14 maggio 2017 e l’ingresso è gratuito. La sede ospitante, ovviamente, è quella della Fondazione Brodbeck a Catania, in Via Gramignani, 93.
Hanno collaborato alla realizzazione dell’esposizione: Germana Agnetti, gli studenti del Biennio specialistico di Visual Cultures e pratiche curatoriali dell’Accademia di Brera, Vincenzo Argentieri, Emile Gualtieri e Bianca Frasso, coordinati da Valeria Faccioni (Archivio Agnetti). Gli stessi enti e persone si sono impegnati per la preparazione del libro Vincenzo Agnetti Photo-Graffie – Dopo le grandi manovre. Il libro sarà presentato in occasione del finissage della mostra.
Via Arte.it