A Roma, una villa settecentesca e un giardino segreto, nascosto tra le mura aureliane e l’acquedotto, un eden di verde e di pace nel caos della città
Roma, Castro Pretorio. Da un lato il palazzo della stazione Termini in travertino e in puro stile razionalista, di fronte le antiche mura aureliane che proprio in quel punto si innestano nell’acquedotto Felice voluto da Papa Sisto V. Nell’angolo, la porta Tiburtina che fa da accesso al quartiere di San Lorenzo. Una zona di gran traffico, dove raramente si passeggia. È capitato però che Cristina Beccaria, architetto, piemontese, trapiantata a Roma da Milano, si trovasse proprio lì un giorno, a piedi, e che notasse un cancello mimetizzato nelle mura dell’acquedotto da cui si intravedeva un viale bordato di acanto. “Quando sono entrata, non ci potevamo credere. Lì in mezzo al traffico nascosta tra le antiche mura e l’acquedotto, una villa del 700 con un giardino pensile. Alberi di arance, bambù nero, glicine, la fontana con ninfee e pesci rossi, cespugli di datura. Un’oasi misteriosa e invisibile, un posto incantato”. Una villa settecentesca, che oggi si chiama Villa Dominici, dal nome dei proprietari che l’acquistarono all’inizio del 900 da una principessa russa. Oggi la famiglia, che ancora la abita, ha suddiviso la dimora in una decina di appartamenti. Uno di questi, non a caso, è abitato da Cristina. Un”loft palace”, lo definisce con ironia. Il salone è l’anima della casa. Cinque metri di altezza. Muri e soffitti affrescati con motivi neoclassici.
ANTENNE
Spirito creativo
Cristina Francesca Beccaria architetto, vive tra Milano e Roma ma viaggia tra NY e Parigi per lavoro e in Oriente per passione.
I suoi interessi professionali si muovono dall’ architettura degli interni, alla progettazione di alberghi di qualità, al restauro e ristrutturazione di dimore storiche. Centrale nel suo lavoro è il dosaggio della luce ma anche del suono. Non a caso, tra i suoi progetti c’è quello dell’Hotel du silence sul lago di Losanna. Cristina si è specializzata nel tempo nelle discipline del feng shui e nella ricerca della concezione antroposofica steineriana dello spazio. Con l’architetto e designer Adam Tihany, ha collaborato alla realizzazione di alcuni alberghi romani come l’ Aleph e il Grand Hotel Exedra. La sua casa si trasforma all’occasione in Home gallery per brevi mostre di arte contemporanea per continuare la tradizione di altri artisti come Umberto Zanotti Bianco a Pepi Morgia che prima di lei hanno abitato la sua casa. Per Cristina, esperta di feng shui, questo luogo ha un’ anima forte. Il mondo resta fuori. Forse perché nascosta dalle antiche mura, la Villa conserva intatta la storia di tante epoche.
Un luogo segreto
La storia della Villa Dominici inizia nel 1739. La fece costruire il marchese Filippo Gentili dall’architetto Raguzzini (autore della scenografica piazza Sant’ Ignazio a Roma) in una zona dove c’erano solo orti e vigne.
All’inizio dell’800 la villa fu ceduta alla famiglia Del Drago per passare poi nel 1861 nelle mani di una principessa russa. La famiglia Dominici attuale proprietaria, la acquistò solo nel 1914 e la fece ristrutturare dall’architetto Augusto Perfetti.
Il casino centrale settecentesco poggia il suo fianco sulle mura aureliane incorporandone anche una torre. L’edificio, a pianta trapezoidale, si raccorda alle mura con una sorta di Ninfeo il cui “nicchione”, decorato da pregiati stucchi, ha come protagonista una statua di Ercole.
L’ampio giardino attorno alla villa è interamente ricavato nello spazio tra le mura aureliane e un tratto dell’ acquedotto Felice. Nonostante le trasformazioni del luogo con la costruzione della stazione Termini e la riduzione del giardino, la bellezza della Villa resta immutata. Un angolo segreto che è stato conservato nel cuore della città.
TESTO DI ALESSANDRA MATTIROLO / FOTO DI LUIGI FILETICI