Non accade sovente di affiancare i termini ‘felicità’ e ‘architettura’. Forse l’unico a farlo in modo sistematico è stato Alain de Botton, che nel suo Architettura e felicità ha ragionato sul significato e il valore della bellezza mettendo in relazione i luoghi con le sensazioni ed emozioni umane. Colpisce quindi quando l’architetto francese Marika Dru introduce ai suoi progetti parlando di “atmosfera serena” e “piacere di abitare”, qualcosa che ha a che fare con la sfera psicologica e sensoriale dell’uomo, piuttosto che con canoni architettonici.

Minimalismo luminoso ed elegante

In assonanza con quello che lo stesso architetto racconta, l’appartamento ristrutturato in un palazzo storico che si affaccia su Avenue Henri Martin, uno degli splendidi viali di Place du Trocadéro a Parigi, si può definire, prima di tutto, un’architettura felice. Pensato su misura di clienti cosmopoliti, per i quali la casa è luogo di relazioni e incontro, familiare e formale, l’elegante appartamento di oltre 300 mq traduce sentimenti nobili in un nobile interno.

Lo spazio è puro, con ambienti morbidi, linee pulite, un ordine che si tinge di classicità. Una forma di minimalismo mai austero, ma intriso di leggerezza, fascino e femminilità. “L’interno era caratterizzato da una serie di finestre affacciate sul viale alberato. Era essenziale mantenerle per preservare l’originaria magnificenza dell’appartamento data dalla vista, dalla luce naturale che inonda l’ambiente, dagli accenti Art Déco. Per questo ci è sembrato ovvio utilizzare porte pivotanti per gestire il grado di intimità di ogni stanza e la quantità di luce. Questa è la particolarità del progetto” racconta Marika Dru.

Marika Dru ha concepito un layout fluido, raffinato e intimo

I grandi portali-scultura in rovere conducono dall’ingresso che media tra zona giorno e zona notte, alla bella cucina da pranzo adiacente al soggiorno e alle camere. Sono loro il filo conduttore del design e la chiave per risolvere la necessità di rendere la dimora moderna e funzionale e, allo stesso tempo, calda e accogliente. Sebbene l’appartamento abbia volumi generosi, Marika Dru è infatti tornata a proporre ambienti più chiusi e privati, con le porte girevoli come sistemi che garantiscono fluidità di passaggio fisico e visivo tra gli spazi. “Abbiamo dato priorità alle aree di accoglienza, ma ogni camera da letto è poi trattata come una suite, con il proprio bagno e un generoso spogliatoio”. L’omogeneità degli interni è garantita dai giochi architettonici, le concordanze di materiali e arredi raffinati: dettagli coerenti da una stanza all’altra.

Tra questi: i rimbalzi visivi creati dalle scanalature che caratterizzano le cornici curve in stucco e il legno delle porte d’ingresso, i mobili della cucina e il marmo dei bagni; o, ancora, la scelta dell’arredamento complementare al concetto architettonico degli interni.

Marika Dru, modernità e classicismo in equilibrio

In linea con l’ambizione di coniugare raffinatezza e minimalismo, Marika Dru ha accostato sedute comode e avvolgenti a pezzi più scultorei o mobili su misura disegnati in omaggio alle origini Art Déco dell’edificio. Pezzi d’arte ricercati e radicali e oggetti decorativi vintage danno identità alla dimora. “Il cardine del nostro pensiero è stato contaminare l’Art Déco con la nostra idea di modernità. Abbiamo cercato di addolcire il rigore dell’architettura e delle proporzioni delle porte monumentali con la rotondità data dall’uso di curve accoglienti e invitanti, per creare un’atmosfera morbida e ordinata”.

Un’idea di softness sublimata dalla purezza delle tonalità calde e neutre di finiture, tappezzeria e tendaggi che vanno dal bianco, al crema, al beige al marrone e dall’utilizzo di materie prime pure: marmi, legno e ’alabastro, che diffonde una luce soffusa. “Cerchiamo di fare in modo che gli interni abbiano un valore assoluto, superando le tendenze, scegliendo materiali di qualità e optando per una palette di colori naturali. Creiamo composizioni serene e un’atmosfera senza tempo che rispondano agli stili di vita di oggi” conclude l’architetto.

 

Testo di Laura Arrighi
©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

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