Salento da scoprire.
Tenuta Scaloti un recupero ad arte

Dall’appartamento padronale alla suite Stella, passando per le camere e il Villino Agrumeto,è stato fatto un lavoro di restauro e recupero conservativo. “Per gli interni, come era facile immaginare, siamo partiti da zero. Di originale non c’era quasi più nulla, nemmeno le maioliche della cucina” racconta l’architetto Resta.

“Per gli arredi ci sono pochi pezzi nuovi. Abbiamo infatti preferito riutilizzare pezzi provenienti da altri recuperi oppure acquistati ad aste e mercatini in Francia, Inghilterra, Belgio e, naturalmente Italia. Diversi provengono anche da case di famiglia. Fortunatamente invece, i mosaici del pavimento non erano stati rimossi e, grazie a un lavoro molto accurato, siamo riusciti a riportarli al loro antico splendore”.

“Negli esterni, la balaustra era stata completamente rimossa, e grazie a foto storiche e a una colonnina sono riuscito a ricostruirla a immagine di quella originale. Per questo intervento è stata utilizzata la pietra leccese, “una ricchezza del territorio che non si poteva certo ignorare. La abbiamo usata molto perché oltre a essere il materiale tipico del Salento si accordava perfettamente con l’architettura, la piscina e la luminosa fontana”.

Molta importanza è stata infatti data, oltre che al restauro dell’esistente, alla scelta dei materiali, rigorosamente locali, per le parti ricostruite ex-novo. Come per il basolato attorno alla casa e alla piscina, realizzato in Pietra di Trani, il pergolato, la fontana e le colonne, in Pietra Leccese.

“Questa scelta per me è stata molto importante, perché mi sembra giusto valorizzare questi materiali. Del resto, se abbiamo il barocco leccese, è anche grazie alla pietra!”, aggiunge Elio Resta.

Un omaggio al territorio, che ritroviamo anche nel nome della tenuta. “Ho voluto mantenere il nome Scaloti, che deriva dal tipo di vitigno che negli anni 70 era impiantato nella campagna che circonda la villa. E che, prima o poi mi piacerebbe impiantare nuovamente.

Nel lavoro di recupero, infatti, per me è molto importante entrare in sintonia con il luogo, il suo spirito e la sua storia. Il recupero, oggi molto di moda ma non sempre realizzato in maniera appropriata, non dovrebbe essere invasivo, violento o arrogante, ma solo rispettoso”.